3. Cosa?

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La squadra quattro si era ridotta a tre elementi, Paul e Bennet avevano abbandonato i loro colleghi per andare a sbrigare altri "affari", era così che chiamavano i loro furti di prove, tutti lo sapevano ma nessuno parlava.
Page era irritato come sempre, e non smetteva di sfogliare il fascicolo, doveva essere uno di quei bastardi, lui ne era convinto.
Anne Marie, si era lasciata andare, aveva ammorbidito la sua postura da professoressa e si era appoggiata con i gomiti all'enorme tavolo lucido, osservava i suoi colleghi, la affascinavano era bello lavorare con loro, questo però era il primo caso a cui partecipava la matricola, un bell'impegno secondo Anne, un serial killer così brutale non è il massimo se sei alle prime armi, eppure Dylan sembrava non essere toccato dalla cosa, anzi era quello più carico di tutti, aveva ancora tanta strada da fare, questo era certo.
"Che si fa?" Chiese Jackson voltandosi verso il suo partner, che finalmente smise di sfogliare nervosamente le pagine "Si studia la scena, si esamina il corpo, facciamo il nostro lavoro.." rispose Page come se la cosa fosse ovvia, ma le direttive doveva darle lui in quella situazione, dopotutto era il capo di quella squadra, e senza di lui nessuno si sarebbe mosso.
Dylan adorava vedere Page arrabbiato, era simpatico, diventava più irascibile, bastava questo a far divertire il giovane Jackson.
La matricola non ne aveva l'aspetto, anzi sembrava quasi un veterano, aveva cicatrici in più punti del corpo, forse perché aveva vissuto in una riserva o forse perché era stato costretto a sopravvivere per gran parte della sua vita, se l'era sempre dovuta cavare da solo, anche con quel grizzly a diciassette anni, aveva solo la sua Glock, ne uscì vivo certo, ma non completamente integro.
La più evidente delle sue cicatrici era quella che aveva sulla guancia sinistra, subito seguita da una lunga circa trenta centimetri che partiva da sotto il mento per poi correre a nascondersi sotto il colletto stretto della camicia sempre perfettamente bianca.
Gli occhi chiari del giovane Dylan ne avevano viste tante, troppe.
"Senza ordini non possiamo muoverci." Intervenne Collins interrompendo il silenzio, Page chiuse il grosso dossier, si voltò di scatto verso Jackson e poi prese finalmente parola "La matricola ti accompagnerà sulla scena, sei un'ottima osservatrice quindi cercherai indizi, prove, qualcosa di utile. Io invece rimarrò qui, Marcus vuole parlarmi."
"McKenzie?" Chiese Dylan piegandosi in avanti per sistemarsi il bottone della giacca nera Armani, amava quella marca, soprattutto adesso che poteva permettersela. Page non voleva dire nulla, ma alla fine neanche lui sapeva perché Marcus McKenzie lo avesse convocato con urgenza nel suo ufficio, l'unica cosa certa era che appunto, la cosa era urgente.
"Cosa?!" Fece sorpresa Anne, tutto era strano per lei, ma soprattutto nuovo, perché mai Page avrebbe dovuto inviare lei, una psichiatra ad esaminare una scena del crimine? Collins non trovò alcuna possibile spiegazione, solo una era plausibile, l'incontro con Marcus doveva essere troppo importante per avere lei e Jackson al dipartimento, doveva toglierseli dai piedi, ma senza destare sospetti.
"Volevate degli ordini? Eccoli! Ora muovetevi!" Sbraitò Richard contro la Collins che rimase impassibile, sorpresa però dal suo strano comportamento.
Anne non era una donna facilmente impressionabile, qualcuno la definì una "tipa difficile" forse da portarsi a letto. Anche lei aveva subito traumi psicologici da piccola, la morte della madre, l'alcolismo fuori controllo e la rabbia del padre, che sfociavano in violenza fisica contro suo fratello Cole e contro di lei, anche se il maschietto ne aveva sempre prese di più, nascondeva la sorella e si sacrificava.
Le ferite di Anne erano psicologiche, non fisiche come quelle di Dylan, ma c'erano ed erano profonde.
Jackson si alzò, e senza dire nulla riprese la giacca, superó il tavolo per poi bloccarsi all'improvviso davanti alla porta.
Dylan si voltò verso Anne Marie, la osservò in tutta la sua eleganza, indossava una blusa bianca, con una gonna lunga nera e delle scarpe non molto adatte alla scena del crimine, aveva una ciocca dei corti capelli biondi spostati dietro le orecchie, il ragazzo riusciva a vedere bene il suo orecchino, aveva il vizio di sfiorarlo quando esaminava qualcosa.
"Collins, andiamo." Disse impassibile il ragazzo, ma nel suo tono Anne percepì una certa fretta, doveva fare qualcosa anche lui. La psichiatria era convita che prima o poi nessuno avrebbe più fatto caso alla sua presenza in quella squadra, Page non era d'accordo alla sua collaborazione per quel particolare caso, secondo lui era troppo vicina alle vittime, tuttavia lei lo aveva ignorato e riflettendoci su non aveva neanche ben capito il senso di quella motivazione, la credeva debole e fragile, ma non aveva mai conosciuto la Anne Marie di quella notte d'inverno, nella villa dei suoi genitori.
"Sì certo, eccomi, Page.." rispose la Collins educatamente rivolgendosi prima a Jackson e poi subito al capo, che non si sforzò neanche a fare un cenno con la testa, doveva essere davvero sulle sue.

Anne e Dylan erano seduti in macchina, dopo aver percorso gli interminabili corridoi del quartier generale nel più completo ed austero silenzio, avevano avuto una piccola discussione su quale macchina prendere. Marie escluse la sua camaro del '69, una macchina da corsa appena riverniciata non è fatta per andare in mezzo al fango, quindi optarono per la jeep di Jackson.
Non parlavano spesso, anzi per niente, ma ad Anne andava bene così.
Mai superare la linea sottile che c'è tra lavoro e vita privata
Dylan si mise alla guida, i due non si scambiarono nemmeno una parola, nessuno aveva intenzione di iniziare una conversazione, dopotutto erano fatti così, non si relazionavano con le altre persone.

Page era agitato, non sopportava l'idea di dover incontrare Marcus McKenzie da solo, non aveva paura di lui, era più preoccupato di quello che lui stesso poteva dire. Non era mai stata una persona che si sa moderare, era diretto, Rick la vedeva come una cosa positiva, gli altri no. Dalla grande e luminosa finestra, il detective seguí con lo sguardo i suoi colleghi, Jackson per lui era come un figlio, gli era simpatico il ragazzo.
Dopo pochi minuti decide di andare nell'ufficio del grande capo, era preoccupato, sentiva il sudore bagnargli le grosse mani, iniziò a strusciarle sui pantaloni di velluto marroni, e la situazione non fece che peggiorare, oltre al sudore adesso aveva anche un fastidioso formicolio sui palmi. Maledizione.
Prese l'ascensore, e dopo poco si trovò davanti ad una porta in legno massiccio, una targa di ottone recitava "M. J. McKenzie" Page sbuffò, non aveva mai capito l'utilità del secondo nome, era assurdo, serviva solo a confondere le persone secondo lui. Bussò due volte, ed aspetto in silenzio.
"Entra" La voce limpida e chiara del suo superiore lo invitò ad entrare, lui eseguí gli ordini, e dopo essersi chiuso la porta alle spalle si sedette sull'unica sedia presenta davanti la vecchia scrivania in legno.
"Di cosa voleva parlarmi di così urgente? Ero in piena riunione con i mei." Disse con tono scocciato Page, ma McKenzie non ci fece caso, era abituato a parlare con uomini come lui, tutto fumo e niente arrosto, una delusione.
"Ho saputo che hai trovato la quinta, come si chiama?" Chiese con tono piatto Marcus, non voleva davvero saperlo, ma quella domanda gli serviva, era necessaria per toccare il tasto.
"Ancora non è stata identificata, ho mandato Bennet e Morrison a controllare la lista di persone scomparse, aveva un tatuaggio, speriamo ci possa essere utile."
"Richard, devo chiudere questo caso entro due mesi, mi stanno pressando, è diventata insostenibile." La voce calma e piatta di McKenzie assunse un tono disperato, stava pregando a modo suo Page, il detective si sentì soddisfatto nel vedere Marcus così perso, ma poi ripensò alle povere vittime, e alle loro famiglie e soppresse la sua gioia.
"I piani alti?"
"Sì, non c'è più tempo, non mi lasciano prendere altri casi, ma non è questo il problema.." l'uomo si passò una mano sulla testa lucida, e poi tornó a guardare il detective, negli occhi "..c'è un pazzo in giro ad uccidere delle persone, non abbiamo mai lavorato con un mostro del genere."
Page lo sapeva, doveva chiudere quel caso.

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