Extra n.1: la lunga notte (Lisette)

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Quella battaglia si prospettava molto caotica. Molto più della battaglia dei bastardi contro Ramsey, molto più di quella che avevamo affrontato oltre la Barriera.

Ma io avevo un solo obiettivo: arrivare al Re della Notte. Tutto il resto non m'importava.

Dall'esterno delle mura di Grande Inverno vidi il non morto a dorso del suo drago, così mi venne un'idea: incurante di quello che stava succedendo intorno mi sedetti per terra, affondando nella neve. Le mie vesti si inzupparono e sentii freddo, ma fu solo un secondo.

Chiusi gli occhi ed entrai nella mente di Rhaegal. Un impulso guidò la mia coscienza: sei erede del dio della luce e della dea della Morte, pensai, significherà pur qualcosa, no?

Una parola balenò allora nella mia testa: Hajab*. La pensai con tale intensità che credo che arrivai a pronunciarla ad alta voce, e mi fermai quando vidi un barlume e sentii un tonfo acanto a me. Rinvenni e vidi che il drago era tornato in vita, aveva sbalzato il suo cavaliere per terra e si stava preparando a spiccare il volo per combattere a fianco dei suoi fratelli.

A quel punto guardai verso il punto dov'era caduto il Re della Notte, ma non lo vidi più. Corsi allora verso l'albero diga, dove Bran si rifugiava, protetto da alcuni Bruti e da Jaqen. Mi inginocchiai accanto a lui e lo guardai con occhi imploranti.

«Adesso credo che sia il momento,» sorrisi.

Anche il ragazzo sollevò un angolo della bocca. «Sì, lo è. Hai servito bene Grande Inverno e tua madre, e mi dispiace per aver dubitato di te.»

Scossi la testa con impazienza. «Non importa. Solo questa guerra conta davvero e noi siamo dalla stessa parte, su questo puoi essere sicuro.»

Allora Bran si sporse verso di me. «Ad-Amos,» mi sussurrò all'orecchio.

Sorrisi e mi alzai in piedi, voltandomi verso il nostro pubblico. Individuai Jon e lo raggiunsi.

«All'esercito serve un generale,» dissi. «E io sarò impegnata qui per un po'. Vai.»

«No, io non ti lascio qui.»

«Jon, per favore. Non voglio saperti qui a guardare mentre probabilmente mi faccio ammazzare.»

«Io resto,» scandì definitivo.

Il mio sguardo si intristì, mentre annuivo rassegnata.

«D'accordo, allora. Tieni pronta la spada: se fallisco toccherà a te ucciderlo. Solo ammazzandolo potrai mettere fine alla guerra.»

Come richiamato da una forza invisibile, il Re della Notte emerse dalla nebbia. Avanzò a grandi falcate e raggiunse il cerchio in cui la neve non era caduta, bloccata dai rami dell'albero sacro.

Afferrò la lancia che il suo generale gli offriva e sorrise beffardo.

«Snow,» disse, un suono gutturale e roco pronunciato da una voce che chiaramente non veniva usata molto di frequente.

«Stark,» lo corressi, sorridendo a mia volta. «Ormai dovresti saperlo. Pare che tu sappia tutto,» lo presi in giro sfruttando le informazioni che Bran mi aveva dato durante il viaggio dalla Barriera a Grande Inverno.

«No. Non tutto.»

«Cosa?» domandai, confusa, aggrottando le sopracciglia.

«Perché tu non sapevi niente su tua madre?»

«Gli umani mentono spesso e tengono nascoste molte cose,» feci spallucce. «Ma ora siamo qui, no? È questo che volevi.»

Il Re della notte annuì.

Anche Spettro e Ombra con tutto i tre cuccioli -che ora erano grandi quasi quanto i genitori- si unirono a noi per assistere al duello.

Misi mano all'arco e mi preparai a combattere, ma il Re dei non morti scosse la testa.

«Non così.»

«Come?»

«Metamorfo.»

Se c'è una cosa che si può dire di lui è che non è un tipo di molte parole, pensai, sarcastica.

Però capii cosa intendeva dire. Mi sedetti per terra come avevo fatto per il drago poco prima e sparii nella coscienza del Re.

Lì c'era un paesaggio uniforme, bianco e innevato. Non c'erano alberi né città nelle vicinanze: ci trovavamo in una landa anonima e desolata.

«Allora è così che ci si sente ad essere te,» commentai, guardandomi intorno con aria ammirata. «Sono contenta di averlo provato almeno una volta.»

Ma lui non mi stava ascoltando. Afferrò la sua lancia e si preparò a caricare; io potevo servirmi solo delle mie mani e della mia agilità: l'arco non mi sarebbe stato di alcun aiuto in quella situazione.

Con una capriola riuscii a schivare la sua lancia, che si conficcò nella neve ghiacciata e vibrò per qualche secondo. Allora iniziammo col corpo a corpo, con l'obiettivo di stancarci a vicenda.

Ma io non provavo dolore, e lui era tecnicamente morto, quindi si rivelò una tecnica inutile.

Passai nuovamente accanto all'arco e, come avevo fatto con Jaqen il primo giorno che ci eravamo conosciuti, lo usai per fare lo sgambetto ad Ad-Amos.

Incoccai una freccia con la punta in vetro di drago, ma mi fermai. Lo tenni sotto tiro e sorrisi.

«Ad-Amos, Re della Notte e dei non morti, io, Elisabeth Stark Lady reggente di Grande Inverno, Regina Guerriera e Protettrice del Nord ti condanno a morte in nome di Aegon Targaryen, secondo del suo nome, Re degli Andali e dei primi uomini, legittimo erede al trono di spade. Hai delle ultime parole da dire?»

«L'Inverno è finito.»

Lo trafissi nel cuore.

Per un momento pensai di non risvegliarmi mai più: vedevo tutto nero e non riuscivo ad aprire gli occhi: era come se fossi intrappolata al buio, legata mani e piedi.

Poi, alla fine, una luce. E ad accogliermi trovai Jon.

Le cronache del Lupo e del DragoWhere stories live. Discover now