Capitolo 14: Jon

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Spazio autore: buongiorno, mie prodi moffette. Come state? Questo capitolo è stato pubblicato perché... be', perché ho finito la sessione! Lo sentite anche voi il coro angelico che si è alzato? Questo secondo anno di università è finalmente giunto al termine e ciò significa solo che posso riprendere a scrivere. Due informazioni di servizio prima di riprendere con la storia vera e propria: prima di tutto vi spammo la storia che sto scrivendo e che, con le dovute revisioni, sarà pubblicata su Amazon (se volete rimanere aggiornati, trovate il link al mio profilo Instagram in fondo alla mia biografia); la seconda cosa è che sto revisionando la mia storia "Lucinda Malfoy: la fenice e l'ordine" (ex "La sorella migliore del mondo").

***

Il Monco, è così che veniva chiamato uno dei più famosi ranger della Barriera. Lo stavamo aspettando per avere notizie dei Bruti di Mance Rayder.

Era stato mandato in ricognizione mentre noi ci trovavamo ancora al di là della Barriera, e lui ci fece notare un fuoco qualche miglio più avanti rispetto a dove ci trovavamo noi, al Pugno dei Primi Uomini.

«È dei Bruti,» spiegò «Quando ci vedranno arrivare, diventerà un segnale, e Mance Rayder potrà organizzare una festa in nostro onore.»

«Quanti Bruti si sono uniti a lui?» chiese il Lord Comandante.

«A quanto ne so io, tutti. Mence li ha riuniti come cervi contro i lupi e aspettano solo di fare la loro mossa.»

«Dove?»

«Dov'è più sicuro: a Sud. Non possiamo andare loro incontro e non possiamo aspettarli armati di soli bastoni.»

«Dobbiamo ritirarci verso la Barriera?»

«È rischioso lì. Mence era uno di noi, e ora è uno di loro. Insegnerà ai suoi tutte le nostre strategie, saranno molto organizzati e più disciplinati. Per contro, noi dovremo essere più simili a loro.»

«Quindi cosa proponi?»

«Mi servono pochi uomini, agili e silenziosi. Uccidiamo Mence e disperdiamo gli altri.»

Chiamò alcuni Ranger, così io mi proposi di unirmi alla spedizione, forte della mia esperienza con l'Estraneo, ma Lord Mormont sfruttò l'occasione per ricordarmi il mio ruolo e la mia esperienza fallimentare con Craster. Sam si intromise per proporsi come mio sostituto.

«Bene...» fu il commento definitivo. «Spero che tu sia migliore come Ranger che come attendente.»

E partimmo.

Spettro e Ombra vennero con me, correndo avanti al gruppo. Ci distanziarono dopo poche leghe e iniziarono a giocare nella neve, mordendosi le orecchie e scambiandosi affettuose zampate sul muso.

«Tornate qui!» li richiamai, vedendo che si erano allontanati troppo.

«Sono disobbedienti, eh?»

«Non lo sono mai... è strano che non mi ascoltino.»

«È perché sono creature delle terre selvagge, non ci si può fidare di loro.»

«Loro sono diversi.»

«Sono creature istintive, difficili da capire.»

Ci fu un momento di silenzio.

«Sono più o meno come i Bruti,» se ne uscì il Monco a un certo punto. «Creature istintive e, come suggerisce il loro nome, brutali. Dormono di giorno e cacciano di notte, appena tramonta il sole.»

«Potremo farlo anche noi.»

«Non se ne parla. Questo è il loro territorio, e loro, a differenza nostra, sanno dove mettere i piedi. Ho perso molti uomini in fondo a questi crepacci.»

«Mio padre diceva che sono un uomo del Nord.»

Lui rise. «Nel momento in cui pensi una cosa del genere, ti stai sopravvalutando. E se ti sopravvaluti, sei morto.»

«In che senso?»

«Questo è il vero Nord, e noi siamo in guerra con queste regioni da... be', praticamente da sempre. I Guardiani ti hanno accolto tra i loro ranghi: l'unica cosa in tuo possesso che abbia abbastanza valore per ripagarli del favore che ti han fatto è la tua vita.»

«Ne sarei felice.»

«Non devi essere felice, perché questa non è una gita. Devi essere arrabbiato, e devi combattere con ogni grammo di rabbia che hai in corpo, sapendo che nessuno si ricorderà di te, a Sud. Nessuno saprà che faccia avevi o come sei morto, non saprà che avevi i capelli neri eccetera. Ma continuerà a vivere, perché un bastardo di nome Jon Snow avrà dato la vita per lui. Hai capito?»

«Sì.»

«Sei ancora più stupido di quanto vuoi dare a vedere. Queste sono solo parole, non ti serviranno a niente, quando starai per morire,» ridacchiando si allontanò.

Io rimasi indietro, gettando un'ultima occhiata ai due metalupi che ancora si stavano rotolando nella neve.

***

Stavamo camminando da non so quanto tempo, quando raggiungemmo un gruppo di rocce. Dietro, alcuni Bruti avevano acceso un fuoco: era quello che avevamo visto in lontananza.

Ci mettemmo in posizione e attaccammo. Io ingaggiai con un Bruto incappucciato più o meno della mia stazza: per un secondo riuscì a sfuggirmi, ma lo raggiunsi e abbassai il suo cappuccio. Era una donna, con folti capelli rossi. Mi guardava con la bocca semiaperta e le narici dilatate, alzando e abbassando il petto molto velocemente.

«È una ragazza,» informai i miei compagni.

«Una Bruta?» chiese il Monco.

«Potremmo interrogarla.»

«Piuttosto si ammazzerebbe.»

«Come ti chiami?» tentai comunque a farle qualche domanda.

«Ygritte,» rispose lei. «Fossi in voi brucerei i corpi.»

«Sono abbastanza per fare un bel falò,» ironizzò il Monco.

«Se non lo fate, quelle spade vi serviranno ancora.»

«Jon ha già ucciso un non-morto, potrà rifarlo.»

«Jon...»

«È il mio nome. Jon Snow,» dissi.

«Che c'è al di là del passo?»

«Il popolo libero.»

«Quanti siete?»

«Più di quanti immagini. Centinaia di migliaia.»

«Perché siete andati fin lassù?»

La ragazza non disse niente.

«Che ti avevo detto?» l'uomo si volse verso di me, poi ai suoi uomini. «Uccidetela, prima che faccia danni.»

«Ci penso io, mio signore,» mi proposi.

Il Monco rise. «Avete sentito? Ci pensa lui.»

Si sfregò le mani coperte da spessi guanti e sorrise di nuovo. «Ma fai in fretta, prima che lei ammazzi te.»

Si allontanarono, dirigendosi verso il passo. Quando furono spariti alla vista, afferrai Ygritte per un braccio e la costrinsi a voltarsi, in modo che il mento fosse appoggiato alla roccia su cui l'avevo atterrata.

«Sta' ferma,» le ingiunsi, vedendo che provava a dimenarsi.

Impugnai la spada con entrambe le mani, appoggiai la lama alla sua testa e la sollevai, pronto a calarla.

Inspirai una volta, due volte e alla terza abbassai le braccia. Chiusi gli occhi, ben consapevole che Lungo Artiglio non aveva tagliato le carni della Bruta, ma aveva colpito la roccia qualche pollice più a destra.

Sollevai una palpebra per scrutare l'espressione stupita della donna. Il tutto durò poco, perché lei ebbe la prontezza di tirarmi una gomitata in mezzo alle gambe.

Sfruttando la mia distrazione -e il mio dolore- si alzò in piedi, mi tirò una spallata e corse via.

Cazzo, pensai. Questa volta l'ho fatta davvero grossa.

Le cronache del Lupo e del DragoWo Geschichten leben. Entdecke jetzt