26. Maya

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Ashton era ormai lontano da quella camera d'albergo. Aveva appreso dalla radio della sua auto che finalmente l'FBI era riuscita ad identificarlo.
Non sapeva se era più eccitato per la fuga o per il momento in cui lui e il giovane Dylan si sarebbero guardati di nuovo negli occhi.
"Prima devo fare una piccola sosta.."
Il mostro girava nel quartiere con la sua auto nera, era in cerca della sua preda.
Dove avevano nascosto la biondina?

"Mostrate questa foto anche a Maya Dickinson, la ragazza rapita."
Page ordinò ed Holt e Jefferson eseguirono.
La tensione si percepiva, tutti erano sulle spine.
Anne Marie aveva superato il suo momento, l'esperienza con McNulty l'aveva turbata molto.
Jackson si stava riprendendo e si era messo anche lui al servizio di Rick.
"Anne, vai con loro."
La psichiatra era un po' riluttante, non voleva più parlare con nessuno. Voleva rimanere tranquilla per un solo istante. Aveva l'impressione di trovarsi sott'acqua. Sentiva il bisogno di respirare.
Jackson capì immediatamente i pensieri della donna, il suo comportamento era insolito. Non faceva altro che tenere le braccia conserte, era sulla difensiva.
"Ci serve qui, nel caso dovessimo prenderlo." Esordì Dylan in soccorso di Anne.
Lei lo guardò, era grata per le sue parole.
La donna aveva avuto paura, sapeva che Hall gli aveva fatto visita. Improvvisamente l'animo di Anne Marie fu pervaso da uno strano senso di colpa. Se solo lei fosse rimasta...
Se solo non lo avesse lasciato in quel modo...
Se solo...
"Hai ragione. Anne..stai bene?"
L'ultima cosa che la psichiatra sentì furono le parole di Page, poi un lampo le fece perdere i sensi.
"Anne!!" Jackson si precipitò verso la Collins.
La donna era finita distesa a terra, non si muoveva e respirava a fatica.
Page cercò di rianimarla, ma niente sembrava funzionare.
"Morrison! Chiama un'ambulanza!" Paul obbedì spaventato da ciò che era appena successo.
Dylan non capiva più nulla, stringeva Anne tra le sue braccia come la cosa più cara che aveva al mondo.
Tutto sembrava sbagliato.
La colpa di tutto quello era solo di una persona.
Ashton Hall doveva essere preso al più presto.
In pochi minuti arrivarono i paramedici che portarono Anne nell'ospedale più vicino.
Dylan era sempre più determinato a terminare tutta quella storia.
"Non dorme da ore, forse giorni.." Disse Page grattandosi la testa. L'uomo si sentiva colpevole quasi, aveva addossato alla Collins tante, forse troppe responsabilità. Dopo aver assistito a quella terribile scena Dylan aveva solo una cosa in mente, catturare quel bastardo.

Ashton Hall non era al corrente di ciò che stava succedendo nella Cantina, ma per lui quello non era un qualcosa di rilevante. Il killer non sapeva nemmeno chi fosse quella psichiatra, ricordava solo il colore dei suoi corti capelli. Adesso il suo obbiettivo era un'altro. Ashton aveva perso la sua voce e doveva recuperarla in un modo o nell'altro.

I detective Holt e Jefferson corsero fuori da quel mucchio di cemento, incrociarono un'ambulanza che sfrecciava via verso la città. Gli uomini si guardarono per un istante, poi continuarono per la loro strada non c'era tempo da perdere.
"Si sarà sentito male qualcuno.." Disse Jefferson una volta in macchina.
"Speriamo non sia nulla di grave." Aggiunse Holt prima di stringersi la cintura addosso.
Il più giovane dei due estrasse il foglietto che Page aveva aggiunto alla foto segnaletica, c'era un indirizzo, quello dove sicuramente si trovava l'unica sopravvissuta tra le vittime di quel mostro.
Ashton Hall.
Il suo nome sembrava così normale.
In quel momento l'immagine che Jefferson aveva tra le mani sembrava sempre più reale.
"Ragazzo basta fissare quel disegno!"
La voce di Holt risuonò nelle orecchie di Axel come delle campane in lontananza, le stesse che la domenica mattina lo svegliavano nel Montana.
"Concentrati sulla strada.." ribatté il giovane con aria spavalda, non era solito rispondere così ad un superiore ma in quel momento qualcosa in lui lo fece scattare come se l'immagine di Ashton gli avesse trasmesso la crudeltà e la spietatezza che sono un'assassino possiede.
Axel si sentiva così, e lo odiava.
Greg sospirò in modo quasi liberatorio, Jefferson era ancora giovane non si rendeva conto di quello che faceva o diceva.
Il loro rapporto era simile a quello tra Page e Dylan, due finte paternità.

A CRIME SCENEWhere stories live. Discover now