6. Dolore

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Donna Roberts era seduta sul divano, i due detective invece le stavano di fronte, il più giovane che aveva una strana cicatrice in faccia era in piedi, sembrava un palo tanto era dritto, l'altro invece si era accomodato sulla poltrona di packwork.
"Salve, sono il detective Richard Page, e lui è il mio collega Dylan Jackson, lavoriamo per l'FBI." Il più vecchio si presentò, e il giovanotto non faceva altro che annuire.
Tutta quella calma non faceva altro che agitare ancora di più Donna, voleva solo sapere dove fosse la sua bambina, perché non glielo dicevano subito? Perché cercavano di prendere tempo? Era impossibile che le fosse successo qualcosa, alla sua bambina.
Donna si mise una mano calda sulla pancia, ed iniziò a massaggiarla, lo faceva spesso quando era incinta di Nia.
"Signora, purtroppo abbiamo delle brutte notizie, riguarda sua figlia."
Jackson osservò la donna, il suo viso iniziò a contorcersi in un'espressione strana, si stava sforzando di non piangere. Donna Roberts iniziò a tremare, non faceva altro che sussurrare "no, vi prego, non potete farmi questo" Page Continuò a parlare, fino a quando non arrivó alla conclusione.
"Signora Roberts, sua figlia è morta, è stata ritrovata ieri in una zona di campagna."
"No...non è possibile" sono le uniche parole che uscirono dalla bocca di Donna, prima che scoppiasse a piangere nel modo più disperato possibile. Dylan distolse lo sguardo, quella scena gli ricordava la reazione della signora Blake, dopo aver appreso che la figlia era scomparsa e che il Bureau non voleva prendere il caso, anche lui quel giorno aveva pianto.
"Mi dispiace doverle dare questa notizia, ma le prometto che troveremo il responsabile dell'omicidio di sua figlia."
"È stata uccisa?!" Balbettó la donna mentre risollevava il viso, i suoi occhi erano gonfi e lucidi, segno che anche quella notte aveva pianto. Page si era dimenticato di dirle che le avevano ammazzato a sangue freddo la figlia, la carne della sua carne.
"Posso vederla?" Chiese la donna con voce leggermente più calma, poi tornò a singhiozzare.
Maledizione, fu l'unica cosa che venne in mente a Jackson dopo aver incrociato lo sguardo del collega, non poteva vedere come l'aveva ridotta quel mostro, sarebbe stato uno strazio per lei.
"Purtroppo Signora non è possibile.." rispose con un tono insolitamente dolce Rick, Donna si alzò e, prima di sparire in cucina disse soltanto "Preparo un caffè"
I detective si guardarono, era la reazione che avevano avuto tutte le madri e tutti i padri di quelle povere ragazze, straziante.

Lindsay si sentiva osservata all'uscita del suo posto di lavoro, in quel momento la strada era insolitamente vuota, di solito passa un sacco di gente lì, ma oggi no, oggi non c'è nessuno a proteggerla. La ragazza accelleró il passo, era giorno sì, ma voleva tornare in fretta a casa, la stava aspettando Michael.
Decise di prendere una scorciatoia, anzi un vicoletto sporco che apriva un passaggio tra due palazzi. Lo percorse velocemente ed in poco tempo si ritrovò davanti al suo domicilio. Non c'era nessuna traccia di Michael all'interno dell'appartamento, decise che lo avrebbe aspettato in camera da letto.
Tac
A Lindsay Whallace si geló il sangue nelle vene, si era appena chiusa la porta alle spalle, è qualcosa dietro di lei si era mosso.
Si voltò di scatto, ma non vide nessuno.
Forse se lo era solo immaginato, forse...
Attraversó la cucina e arrivó in salotto, si tolse la giacca, la borsetta e si gettò sul divano.
"Cinque minuti di relax e poi sistemo tutto" si disse sorridendo.
Tac
Eccolo di nuovo, non può essere una coincidenza, non è possibile.
"C'è qualcuno?" La ragazza aveva afferrato un coltello da cucina, e si era diretta verso la camera da dove veniva lo strano scricchiolio.

Non farmi del male...

"Anne Marie Collins?" La voce al telefono era proprio quella di Luis, il collaboratore della scientifica che lavorava per la squadra quattro.
"Novità?" Rispose la psicologa mettendo il telefono al centro del tavolo in modo che tutti potessero ascoltare la voce incerta del dottor Luis Cataldi.
"Allora, il tessuto trovato appartiene ad un tipo di camicia, un modello da aviatore, piuttosto generico. La cosa interessante però è il foglio che avete trovato. Non ci sono impronte e non è scritto a mano, ma è una specie di poesia, è strana, ci sono solo alcuni frammenti."
"Inviami tutto per email, grazie Luis." Disse la psichiatra prima di riagganciare, senza aspettare una risposta da parte dell'uomo.
Bennet e Paul si guardarono.
"Una poesia? Ma che cosa vuol dire?"
"È nostro compito scoprirlo."

Page e Jackson erano da poco usciti dalla casa dei Roberts, nessuno dei due voleva commentare quello che era appena successo, Donna Roberts aveva bisogno di sostegno.
In macchina, prima di accendere il motore, Rick ricevette una chiamata dal 911, un uomo aveva aggredito una ragazza in casa, e credevano fosse l'assassino di cui tutti parlano.
"Forse abbiamo una testimone."
Jackson vide quella notizia come il risvolto positivo della giornata, voleva saperne di più.
"Cosa è successo?"
"È entrato, ha cercato di rapirla ma poi è rientrato il fidanzato di lei, è scappato dalla finestra."
Richard sintetizzò tutto in poche parole, era un'abilità che Dylan invidiava, lui doveva sempre dettagliare ogni suoi discorso, anche se ne faceva pochi.
Dopo un lungo viaggio i due detective giunsero nel centro si Sacramento, dove si trovava l'appartamento di Lindsay Whallace.
Le auto della polizia avevano bloccato le strade, tutti erano con il fiato sospeso, forse quella era la volta buona, forse potevano ancora catturarlo. Jackson salí velocemente fino al primo piano del palazzo, entrò nella porta numero 17, sorvegliata da un agente, dentro vi trovò una ragazza dai capelli rossi raccolti in una coda spettinata seduta sul divano al fianco del ragazzo, piangeva disperata, era spaventata e la presenza di tutta quella gente non aiutava, soprattutto se indossavano una divisa.
"Salve, sono il detective Dylan Jackson, potrebbe dirmi cosa ha visto?"
La ragazza alzò lo sguardo, era traumatizzata al punto da non riuscire a parlare. Secondo il medico, ha lottato con l'aggressore, rischiando di rimanere ferita, e secondo lui non era il caso di assillarla con delle domande. Dylan rifletté per un istante, sentiva Lindsay singhiozzare e piangere sempre più forte, poi gli venne un'idea, la psicologa poteva essere d'aiuto in questo caso, poteva fare della terapia per calmarla e farle ricordare gli eventi appena accaduti.
"Jackson, ha detto qualcosa?" Page era affannato, qualcuno lo aveva fermato di sotto, e non era riuscito a stargli dietro.
"No, chiama la Collins, ci sarà utile." Disse semplicemente il ragazzo.
Inizialmente Rick lo guardò intontito, ma poi capì l'idea del collega e mise mano al telefono, dopo una breve telefonata avvisò che la donna li avrebbe raggiunti di lì a poco.
"Indizi? Altri testimoni?"
"Niente di niente capo, abbiamo trovato un'arma bianca nel vicolo di fronte, ma non ci sono impronte digitali."
"Merda" commentò Page.

Anne Marie si era gettata al volante della sua camaro del '69 dopo la chiamata di Rick, avevano una testimone, ma perché c'era bisogno di lei? Il detective non le aveva spiegato nulla, le aveva soltanto fornito indirizzo e numero dell'appartamento.
Sapeva anche che la ragazza si chiamava Lindsay Whallace e aveva solo ventidue anni, doveva essere traumatizzata, forse era per questo che l'avevano interpellata.
Anne rise.
Hanno bisogno di me..

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