Capitolo 7: Lisette

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Hi guys! Volevo chiedervi come sta andando questa quarantena! Spero stiate bene, voi e le vostre famiglie, e spero anche che questa storia vi stia piacendo. Se la risposta è sì, vi chiedo di farmelo sapere con una stellina e un commento (che possibilmente contenga un'opinione onesta e non semplicemente "continua"). Anche le critiche (purché motivate) mi faranno molto piacere!

***

Per ragioni pratiche, gli allenamenti poterono iniziare soltanto una settimana dopo la mia chiacchierata con Viserys, quando giungemmo a Vaes Dothrak.

Targaryen non si era nemmeno preso la briga di imparare la lingua Dothraki, quindi toccò a me andare in giro a trovare qualcuno che facesse piacere a lui. La maggior parte si rifiutava perché lo riteneva un buono a nulla, avevano iniziato a chiamarlo Re del Carretto, oltre che Re Mendicante, perché lo ritenevano indegno persino di cavalcare, preferendo trasportarlo su un carro insieme a vecchi e banbini.

Alla fine, però, trovai qualcuno disposto ad aiutarmi nell'ardua impresa di trasformare il mio signore in un guerriero . Era Rakharo, l'uomo che gli aveva quasi staccato la testa, mesi prima, con la sua frosta. Non fu facile convincerlo, entrambi protestarono, ma in fondo furono solo chiacchiere al vento. Si capivano poco e male, quindi urlarono tanto e non misero mai in pratica le minacce che si lanciavano.

«Avete finito?» chiesi un giorno, dopo una discussione particolarmente accesa.

Rakharo annuì più volte, poi prese due spadoni che Ser Jorah gli aveva prestato.

«Li sai usare questi?» assottigliai gli occhi, chiedendomi dove li avesse presi.

«Il tuo amico occidentale mi ha insegnato qualcosa.»

«Ser Jorah,, sei pieno di sorprese» sussurrai, scuotendo la testa. «Quando useremo l'arco e le frecce?»

«Tu corri troppo» disse, sorridendo. «Ho detto giusto?»

Annuii, sorridendo. «Ti piace la mia lingua?» mi azzardai a chiedere, per fare un po' conversazione.

«È bella, ma anche... difficile.»

«Col tempo ti abituerai. Passamene una,» indicai le armi con un cenno della testa e lui me ne lanciò una, sperando di cogliermi di sorpresa. In realtà non sapeva che Ser Jorah mi aveva fatto questo genere di scherzi per anni, quindi ora conoscevo la tecnica. Rakharo mi guardò, ammirato, quando afferrai al volo la spada per l'elsa.

Sorrisi, mettendomi in guardia.

«E oio?» chiese Viserys, incrociando le braccia al petto. Mise la mano all'elsa della sua spada, ma vedendo che per lui non c'era spazio rimase fermo.

«Tu guardi,» rispose il Dothraki, mettendosi in guardia e continuando a fissarmi dritto negli occhi. «E impari.»

Per una decina di minuti esistemmo soltanto noi due e le nostre spade, che cozzavano l'una contro l'altra con un tintinnio più o meno forte a seconda della forza dei colpi. Se Rakharo era molto più forte, più irruento nei movimenti e a tratti più rigido, io ero più leggera, mi muovevo come se stessi danzando, parando numerosi colpi e schivandone altri.

Mentre stavamo combattendo, mi ricordai della domanda fatta a Viserys qualche tempo prima.

«Mio signore,» lo chiamai, mentre io e Rakharo continuavamo a girare in tondo. «Ti ricordi cosa ti avevo chiesto sul combattente alto e muscoloso e su quello piccolo e magro? Credo che questo sia un buon momento per rispondere.»

Mi abbassai, schivando un fendente diretto alla mia testa.

«Non mi vorrai ammazzare vero?» ripresi il ragazzo, ridendo.

Le cronache del Lupo e del DragoWhere stories live. Discover now