25. Un passo avanti

33 6 0
                                    

Dylan aveva ripreso conoscenza, e sapeva benissimo dove si trovava.
Al Bureau.
Accanto a lui c'era Page, sorrideva in modo innaturale. Jackson si alzò e si mise a sedere, la testa gli pulsava in modo doloroso ma era necessario non farlo vedere.
"Come stai?"
"Non voglio parlarne."
L'unica con cui sentiva di poter parlare di sentimenti era Anne e lì non c'era, quindi non avrebbe aperto bocca a riguardo.
Improvvisamente gli tornó in mente la situazione in cui si erano ritrovati poco prima che lui si gettasse tra le braccia dell'alcol.
I suoi occhi blu iniziarono a studiare la stanza in cerca dell'oggetto del desiderio.
"Dov'è?"
"Chi?"
"Anne"
Page era sorpreso, il modo in cui Dylan aveva pronunciato il suo nome era diverso.
"Sta interrogando il nostro sospetto, Doug McNulty."
"Devo andare.."
Dylan fece per alzarsi, ma Rick lo fermò. Non si poteva muovere era chiaro, almeno non in quelle condizioni.
"Sta bene, smettila di preoccuparti."
"Non sono preoccupato per lei, ma piuttosto per Doug. Quella donna è decisamente brava nel suo lavoro."
Page non ne era convinto, sapeva che cosa provava Jackson. Non voleva perdere anche lei.
"Devi fare una cosa per noi, sapresti dirmi se l'uomo che ti ha fatto visita assomiglia a questo?"
Rick porse la foto del sospettato assassino al detective Dylan.
La sua espressione cambiò radicalmente in una frazione di secondo.
I suoi occhi si svuotarono e divenne improvvisamente pallido.
Dylan iniziò ad agitarsi, quello era proprio lui.
L'assassino.
"Page...Oddio...è lui"
"Ne sei.."
"Sì ne sono sicuro.."
Era arrivato il momento.
Paul si avvicinò ai due e strappò dalle mani di Dylan la foto del mostro.
"Bennet, invia questa immagine a tutte le stazioni di polizia di Sacramento e dintorni. Potrebbe essere ovunque."
Russell annuì ed eseguì gli ordini.
Era fatta, avevano il complice e il volto dell'assassino.
Mancava solo un nome, ed in questo solo Doug avrebbe potuto aiutarli.

Ashton non era preoccupato. Sperava che i detective avessero già capito chi fosse, ma non era così.
Non era però quello il momento di distrarsi troppo, c'erano altre cose da fare.
Senza James tra i piedi avrebbe avuto più libertà, era finalmente arrivato il momento di fare di nuovo tutto da solo. Come ai vecchi tempi.
"Ah sì...i bei vecchi tempi.."
Ashton prese la sua giacca e si alzò dall'enorme letto. Si era stufato di aspettare, doveva agire. La sua fame lo stava logorando dall'interno ed era una sensazione insopportabile.

Doug non aveva ancora parlato, ma era ormai chiaro che conosceva l'assassino.
A Page e Morrison serviva solo un nome anche il più stupido di tutti avrebbe risolto quella terribile situazione una volta per tutte.
Sacramento era piegata da mesi davanti al terrore del macellaio delle vergini, era tempo di risollevarsi e tornare alla vita normale per quanto possibile.
Il detective Jefferson era con il sospettato mentre Anne cercava di riprendersi. Non aveva mai sperimentato una cosa del genere, quell'uomo aveva avuto il potere di violarla solo con lo sguardo ed era una cosa che ad Anne faceva gelare il sangue nelle vene. Era disgustata, spaventata ma anche determinata a torchiare per bene quel bastardo.
Nella saletta con lei c'erano Rick, Paul e Greg che cercavano in ogni modo una strategia per farlo confessare.
Anne invece era concentrata sui movimenti lenti e monotoni delle labbra di Doug, non faceva altro che ripetere "no comment".
"Prima o poi parlerà.."
"Non esiste nessun poi, non abbiamo tempo."
Nella testa di Doug McNulty galleggiavano e correvano una miriade di pensieri. Immagini, ricordi, voci ma anche urla, lacrime e silenzio.
Il silenzio che si sentiva quando entrava in quegli appartamenti, lo stesso silenzio che caratterizzava tutte le ragazze che passavano del tempo da sole con Ashton.
Ashton Octavius Hall.
Quel nome lo tormentava più delle urla e del silenzio, voleva fargliela pagare ma non così.
Oh no, lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Ashton Octavius Hall.
Era il caso di dirlo a quei pupazzi in cravatta? Forse sì, anzi sicuramente. Ma poi il povero Doug su chi si sarebbe sfogato? Nessuno, sarebbe rimasto in carcere per il resto della sua vita.
La sua esistenza, o quello che ne rimaneva, era rovinata tanto valeva spezzare la vita del suo complice.
Senza pietà, senza rimorsi.
"Signor McNulty, è coinvolto negli omicidi delle vergini?"
Jefferson era esausto. Il suo sguardo era pieno di odio e disprezzo, dopo aver posto per l'ennesima volta quella domanda sbatté un pungo sul tavolo in acciaio. Doug non reagì, aveva visto scene più patetiche di quella.
"Ashton.."
"Ashton cosa?"
La tensione nelle due sale era aumentata in un millesimo di secondo. Page, Morrison e Holt si voltarono in contemporanea verso il vetro.
Nessuno fiatò.
Anne pensava, la sua mente viaggiava.
Chi era Ashton? Un nomignolo? O forse era proprio il nome di quel brutale omicida?
Ashton...
"Doug! Chi è Ashton?!" Jefferson stava sudando, era la prima cosa sensata che diceva quel pazzo da quando avevano iniziato.
"Ashton Octavius Hall, questo è il suo nome, o almeno quello che mi ha dato. Mi farete uno sconto di pena come d'accordo?"
Jefferson non rispose, si limitò a voltarsi verso il suo riflesso.
Guardò se stesso negli occhi, sapeva che dall'altra parte c'era Holt.
Page e Morrison corsero fuori seguiti da Anne Marie, in preda all'euforia.
"Bennet..abbiamo il nome!"
Urlò Rick quasi sbaragliando la porta della stanza. Russell venne preso allo sprovvisto, ma poi si ricompose e segnò il nome del sospettato. Era arrivato un suo momento.
"Dylan! Ci siamo!"
Mentre Page annunciava la buona notizia al giovane, Anne non poteva fare a meno di guardare Jackson negli occhi.
Si vedeva bene quello che provava anche se faceva di tutto per nasconderlo. Si sentiva solo ed abbandonato, in pericolo quasi e violato.
Anne Marie si rivedeva in lui come si vede con chiarezza il proprio riflesso in uno specchio d'acqua limpida e calma.
Dylan alzò lo sguardo dal tavolo, sorrise a Page. Finalmente sapevano chi cercare, era come se un peso gli fosse stato tolto dal petto. Jasper si sentiva finalmente libero di respirare.
Era felice, ma poi la sua attenzione si rivolse sullo sguardo cupo e vuoto di Anne. Il giovane non l'aveva mai vista così ed era certo che durante l'interrogatorio fosse successo qualcosa di grave.
Gli sguardi dei due rimasero incastrati l'uno con l'altro per alcuni secondi, poi Bennet interruppe il loro momento.
"Nessun precedente. Ho fatto altre ricerche e corrisponde al profilo."
"Medico?" Chiese Dylan passandosi una mano sulla testa mentre si affiancava a Russell.
"Sì, cardiochirurgo."
Confermò l'omino prima di aprire un articolo di giornale risalente a pochi anni prima.
Jackson rimase compito da quello che si diceva della promessa della chirurgia Ashton Hall. Sembrava impossibile che una persona come lui, che aveva salvato centinaia di vite avesse poi iniziato a toglierle.
Nella foto in bianco e nero, Ashton era in tenuta ospedaliera. Sorrideva con gioia mentre stringeva la mano ad una donna allungata su un letto.
Dylan immaginò quella paziente al posto di una delle vittime.
Ashton era come una medaglia, ha due facce e una di queste rimane nascosta dalla luce del sole.
Trovate tutte le informazioni, Bennett inoltrò i dati anche ai media che si gettarono a capofitto sulla notizia.
In pochi minuti tutti i telegiornali mostravano una foto del sospettato, in alcuni i giornalisti informavano anche della professione di Ashton.
Tutti avrebbero fatto una segnalazione, ma solo poche sarebbero state attendibili.

A CRIME SCENEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora