Capitolo 33: Jon

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Preparatevi, perché questo capitolo sarà lungo: dovremo (verbo categoricamente al plurale per indicare anche le mie varie personalità, che hanno avuto un ruolo molto importante nella stesura di questo parto di storia) pur concludere tutte le questioni aperte e dare un finale degno di chiamarsi tale, no?

***

Con la minaccia del ghiaccio e della morte da una parte e il fuoco e la morte dall'altra, il Nord era rimasto l'unico territorio neutrale dei Sette Regni.

E Daenerys lo sapeva, per questo ci aveva convocati alla capitale piuttosto che venire a casa nostra.

Lisette, Viserys, altri tre uomini ed io salimmo su Viserion e volammo, coprendo le leghe in pochissimo tempo, circa tre mesi.

Facevamo poche pause e varcammo le soglie di Approdo del Re mentre erano ancora in corso le operazioni di ricostruzione del palazzo centrale. Il resto del quartiere centrale della città era ancora tutto distrutto.

Gli uomini della regina ci scortarono dentro, dove Daenerys sedeva sul Trono di Spade.

«Avete accolto il mio invito,» ci accolse lei, ghignando. «Anche se avevo chiesto esplicitamente un colloquio coi bastardi di Grande Inverno.»

«E siamo qui!» disse Lisette, facendo un passo avanti. «Vi prego, signora, possiamo ancora risolvere questa situazione!»

«Come? Cersei è morta, non ho più nessuno a reclamare il trono al mio posto.»

«Invece sì,» intervenni. «Io sono il legittimo erede. Il mio nome, il mio vero nome è Aegon Targaryen, figlio di Rhaegar. E sono venuto fin qui per rivendicare il mio trono.»

«Non è vero, non è possibile...»

«Eppure eccoci qui. Ci sono dei documenti che provano l'unione tra tuo fratello e Lyanna Stark. E Bran è il Corvo con tre Occhi: sa che mia madre è morta di parto e che io sono suo figlio.»

«E tu credi davvero a tutte queste cose?» si rivolse a Lisette. Nonostante tutto l'odio che provava per noi a causa del nostro rifiuto di inchinarci a lei, cercava comunque conferma in mia sorella.

«Ho motivo di ritenere che Jon abbia detto il vero.»

«Però ti ostini a chiamarlo col nome che gli è stato dato da Ned Stark. Mi sbaglio o lui è stato decapitato per tradimento?»

«E tu sei un'ingrata!» esclamò Lisette, decidendosi finalmente ad abbandonare il voi per il più informale tu. «Se siedi su quel trono è anche per merito di Eddard! Lui ha notato che i figli di Cersei erano dei bastardi, è per lui che tu ora sei dove sei!»

«Menti. Ed è per questo che ordino che tu e i tuoi amici veniate rinchiusi nelle segrete in attesa di un processo.»

«Reclamo ora un processo per combattimento!» esclamò Viserys, inginocchiandosi. «E scelgo Lisette come campione.»

Lisette sorrise, compiaciuta, come se non stesse aspettando altro. E forse era proprio così. Una nuvola oscurò per un momento il sole, passeggera, nefasto presagio di quello che stava per succedere.

Daenerys sollevò un angolo della bocca e chiamò uno dei suoi uomini.

Mia sorella uscì a grandi passi, fino alla piazza pubblica e io la seguii velocemente.

Iniziò a parlare agli uomini schierati lì in una lingua che non conoscevo, così iniziai a guardarmi intorno alla ricerca qualcuno che potesse spiegarmi cosa stesse succedendo. Individuai Ser Jorah, che la guardava con occhi... terrorizzati, credo.

«Cosa sta dicendo?» gli chiesi, avvicinandomi a lui.

«Il mio nome è Lisette di casa Stark,» tradusse. «Non ho un titolo, se non quello di Lady reggente di Grande Inverno, Regina Guerriera e protettrice del Nord. E ho acconsentito a gareggiare come campione per mio cugino, Aegon Targaryen figlio di Rhaegar, Re del Nord e legittimo erede al trono di spade dopo che la regina, Daenerys Targaryen l'usurpatrice, si è rifiutata di concederci il trono e, anzi ci ha fatti arrestare. Che gli Dei assistano me e il mio avversario, e possano giudicare con il loro occhio onnisciente se ho detto il vero. E che mi puniscano se ho mentito.»

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