Capitolo 26: Lisette

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Prima di cominciare: a rigor di precisione, vi volevo avvertire che in questo capitolo è descritta (a dire il vero senza descriverla realmente ahah) una scena di sesso. Non sono brava a descriverle nello specifico (e probabilmente il fattore principale è che... manco di esperienza) ma vi avevo promesso che vi avrei avvertiti quando ci sarebbero state, quindi eccoci qui.

Enjoy!

***

Inseguii Jon per un bel po' di tempo prima che lui si decidesse a fermarsi per permettermi di raggiungerlo.

Stava facendo avanti e indietro da una stanza all'altra cercando di riordinare i suoi pochi averi, mentre io volevo capire le sue intenzioni. Non avevo la benché minima intenzione di lasciarlo partire da solo, ma dove saremmo andati? Con chi? Soli, senza appoggi, e con tre cuccioli di metalupo che probabilmente sarebbero morti di freddo prima ancora di arrivare alla prima città.

Alla fine lo trovai che stava parlando con Eddison. Eravamo entrambi molto curiosi.

«Dove andrai?» gli chiese il suo amico.

«A sud.»

«A fare cosa?»

«A scaldarmi.»

«Non puoi lasciarci adesso! Non con quello che ci aspetta!»

«Il Giuramento diceva che dovevo dare la mia vita per i Guardiani e così è stato! I miei confratelli mi hanno assassinato!»

Il loro battibecco fu interrotto dal suono del corno. Ed si precipitò fuori, io bloccai Jon per un braccio.

«Fossi in te lo ascolterei. Non sei obbligato a rimanere qui per sempre, ma almeno aspetta di schiarirti le idee.»

«Perché dovrei?»

«Perché per te l'opinione degli altri ha sempre contato molto. Non lasciare che la rabbia offuschi questo tuo dono, Jon. Per favore.»

Il suo sguardo si rasserenò, e lo vidi annuire impercettibilmente. Uscimmo insieme appena in tempo per vedere le porte che si aprivano. Entrarono uno scudiero, una donna con l'armatura e una ragazza con il volto semicoperto da un cappuccio. Aveva dei capelli ramati, e la pelle pallida della gente del nord.

«È Sansa, quella?» domandai, richiamando mio fratello con una gomitata.

Lui non riusciva a ragionare, glielo leggevo sul volto. Si precipitò giù per le scale e corse dalla sua sorellastra.

Appena furono vicini si abbracciarono come due vecchi amici che non si vedono da tanto tempo, poi si parlarono, parole che non riuscii a intendere, da dove stavo.

Mi raggiunsero, così io mi inchinai.

«Tu devi essere Lady Sansa,» dissi.

«E tu la gemella di Jon. Alzati, per favore.»

Feci come mi era stato ordinato, così la ragazza abbracciò anche me. «Noi due non ci conosciamo, ma spero di poter contare su di te come mia amica.»

«La mia lealtà va al Dio dai Mille volti,» spiegai. «Non a un Lord o a una Lady. Però puoi contare sui miei servigi, mia signora, qualora ne avessi bisogno.»

Sansa sorrise, ed entrammo insieme nel refettorio.

«Come hai fatto a indovinare il mio nome? Sai che ho un'altra sorella, no?»

«Oh, sì che lo so,» risposi, sorridendo. «Ma ho già avuto il piacere di incontrare Arya sulla strada verso Braavos.»

«Braavos?»

Le cronache del Lupo e del DragoWhere stories live. Discover now