8. Ashton

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"Perché non è morta?"
"Ho trovato il ragazzo, non ero pronto."
"Com'è possibile che tu non sia pronto per certi casi?"
"Ci riproverò."

Era sera, la gente normale tornava a casa dalla sua famiglia dopo il lavoro, giocava con i figli e poi andava a dormire, ma Dylan, Rick e Anne Marie avevano molto da fare quella notte e nessuno si sarebbe alzato da quelle sedie per nessun motivo.
Avevano un volto, degli indizi da esaminare, un assassino da catturare.
"Cosa abbiamo trovato?" Chiese Page guardando prima Jackson e poi la Collins.
I due si guardarono in faccia per capire chi avrebbe parlato, Dylan decise di lasciare la strada ad Anne, lei aveva bisogno di riscattarsi agli occhi di Rick.
"Niente dell'assassino, ha visto Michael ed è scappato, ma abbiamo un'impronta parziale sulla finestra della camera."
Page annuì, ma ad Anne non importava, lei sapeva cosa aveva fatto e cosa avevano in mano grazie a lei, quindi non doveva rendere conto a nessuno.
Era tutto a posto nell'appartamento 17, niente di rotto, nessun oggetto rubato, l'omicida voleva solo Lindsay.
"Deve averla osservata per un certo periodo di tempo, sapeva a che ora sarebbe rincasata." Disse Dylan mentre sfogliava le immagini della casa della vittima perfettamente sistemata, niente fuori posto.
"Controlliamo le denunce per stalking dell'ultimo anno, potrebbe non essere il suo primo errore." Ordinò Page alla Collins, lei rimase ferma per un momento, poi si alzò ed uscì dalla sala per andare agli archivi.
Anne era seccata, non la voleva tra i piedi, ma almeno era ancora in squadra, e per lei solo questo contava.
"Smettila."
"Di fare cosa? Le ho chiesto di prendere dei documenti! Non ti sta bene nemmeno questo?"
Dylan rimase in silenzio, con tutta quella storia delle ragazze uccise dovevano tutti considerare Anne, non certo compatirla oppure riempirla di attenzioni, semplicemente renderla partecipe della loro operazione.
"Di cosa avete perlato tu e McKenzie?" Era arrivato il momento di chiederlo, Jackson guardò Rick dritto negli occhi, voleva capire se avesse mentito.
Page iniziò ad agitarsi, si passò una mano tra i capelli argentei, poi si tolse gli occhiali e ricambiò lo sguardo del partner, aveva capito le sue preoccupazioni.
"Non gli ho detto del tuo caso.." Disse piano, voleva evitare che Bennet, seduto poco lontano da loro lo sentisse.
"Come?" Dylan era sorpreso, forse era stato troppo avventato nel pensare così, ma dopotutto è quello il comportamento da detective, e poi era sempre stato un po' affrettato.
"Come potrei? Potresti perdere il lavoro! Mi trovo bene con te ragazzo."
Sorrisero entrambi, Dylan era sollevato ma non del tutto, c'era ancora qualcosa che non andava.

Merda, il badge. Anne si era dimenticata la tessera per ritirare reperti e documenti dall'archivio, fortunatamente il poliziotto a guardia la conosceva e sapeva a cosa stavano lavorando, così la lasciò entrare e le fece prendere ciò di cui aveva bisogno.
Mentre tornava nella sala riunioni, Anne si rese conto di quanto fosse consistente quel fascicolo, ripensò a tutte le denunce che anche sua madre aveva fatto nel corso degli anni, prima di scappare e abbandonare lei e suo fratello con il padre.
"Ecco i documenti che mi avevi chiesto."
Page non rispose, prese il pesante fascicolo ed iniziò ad elencare dei nomi, Bennet in fondo alla sala li stava segnando sul suo computer, lo scopo era quello di controllare se qualcuno corrispondeva al l'identikit, ma ad Anne qualcosa non quadrava.
Era un professionista, e come tale era impossibile che avesse fatto errori in precedenza lasciando anche delle tracce.
È troppo facile.

"La prossima volta cerca di tenere conto della presenza di una seconda persona, non voglio fallire di nuovo."
James pensò che Ashton poteva anche catturarsele da solo le vittime, senza disturbarlo, dopotutto lui non era nulla, non aveva mai fatto cose del genere.
I due colleghi erano seduti nello scantinato di una qualche proprietà in vendita a pochi chilometri da Sacramento.
Ashton era eccitato, il fatto che la polizia lo stesse cercando da mesi senza nessun risultato lo faceva sentire importante.
"Perché la tipa del bar?" Chiese James.
"Sei come loro.." Ashton scoppiò in una sonora risata "..non riesci a vedere il collegamento, ed invece c'è, un giorno ti dirò tutto."
Un gemito interruppe la conversazione dei due complici, era la ragazza che avevano rapito mesi fa, James era rimasto male quando Ashton aveva deciso di non ucciderla come le altre, forse voleva tenersela.
"Vai a darle da mangiare, avrà fame." Ordinò l'assassino a James, che sbuffò e poi entrò nella piccola porta che portava al sotto scala del seminterrato, entrò e vide Caroline Blake ben legata sul materasso sporco.
"Che vuoi? Mi hai fatto alzare." Disse l'uomo in tono abbastanza minaccioso, la presenza di quella ragazza lo scocciava, ma Ashton aveva detto che gli sarebbe servita, lei era la chiave per qualcosa, ma James non aveva capito cosa.
Non era mai stato molto sveglio, gli piaceva solo fare del male alle persone, non ucciderle, ma ferirle, profondamente.
Ashton invece aveva sempre detto di non aver mai ucciso nessuno, eppure anche James si era accorto che non era la prima volta che faceva cose del genere.
Prese un secchio vicino alla porta, dentro c'erano dei crackers, del formaggio spalmabile, e anche una bottiglietta d'acqua.
Si avvicinò alla ragazza, gli tolse lo scotch che aveva sulla bocca e le diede da mangiare.
Caroline non aveva mai cercato di ribellarsi con lui, James aveva pensato che lo trovava carino, un giorno avrebbe provato a baciarla, lo decise in quel momento.

"Nessun riscontro." Annunciò Bennet dopo un paio di ore di ricerche inutili.
Anne sentiva che stavano sbagliando qualcosa.
"Come potrebbe un assassino così preciso, meticoloso sbagliare?" Disse ad alta voce la donna mentre fissava la lavagna bianca piena di appunti. Con lo sguardo ripercorreva tutte le vittime e le scene.
"Tutti possono sbagliare." Rispose Page, non capiva ancora dove la psicologa voleva arrivare.
"Sono in due." Aggiunse Dylan guardando Anne, lei ricambiò il suo sguardo ed annuí.
Poteva essere vero, magari il più vecchio e forse più esperto nei rapimenti pedinava e catturava le vittime che poi venivano lasciate in mano al collega, che le uccideva.
Dylan venne percorso da un lungo e freddo brivido, non si era mai sentito così vicino alla morte.
Caroline
Improvvisamente il suo viso si fece spazio tra i pensieri del giovane Jackson, le mancava tanto anche se non lo dava a vedere, poteva essere ovunque in quel momento, anche sotto terra.
"Tutto bene Jackson?" La voce di Page lo riportó alla dura realtà.
"Non lo so." Era la verità, non sapeva nemmeno lui se andava bene qualcosa nella sua vita.
Anne guardò l'orologio da polso, erano le due di notte, per lei ormai era tardi per dormire, non sarebbe riuscita a prendere sonno.
"Dylan, torna a casa. Io, Bennet e la Collins restiamo ancora un po'." Disse Page allungando una mano verso la spalla del ragazzo, che però si alzò subito, senza dire nulla uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Anne sapeva che qualcosa non andava in lui, e non era solo per Caroline, c'era qualcos'altro del suo passato che lo tormentava, proprio come Lindsay.
"Diamoci da fare." Disse Page senza distogliere lo sguardo dalla porta, anche lui era molto preoccupato per il giovanotto.
Nessuno riuscì a dormire quella notte, chi per lavorare, chi perché era tormentato dal suo passato e altri perché le grida della loro vittima erano troppo rumorose.

A CRIME SCENEWhere stories live. Discover now