Capitolo 19: Lisette

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Alla fine mi ero addormentata. Quando Ramsey era uscito dalla stanza, due possibilità mi si sono parate davanti: spezzarmi il pollice e liberare le mie mani o schiantarmi a terra per spezzare la sedia su cui ero seduta. Nel primo caso, però non sarei riuscita a slegare le gambe a causa delle dita rotte; nel secondo avrei fatto troppo rumore.

Dopo ore passate a rimuginare sulle soluzioni che mi erano rimaste, ero talmente stanca che finii per addormentarmi.

«Lisette? Svegliati, per favore.»

Sentii delle mani piccole, scheletriche che mi scuotevano. «Chi è?» chiesi nel dormiveglia. Era notte, o gli scuri erano tirati, perché anche quando aprii gli occhi non vidi molto bene la stanza.

«Sono Theon.»

Finalmente mi svegliai del tutto. «Theon?»

«Sì. Viserys è già fuori che ti aspetta, se ti sbrighi riuscirò a farvi evadere entrambi.»

Appena si avvicinò alla finestra, riuscii a vederlo bene. Era stato picchiato violentemente, forse anche più di una volta. Non sapevo se compatirlo o accusarlo dell'omicidio dei miei fratelli più piccoli, come mi aveva spiegato Robb.

Ma non conoscevo quei due bambini, e a quanto avevo capito, i cadaveri, se erano stati ritrovati, non furono mai identificati.

«Ma che ti hanno fatto?» domandai, avvicinandomi. Gli sfiorai il volto con un dito, dolcemente, e lui si lasciò andare ad un sospiro.

«Cose terribili, e ora sto evitando che lo facciano anche a voi. Appena ho capito che eri qui, ho cercato in tutti i modi di guadagnare la fiducia di Ramsey, che ora mi lascia vagare liberamente per la casa. Considera la vostra evasione come un gesto di ammenda per tutto ciò che ho fatto a te e Jon quando eravate qui.»

«E tu non vieni con noi?» gli chiesi, compatendolo.

«No. Anzi, dovrò dare l'allarme per non destare sospetti, quindi ti suggerisco di allontanarti il più in fretta possibile da qui. Separatevi per depistare i mastini, e che gli Dei siano con voi.»

Lo abbracciai, un gesto impulsivo, ma che segnò la fine della rivalità tra me e quel ragazzo che per tre anni aveva bullizzato me e mio fratello. E sospetto che per Jon le angherie fossero andate avanti anche dopo la nostra separazione.

«E anche con te, Theon. Tornerò a salvarti, te lo prometto.»

«Sei una cara ragazza, Lisette. Ma ora non devi preoccuparti per me. Scappa con Viserys e andate il più lontano possibile da qui.»

Seguendo il suo invito, sgattaiolai fuori dalla finestra e mi buttai di sotto. Ad attendermi, in un angolo buio del cortile, Viserys con due cavalli. A quanto pare, Theon aveva informato il ragazzo di una breccia nelle mura, e riuscimmo a sfruttare quel varco per andarcene.

Solo quando raggiungemmo la foresta ci concedemmo il lusso di rallentare il passo. Fu allora che, per uno strano gioco di luce, riuscii a vedere il volto di Viserys, ricoperto di lividi.

«Che ti è successo?» gli chiesi, spaventata.

«Non sei arrabbiata con me?» mi domandò a sua volta.

«Certo che no! Come potrei essere arrabbiata con te se sei stato torturato?»

«Non lo so... rivelando il tuo nome credevo di aver tradito la tua fiducia,» ammise.

«Non importa,» lo rassicurai. «Anzi, tutto ciò mi ha dato un'idea brillante, e sinceramente non so come abbia fatto a non venirmi in mente prima.»

«Che cosa vuoi dire?»

«Devo tornare ad Est. A Braavos, per la precisione. Lì si venera il Dio dai Mille Volti, uno degli Dei che ho sempre pregato, essendo cresciuta a Pentos, che è lì vicino. Da quando ti ho salvato, la mia coscienza è sporca, perché il Dio è in debito di un'anima.»

Le cronache del Lupo e del DragoWhere stories live. Discover now