18. Sicurezza no

40 10 1
                                    

Tutti stavano dando la caccia ad Ashton, mentre lui se ne stava tranquillo sulla vecchia poltrona di pelle a sorseggiare dell'orzo caldo.
Tutto era andato secondo i suoi piani, lo aveva fregato di nuovo.

"Che te ne pare?" Anne Marie cercava di sorridere mentre accompagnava Dylan all'interno della catapecchia che era la safe house gestita dal Bureau.
La Collins aveva vissuto in molti posti strani e disastrati, ma nulla era come quella casa.
Il mobilio era in legno, completamente mangiato dai tarli, il sofà aveva visto molto più di quello che avrebbe dovuto, le pareti erano coperte di una squallida carta da parati color giallo sbiadito ma a completare l'opera c'era il forte odore di chiuso e la polvere che aleggiava in tutta la casa.
"Dio che schifo"
Fu l'unico commento che Dylan si sentì in grado di fare, ne aveva viste tante anche lui, ma quella casa le batteva tutte.
Rick lo aveva avvisato del fatto che nessuno entrava più lì da almeno dieci anni, Jackson non lo aveva preso sul serio all'inizio.
"Forse dopo averla pulita si sistemerà.."
Anne era così ottimista, non sembrava preoccupata o turbata, forse perché quella in pericolo non era certo lei.
"Senti, è meglio che tu vada."
"Jackson permettimi di aiutarti almeno in questo."
Anne stava riascoltando le parole di Page nella sua mente come una vecchia canzone.
Non lasciarlo solo, è emotivamente instabile.
No, Anne non lo avrebbe lasciato per niente al mondo da solo.
"Ti prego non siamo nella Cantina, chiamami Dylan."
"Va bene, ma fatti aiutare"
Jackson non disse nulla, chi tace acconsente.
Anne si tolse la giacca nera, la ripiegò con accurata delicatezza e poi la adagiò sullo schienale dell'unica poltrona del grande ed ampio salotto.
La prima cosa da fare era quella di controllare il frigorifero, una volta aperto però Anne Marie si rese conto che era pieno. Qualcuno era entrato già in quella casa.
Tra i vari generi alimentari, la psicologa notò anche una vecchia bottiglia di vino rosso di ottima qualità, la marca era quella preferita da Page.
Richard...
Anne iniziò a sistemare la cucina, poi terminò anche il salotto ed infine pulì anche una delle tre camere, quella che Dylan aveva scelto come sua.
Erano passate parecchie ore, il giovane detective era rimasto seduto nello studiolo con gli occhi fissi sui fascicoli del caso.
Qualche volta Anne lo sentiva parlare da solo, faceva delle ipotesi, insultava l'assassino, sussurrava il nome della sua amata.
"Ho finito, sono le cinque è meglio che vada"
"Tornerai?"
Anne non si voltò, era rimasta pietrificata davanti alla porta d'ingresso.
Il tono di Dylan nel pronunciare quella domanda era cambiato, stava soffrendo.
"Si"
Senza voltarsi la donna uscì, attraversò il vialetto della villetta e si chiuse in macchina.
Mentre inseriva le chiavi le sfuggí un sorriso.

Page era andato nel panico, si sentiva risucchiato da un vortice di insicurezza più totale nonostante lui non fosse fisicamente coinvolto come Dylan.
Dovevano fare qualcosa.
"Bennet, Morrison, andate al negozio dove ha comprato quel cellulare e chiedete i video della sorveglianza."
I due detective fecero un cenno, presero le loro giacche e corsero via verso l'ascensore.
E lui? Lui cosa avrebbe fatto?
Nulla come sempre.
Erano settimane ormai che non ce la faceva più, i suoi polmoni iniziavano a cedere non era più il giovane che si era presentato al Bureau vent'anni prima.
Adesso era un vecchio, indebolito dagli sforzi della gioventù, stanco di correre dietro quella società che cercava di tenerselo tanto stretto.
Page era stanco, ma non sapeva come dirlo
a McKenzie.
"Sono tornata.."
Mai la vista di Anne illuminò il viso e l'animo di Rick come in quel momento.
"Come sta D?"
"Non troppo bene, non gli piace la nuova sistemazione"
Risero entrambi, ma poi, all'improvviso, il volto rugoso di Page si fece serio.
"Siediti" disse con voce piatta riferendosi alla donna che era ancora in piedi davanti la porta.
"Gli altri dove sono?" Replicò lei.
Non riusciva mai a trattenersi dal fare domande, aveva ancora quella curiosità invasiva tipica dei bambini.
"Siediti" ripetè Richard con voce calma mentre osservava bene Anne che si sedeva sulla sedia di pelle alla sua destra.
Adesso la donna che conosceva tutto aveva un'aria interrogativa, per la prima volta non riusciva ad estrapolare nulla dal viso consunto di Page.
"Anne, lo dico a te perché so che non mi giudicherai"
Nessuna risposta, Rick ne fu sollevato
"Non sono più quello di prima, e non credo che rimarrò con voi ancora per molto"
Ancora silenzio, che meraviglia
"Ho il cancro"
Il viso di Anne sembrava parlare, l'armonia che aveva dentro il vecchio detective era stata turbata da quello sguardo impietrito.
Non avrebbe mai immaginato una reazione del genere.
"Tu..non lo hai detto a nessuno?"
"No, e non voglio che gli altri lo vengano a sapere mai"
"Da quanto tempo?"
"Lo so da due, forse tre settimane"
Anne voleva urlare contro il suo capo, accusarlo di non aver rivelato prima una cosa così importante avrebbero potuto aiutarlo, ma dal suo sguardo la psichiatra capì che Richard Page era arrivato all'ultimo capitolo della sua vita ed aveva intenzione di chiudere quel libro per sempre.
Anne non sapeva bene come reagire, voleva abbracciarlo, consolarlo in qualche modo, ma Rick non era il tipo.
La donna provava dolore, tristezza e paura non voleva perdere anche lui, era diventato come un padre per lei negli ultimi due anni.
Non pianse, non poteva.
Afferrò la mano rugosa del suo capo e la strinse forte, lui le sorrise dolcemente come non aveva mai fatto.
"Sei sicuro che non si può fare nulla?"
"I miei polmoni sono andati Anne, non torneranno di certo."
La Collins trattenne le lacrime, quelle parole pronunciate da Page con tanta leggerezza furono in grado di ferirla nel profondo.
Il pensiero di perderlo la logorava.
Adesso capiva come si era sentito Dylan quando Caroline era scomparsa.
Non pianse, non poteva farlo.

Morrison e Bennet erano a pochi isolati dal negozio di elettronica dove molto probabilmente l'assassino, o chi per lui, aveva acquistato quel telefono per poi gettarlo in un cassonetto insieme a Coraline Black.
"Cosa avrebbe fatto a Jackson secondo te?" Ruppe il silenzio Paul mentre osservava bene la strada che scorreva piano sotto l'auto.
"Che domande! L'assassino lo avrebbe sicuramente ucciso, e poi noi lo avremmo ritrovato dentro un qualche cassonetto di Sacramento"
Anche Morrison la pensava così ma nonostante questo, gli si gelò il sangue nelle vene.
Quale uomo poteva uccidere con tanta facilità?
Quale uomo poteva rapire, uccidere e fare a pezzi una giovane ragazza?
Quale uomo poteva attirare l'attenzione uccidendo?
Quale uomo era così sadico?
La risposta era semplice, quell'uomo era Ashton Octavius Hall.

A CRIME SCENEWhere stories live. Discover now