10. Conferme

50 16 0
                                    

Quella mattina il detective Page e l'ispettore McKenzie ricevettero una chiamata di emergenza dal 911, una donna era riuscita a sfuggire ad un intruso che corrispondeva alla descrizione del loro sospetto, c'era però un problema, la donna era rimasta ferita, i medici l'avevano portata d'urgenza nell'ospedale più vicino, ma nessuno sapeva se si sarebbe salvata.
"Lei era qui, si è avvicinata alla porta finestra e lui l'ha colpita alla gamba con un coltello, ha cercato di trascinarla fuori e poi è scappato."
Spiegò un agente mentre indicava le macchie di sangue fino al vialetto, quell'uomo poteva anche essere vecchio, ma era forte, in forma e quindi pericoloso.
"C'era qualcun altro in casa?" Chiese Jackson osservando bene il salotto, gli ricordava il suo.
"La figlia, ha solo due anni, adesso è dalla nonna paterna, il marito della donna non risponde alle chiamate, non sappiamo dove sia." Continuò il solito agente, Dylan lo reputò efficiente e preciso, poteva fare strada.
Page seguiva le macchie con lo sguardo, era dubbioso, qualcosa per lui non andava.
"Il secondo attacco che fallisce, non può essere una coincidenza.." riflettè ad alta voce mentre si inginocchiava, poi sfiorò il pavimento e si voltò verso Jackson.
Il ragazzo aveva un'aria stanca, e, anche se in modo quasi impercettibile, puzzava di alcol; Richard conosceva bene quell'odore, era un ex alcolista, da quando la moglie lo aveva abbandonato portandosi via sua figlia, ne era uscito solo grazie al suo lavoro, lo teneva impegnato, lo aiutava a non pensare, e adesso a malapena ricordava i loro volti.
Page però conservava da sempre una foto della figlia nel portafoglio, lo aiutava ad andare avanti, a portare giustizia a tutte le vittime con cui veniva a contatto ogni giorno.
Jackson si accorse dello sguardo attento del suo partner, così decise che era meglio nascondere le sua stanchezza, i suoi sentimenti e la bevuta della sera prima dietro un bel paio di occhiali da sole.
"La Collins? Non la fai venire sulla scena?"
"No, ha avuto un imprevisto, ci vedremo direttamente al Bureau."
Jackson non riusciva a smettere di pensare alla sera prima, non sapeva cosa gli fosse preso, ma se avesse avuto Anne davanti in quel momento era certo che non sarebbe stato in grado di guardarla in faccia.
In un certo senso era grato che lei avesse avuto in imprevisto, ma sperava che stesse bene.

"Signorina Maria! Se deve esvegliare!" La voce di Gertrude svegliò la psichiatria, aveva già chiamato Page per avvisarlo che non solo avrebbe raggiunti, ma invece di alzarsi dal letto era caduta di nuovo nel sonno più profondo.
"Sono...sono sveglia" Disse sbadigliando mentre si metteva a sedere, era ancora completamente vestita, e non aveva di certo un buon odore.
"Io deve pulire, lei vada nella doccia, la aspettano a lavoro." La Signora José aveva origini portoricane, ma era nata in America, più precisamente nell'Ohio; era davvero gentile, Anne la pagava per pulirle la casa e alle volte per prepararle qualcosa da mangiare, lei non aveva tempo per le faccende, era immersa completamente nella sua vita lavorativa, soprattutto negli ultimi mesi.
Decise di non perdere tempo, Marie si alzò e si infilò sotto il getto di acqua calda, che La risveglió in pochi minuti.

Ashton aspettava la chiamata di James, si era confuso in mezzo ad alcuni giornalisti tutti intorno alla scena.
Non facevano altro che dimenarsi, urlare per attirare l'attenzione della polizia che li ignorava completamente.
L'assassino in quel momento era un camaleonte, nessuno avrebbe fatto caso a lui, nessuno lo avrebbe riconosciuto.
Riuscì ad individuare due detective, uno vecchio accompagnato dal suo partner, un giovanotto di buona costituzione, alto, snello, un vero poliziotto.
Ashton era tanto vicino da poter sentire una piccola parte della loro conversazione, c'era un'altra persona che faceva parte della loro squadra, una donna.
All'omicida ribollí il sangue nelle vene, era eccitato, aveva bisogno di cacciare di nuovo.
I suoi nemici erano potenti, ma non furbo quanto lui, Ashton sperava che James non avesse ucciso la donna proprietaria di quella villetta, al suo ritorno l'avrebbe fatta fuori, doveva pur sfogarsi.
L'uomo era sempre stato convinto della normalità delle sue azioni, non era di certo la prima volta che uccideva, cambiava sempre metodo, era come un'arte per lui, una specie di macabro hobby.
Improvvisamente però i due detective abbandonarono la scena, salirono su una jeep nera e corsero via.
Ashton avvisò James.

"Si è svegliata?" Chiese Dylan mentre guidava verso l'ospedale vicino, era agitato, avevano ricevuto una chiamata urgente, la donna stava meglio, e voleva parlare con la polizia.
"Sì, è cosciente, dobbiamo chiamare la Collins." Disse Page mentre frugava nella sua tasta destra in cerca del telefono, lo prese e telefonò alla psichiatra.
"Pronto?" Anne era in accappatoio, e di certo non si aspettava di vedere sul telefono il nome del suo capo.
"Anne, devi venire subito, St. Lawrence Memorial, è importante." La voce di Page fu l'unica cosa che la psicologa sentí prima che lui stesso riagganciasse, qualcosa non andava, Anne era di nuovo su di giri, avevano ancora bisogno di lei.

I tre colleghi si ritrovarono davanti all'ingresso dell'ospedale, Jackson non riusciva a parlare, ed Anne sapeva che qualcosa non andava.
"La vittima di aggressione si è svegliata, devi interrogarla come hai fatto con Lindsay." Le disse Page quasi implorandola, o almeno fu quello che percepì Anne Marie.
Fece cenno con la testa ed entrarono a passa svelto, mostrarono i documenti di riconoscimento e irruppero nella stanza di Loren Rogers.
La donna era distesa sul letto, dal busto in giù era avvolta nella coperta del letto mobile dell'ospedale, aveva un respiratore attaccato, e non era ancora nelle condizioni di parlare.
Anne si rivolse ad un medico, questo le disse che poteva parlare con lei, ma non doveva farla sforzare troppo, poteva peggiorare.
"Loren.." Disse la psichiatra dopo aver svuotato la stanza. Si avvicinò alla donna, che aprí gli occhi e sorrise a malapena.
"Le dirò tutto.." si sforzò la signora Rogers, ma Anne le accarezzò con delicatezza il viso, per farla sentire in un certo senso al sicuro.
"Stia tranquilla, si rilassi e poi mi dica tutto senza agitarsi, se è troppo si ferma."
Loren ed Anne si guardarono dritte negli occhi, ed entrambe percepirono l'una il dolore dell'altra, si capirono all'istante.
Iniziarono a parlare d'altro e quando la Collins capì che la vittima era pronta a parlare le iniziò a fare altre domande riguardanti l'aggressione.
L'uomo stava cercando di entrare, Loren si era avvicinata alla porta finestra e lui l'aveva colpita, mentre cercava di trascinarla fuori però successe qualcosa di inaspettato, il rapitore ricevette una telefonata. A detta di Loren all'altro capo del telefono c'era un altro uomo, più giovane, o almeno dalla voce pulita, soave, giovanile.
Le ipotesi di Anne erano vere, aveva un complice che faceva parte del lavoro per lui.
La psichiatra salutò la donna con affetto, poi uscì dalla stanza.
"Sono in due."

A CRIME SCENEWhere stories live. Discover now