Capitolo 4: Lisette

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«Un giorno esigerò delle scuse formali da parte vostra,» sorrisi, mentre atterravo Viserys con una leva alla caviglia.

Dopo l'allenamento fallimentare con le spade di due giorni prima, mi ero decisa a passare ad esercizi più semplici, quindi avevamo cominciato con il corpo a cirpo,  che non prevedeva altre armi che non fossero le proprie gambe e braccia.

«Piuttosto la morte!» esclamò lui, ridendo, capovolgendo la situazione.

Grugnii, schiantandomi di schiena contro la pietra dura che lastricava il pavimento dell'area di allenamento. Per l'occasione mi ero dovuta legare i capelli, che così messi mettevano in risalto la magrezza del mio volto. Ero ritornata a qualche anno prima, quando gli altri bambini mi prendevano in giro perché assomigliavo a uno dei loro cavalli.

«Sono sempre più bella di voi,» avevo detto, sfruttando il fatto che non potevano capirmi. Solo Coryus, che aveva studiato alla corte di Illyrio, sapeva parlare la mia lingua in maniera fluente.

Ma in realtà non ero bella, non lo ero proprio per niente. Come può esserlo una quattordicenne scarna, con il viso spigoloso, dagli zigomi alti, le sopracciglia spesse e acquosi occhi azzurri? Non sapevo come sfruttare il mio corpo, e nemmeno mi importava provarci, come aveva detto Illyrio. Partivo dal presupposto che esteticamente non sarei piaciuta a nessuno per il semplice fatto che non piacevo a me stessa. Con arco e frecce mi sentivo completa, era l'unica cosa che importava.

«Imparate in fretta, mio signore,» mi complimentai con Viserys.

«Ci alleniamo insieme da tre giorni, contando anche l'altro ieri, e tu insisti con questa storia del "mio signore"? Viserys andrà più che bene.»

Assottigliai gli occhi, aspettando che aggiungesse qualcosa del tipo "stavo scherzando". Ma non disse niente. Mi alzai in piedi, massaggiandomi una spalla.

Sollevò un sopracciglio e sospirò. «Che c'è?» chiese. «Non è forse il mio nome, quello?»

«Sì,» scossi la testa. «È solo che... non mi sembra opportuno, tutto qui. Voglio dire, ci alleniamo insieme, è vero, ma io sono comunque una serva, e non aspiro a diventare niente di più.»

«Sei troppo modesta e dura con te stessa. Oltretutto, tu stessa mi hai detto di riconsiderare il sesso femminile e, se ci riesco io, non vedo perché non dovresti riuscirci tu. Dovresti imparare a darti una possibilità in più. Per quanto mi riguarda, ammetto che a volte sono testardo e scontroso. Spesso faccio battute volte a offendere i miei interlocutori, e la mia stessa sorella potrebbe andare avanti per ore a parlare di tutti i torti che le ho fatto, non da ultimo il matrimonio combinato con Drogo. Ma lei non capisce che tutto ciò mi serve per tornare a casa, non potrebbe mai capire: lei  non conosce altro che questi luoghi selvaggi e dimenticati da tutti, persino dagli dèi. Tu invece stai dalla mia parte, vero?»

Strinsi le mani a pugno, reprimendo l'istinto di grugnire di nuovo. Perché mi faceva sempre delle domande dal dubbio significato a cui io avrei preferito non rispondere?

«Comprendo e condivido il vostro obiettivo, mio signore, ma non i vostri mezzi. Concedere vostra sorella al re dei Dothraki potrebbe non essere stata la scelta più saggia, è questo che intendo.»

«Punto numero uno, ho sentito le due parole brutte che ti avevo chiesto di non pronunciare» sospirò, accasciandosi con teatralità su una sedia e afferrando la borraccia che si era procurato prima di venire ad allenarsi. Bevve un sorso. «In secondo luogo, perché non la smetti di darmi risposte criptiche che non ho alcuna voglia di interpretare? Non sarebbe forse più facile rispondere semplicemente?»

«Non capisco cosa volete dire...»

«Oh, sì che hai capito. Sei una piccola, sveglia streghetta, e vuoi annegarmi con fiumi di parole e risposte criptate, sperando che tu mi venga a noia e che ti lasci perdere. Ma non lo farò. Tu mi intrighi, Lisette» disse infine, guardandomi negli occhi. «Non so perché, né tantomeno se questa cosa abbia senso. Ma so che tu mi terrai testa in qualsiasi occasione. Sei minuta, ma hai dentro di te la forza e la lealtà dei meta-lupi che sono simbolo della tua famiglia.»

Le cronache del Lupo e del DragoWhere stories live. Discover now