15. In campo

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Era mattina, la sbronza era passata, almeno così Dylan credeva fin quando non si alzò la testa gli girava ancora come una trottola.
Dio come si era ridotto, guardandosi allo specchio quasi non si riconosceva.
Era nudo dalla vita in su, aveva freddo ma non voleva coprirsi era un modo per non sentire il dolore che gli stava lacerando l'anima.
Era bravo lui a non mostrare le sue emozioni davanti agli altri, era bravo Dylan.
Che ore erano? Aveva perso i sensi alle undici, probabilmente del mattino, ricorda una luce calda sul luogo dove hanno trovato Cor.
Si guardò per un altro secondo, i suoi stessi occhi di ghiaccio lo incupirono, poi si spostò dal bagno alla camera da letto, alzò lo sguardo ed erano le tre e quarantacinque di notte, forse poteva ancora andare a lavorare, non aveva bisogno di dormire no, lui voleva lavorare.
Page non glielo avrebbe permesso, ma non avrebbe comunque insistito.
Si fece una doccia, rigorosamente fredda.
Villa Jackson non era né allegra né calda.
Non era accogliente, lo rispecchiava.
L'unica che vi era entrata era Cor, per un attimo percepì il suo tocco sul suo corpo bagnato, poi il suo respiro sul petto.
Nel silenzio l'anima di Jackson urlava.
Uscì dalla doccia, si asciugò i capelli corti con una passata di asciugamano.
Cor amava le sue cicatrici, le percorreva con le sue dita fine e con le sue labbra rosse e morbide.
Le sue labbra...adesso erano fredde, non lo avrebbe più baciato.
Smettila, lei non lo vorrebbe.
Dall'ordinata cabina armadio prese uno dei suoi completi, il prescelto era nero di fattura italiana, costoso, comodo, elegante.
Pochi minuti dopo era già in macchina, seduto in modo composto, pulito e vestito a dovere.
Sembrava che non gli fosse successo nulla, ma i demoni non si vedono alla luce del giorno.

Per sempre D

Page si stava scervellando per capire perché, perché quel mostro aveva fatto una cosa simile? Di sicuro l'obbiettivo era quello di costruire una trappola, e la vittima di quest'ultima era chiara, ma aveva paura a dirlo ad alta voce.
Pensa cazzo, pensa
Il telefono gli vibrò in tasca, lo ignorò fino a quando il movimento non diventò insopportabile sul fianco.
No, no, no, no.
"Jackson torna a dormire"
"Sono già lì"
Rick non fece in tempo ad aprire di nuovo bocca che Dylan riagganció, dopo alcuni minuti lui era davvero lì, si era appena chiuso la porta alle spalle.
Salutò Bennet, immerso nello schermo del computer, passò vicino a Morrison che gli strinse la mano con un gesto amichevole.
"Lui è Alan Gallagher, medico legale, ci aiuterà"
Jackson si avvicinò, Alan sorrise e si scambiarono un cordiale saluto.
Nessuno aveva il coraggio di parlare di lei, davanti a Dylan.
Prima di sedersi fece un cenno a Page, lui non rispose, era congelato, sconvolto dall'auto controllo del suo partner.
Rick riusciva ancora a sentire la puzza di alcol nonostante fosse leggermente soffocata dalla crema dopobarba.
"Non abbiamo ancora scoperto nulla, Alan e la sua squadra hanno rilevato un'impronta e alcuni capelli"
"Sono dell'assassino?" Chiese Jackson, ma la sua voce sembrava incorporea, come se non fosse davvero lì.
"Il capello era incastrato nell'unghia della vittima, l'impronta si trovava vicino al cassonetto, era fresca a quanto dicono."
Silenzio, Page guardò Dylan.
Il ragazzo aveva le mani tra i capelli, scorreva con gli occhi il dossier senza leggerlo attentamente, si concentrava solo sulle parole sottolineate con il pennarello indelebile rosso, quei segni erano opera di Anne, metteva sempre in evidenza le parole chiave, anche quando articolava un discorso.
"Il colore dei capelli corrisponde a quello dell'identikit?"
Page rifletté, poi si voltò verso Alan che fece un cenno con la testa.
"No"
"Brutto bastardo"
L'aveva uccisa e poi l'aveva gettata con le sue mani in quel maledetto cassonetto.
Come, come ha potuto.

Coraline, mi dispiace

"Devo vedere il suo corpo"
"Dylan non è il caso"
"Rick, sto bene"
Alan guardò perplesso Page, che alla fine si arrese non poteva niente contro quel ragazzo.
Gallagher e Jackson si avviarono verso l'obitorio, un piano sotto di loro nel laboratorio della scientifica.
Alan non parlò, non cercò di avvisarlo o prepararlo a quello che stava per vedere e Dylan apprezzò questo suo silenzio, odiava quando gli veniva detto, si sentiva debole.
"Cella numero 32"
Il medico disse il numero ad alta voce ed un'inserviente nascosto dietro una pila di documenti si alzò ed aprí uno sportellone in metallo lucente, poi sfilò una barella dello stesso materiale, sopra vi erano le parti del corpo di Coraline Blake, quella che Dylan aveva amato, la stessa che avrebbe voluto ritrovare viva adesso era davanti a lui, a pezzi.
"Ti do tutto il tempo che ti serve" Alan gli mise una mano sulla spalla, ma Jackson non la percepì, sentiva solo un qualcosa che lo sfiorava, aveva attenzioni solo per il corpo.
Si sforzò di guardarla, senza toccarla.
Percorse lentamente con lo sguardo tutti i lineamenti del viso, a differenza delle altre non era distrutto oppure tumefatto, la stessa cosa valeva per le altre parti del corpo.
L'aveva soffocata, si era assicurato che fosse morta e poi l'aveva fatta a pezzi e ricomposta nel cassonetto.
Non resistette, le sfiorò i capelli secchi con la mano, non gli sembravano più i suoi.
Ancora un altro po', voleva vederla viva solo per un altro po'.
Che egoista.
"Andiamo" riuscì a dire questa parola senza morire dentro, Alan fece un cenno all'inserviente che riportò Caroline dentro la sua cella frigorifera.
Mentre tornava da Page e gli altri si immaginò la reazione della signora Blake, sarebbe stata come quella della Roberts? Oppure si sarebbe gettata a terra nello sconforto più totale?
Questa volta Dylan non voleva saperlo, l'unica cosa che aveva in testa era catturare quel bastardo figlio di puttana.

Gli piace uccidere, non si fermerà.

Erano quasi le cinque di mattina quando Anne ricevette la chiamata di Page.
"Collins, grazie a Dio"
"Cosa c'è?"
Rick era agitato, forse arrabbiato, difficile da capire quando si tratta di lui.
"Dylan è qui, è in obitorio con Alan"
Anne Marie balzò in piedi, le girò la testa per qualche secondo a causa del poco ferro che aveva nel sangue.
"Arrivo"
Si vestì in fretta e montó sulla sua camaro del '69 e sfrecciò guidata da quello che rimaneva della luna verso il quartier generale.

Dylan ed Alan rientrarono poco dopo che Page aveva concluso la sua chiamata.
Nessuna emozione sul volto del giovane, il dottore non disse nulla.
"Il vero obbiettivo non sono le donne"
"Non capisco.."
Rick fulminò Morrison, Jackson stava parlando.
"Caroline non aveva le stesse ferite delle altre"
Nessuno sembrava seguire il suo ragionamento.

A CRIME SCENEWhere stories live. Discover now