Capitolo 13: Lisette

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«Devo ammetterlo, non mi aspettavo di rivedervi così presto,» furono le prime parole con cui ci accolse Magistro Illyrio, sorridendo.

«E noi non ci aspettavamo di tornare indietro,» risposi io.

«Cosa vi serve? Perché siete solo voi quattro? Dove sono i Dothraki?»

«È una storia un po' lunga... abbiamo lasciato Daenerys col suo popolo, noi partiamo per Westeros.»

«Senza protezione? Però siete stati astuti: gli avete tinto i capelli,» ammise Illyrio, scrutando Viserys con un sopracciglio sollevato.

«So che non abbiamo protezione, è per questo che siamo tornati da te,» spiegai, portando la sua attenzione di nuovo su di me.

«Cosa vi servono? Guardie, vestiti nuovi, armi?»

«Tutte e tre le cose. E un'imbarcazione, ovviamente.»

«Che storia vorrete raccontare, una volta arrivati ad occidente?»

«Non ci abbiamo ancora...» iniziai, ma Rakharo mi interruppe.

«Voi due sarete una coppia sposata... di nobili dell'Est,» iniziò, indicando me e Coryus. «Io e lui saremo a capo della vostra guardia. Ma non ci servono molti...» si fermò a riflettere sulla parola giusta da usare.

«Soldati?» gli proposi.

«Sì, esatto. Non ce ne servono molti, o daremmo negli occhi.»

«Nell'occhio,» mormorai, ma non lo corressi apertamente. «D'accordo,» dissi invece. «Come storia di base può andare, il resto lo decideremo in viaggio. Tanto ci servirà solo come copertura finché non arriviamo a Nord.»

«A Nord?» chiese Illyrio. «Non vorrai mica tornare là, vero?»

«Non saprei dove altro andare. Ci serve un luogo sicuro dove rifugiarci finché non avremo un piano preciso, e Grande Inverno è l'unico posto che conosco dove riceveremo un minimo di protezione. Lord Stark ci ascolterà, me lo sento.»

«Come vuoi,» si arrese Illyrio. «Radunerò gli uomini che vi servono, nel frattempo voi fate quello che dovete: sapete dove andare a cercare, in ogni caso.»

Ci dividemmo: Coryus e Rakharo andarono nella nostra vecchia casa per prendere libri e vestiti e per cedere l'atto di proprietà (i soldi guadagnati dalla vendita ci sarebbero serviti per accrescere la misera rendita che avevamo accumulato con gli anni grazie al mercato degli animali che cacciavamo); io e Viserys andammo a recuperare le armi.

Recuperai un paio di pugnali, che nascosi sotto i pantaloni legandoli con un elastico, una spada corta che mi assicurai in vita e feci rifornimento di frecce per il mio arco.

Ne scelsi anche uno per Viserys: non era perfetto per lui, ma era sicuramente migliore del mio. L'avrei tarato durante il viaggio.

«Okay, già che ci siamo puoi provarlo.»

Si piazzò davanti a un bersaglio, freccia in una mano e arco nell'altra. Incoccò, prese la mira, e...

«Centro!» esclamò, alzando le braccia. «L'allievo ha superato il maestro!»

«Sì, certo, come vuoi,» risi. «Ammetto tuttavia che tu sia davvero bravo.»

«Ora che ho il mio arco, credo che possiamo tornare da tuo fratello.»

Presi delle armi anche per gli altri due ragazzi e ci riunimmo a loro nella piazza principale.

Mi sembrava passata una vita da quando ero stata lì l'ultima volta, eppure era trascorso poco più di un anno.

«Avete preso tutto?» chiese mio fratello.

Annuii.

«Lisette,» mi chiamò Illyrio. «Posso parlarti un momento?»

Lo seguii in un angolo appartato, vicino al suo palazzo.

«Senti, so che vi ho promesso degli uomini, e ve li darò in nome dell'amicizia che c'è stata tra noi un tempo...»

«E sperando che Viserys si ricordi di te, quando avrà riconquistato il continente occidentale. Dico bene?» sollevai un sopracciglio, accusatoria.

«Hai una così bassa opinione di me?» arrossì violentemente.

«Sono solo molto cauta. C'era qualcosa che volevi chiedermi?»

«Delle spiegazioni. È l'unico prezzo che ti chiedo di pagare, credo di meritarmelo.»

«Gli ho salvato la vita dopo che lui aveva minacciato sua sorella e Drogo stava per ucciderlo,» spiegai, puntando con un cenno veloce del capo a Viserys. «Come prezzo da pagare ho proposto la rinuncia degli uomini di Drogo e un posto d'onore per lui al fianco del re, quando Viserys si sarà ripreso ciò che gli spetta di diritto.»

«D'accordo, allora. Buona fortuna.»

«Grazie. Mi servirà.»

Mi riunii ai miei compagni, e insieme scendemmo alla spiaggia. In un lampo rividi la cerimonia nuziale organizzata pochi mesi prima: Daenerys seduta al fianco del marito, con uno sguardo spaurito, guardando gli uomini picchiarsi tra loro per una donna.

Anche i ragazzi sembrarono rivivere quel momento, dallo sguardo triste sul loro volto.

«Questa è la barca che Illyrio ci ha indicato,» spiegò Cor, rompendo il silenzio. «A lui non serve perché non gli piace il mare, quindi è stato ben felice di vendercela.»

«Sapevo che quel vecchio spilorcio non ce l'avrebbe fatta passare liscia,» sorrisi. «Altro che amicizia.»

«A parte questo, credo ci sia un problema un po' più grande del tipo di barca, o di chi ce l'abbia data,» fece notare Viserys, grattandosi il mento su cui stava crescendo un velo di barba. «Qualcuno sa come si rema?»

Alcuni dei soldati che ci erano stati affidati da Illyrio sapevano come fare, quindi la scelta fu semplice.

Ci imbarcammo.

Non avevamo nemmeno iniziato a muoverci che Rakharo si sporse dalla barca e vomitò. Che i Dothraki odiassero il mare non era una novità per nessuno, quindi non fu una sorpresa.

«Andrà tutto bene, vedrai,» provai a rassicurarlo, tenendogli ferma la testa e aspettando che finisse.

Con un dondolio lento e costante, la barca avanzò, prendendo il largo. Io stavo studiando le rotte per evitare quelle più battute, dando indicazioni ai rematori.

«Allora, capitan Snow!» mi prese in giro mio fratello dopo qualche miglio. «Dove hai intenzione di farci sbarcare?»

«Più a nord possibile,» spiegai. «Ma dobbiamo costeggiare Essos, per ora: se procediamo in linea retta andremo a sbattere direttamente contro le mura di Approdo del Re, se sbagliamo anche solo di qualche miglio a Nord finiamo a Nido dell'Acquila dagli Arryn. Lady Arryn è una Tully, ovvero la sorella della mia matrigna. Ed è pazza, dicono.»

«C'è qualcuno nella tua famiglia che si salva?» domandò mio fratello, scuotendo la testa.

«Non credo. Il continente intero prolifera di pazzi. E la cosa più grave è che molti di questi occupano le posizioni più alte.»

«Dove dobbiamo andare, ora?» domandò uno dei rematori, voltandosi verso di me.

Studiai la mappa e mi guardai intorno per vedere dov'eravamo. In lontananza, sulla destra, riuscii a individuare le mura di Dorne. Eravamo nella direzione giusta.

«Così va bene! Vi dirò io quando cambiare la rotta.»

Sfruttai il silenzio per guardarmi intorno. Mai prima di allora avevo realizzato quello che stava succedendo. Dopo circa quattordici anni di assenza, stavo finalmente tornando a casa.

***

Spazio autrice: capitolo breve, nei prossimi due si lascerà la parola di nuovo a Jon per sapere come se la passa sulla Barriera. Manca sempre meno all'incontro tra i due, ma prima, Lisette avrà un altro incontro importante. Chissà con chi...

Le cronache del Lupo e del DragoWhere stories live. Discover now