17. Pericolo

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"Detective Jackson...L..lei..deve aiutarmi.."
La registrazione si interruppe bruscamente.
"Cristo santo, è pazzo"
La riavviarono, e questa volta Anne stava scrivendo ogni parola. Nella stanza risuonavano i singhiozzi disperati di una donna spaventata, la sua voce spesso tremava e non riusciva a finire le frasi.
Page, Bennet e persino Morrison non sapevano cosa dire.
Jackson ascoltava quella registrazione in silenzio, ma Anne sapeva riconoscere la scintilla della paura negli occhi di un uomo.
"L'obbiettivo sono io, ecco perché Caroline era diciamo 'intatta' " nessuno fiatò, Dylan aveva ragione.
Se lui era l'obbiettivo perché quel pazzo aveva ucciso tutte quelle donne?
"È pazzo" Continuò Morrison facendo eco all'idea di Page.
"No, non lo è"
"Cosa scusa?"
"Voleva attirare l'attenzione su di se. Continuerà ne è la dimostrazione questa cassetta, si sente Dio, tu rinunceresti ad essere Dio?"
Nessuno rinuncerebbe a fare Dio.
Nemmeno una persona come Morrison.
"Cosa facciamo?"
Page stava pensando, nella sua testa sfrecciavano milioni di ipotesi, la priorità era diventata salvare quella ragazza. Dovevano scoprire dove si trovava, nel minor tempo possibile.
"Bennet, porta questo a Valerie dille di analizzarlo"
L'omino si alzò dalla sua sedia, spense il computer e corse verso i sotterranei da Valerie Ross, lei avrebbe isolato dal nastro qualsiasi rumore di sottofondo che si poteva rilevare utile per identificare l'area in cui doveva trovarsi la vittima.
"Dobbiamo tendergli una trappola, qualcosa che lo faccia arrabbiare." Propose Morrison
"Così poi ucciderà quella ragazza , ovvio"
Ghignò con sarcasmo Page, Paul era davvero incompetente per certi versi.
L'aria era tesa, Anne sentiva di poterla quasi tagliare con un coltello.
"Aspettiamo, è un sociopatico in cerca di attenzioni, uscirà allo scoperto perché vuole attenzioni"
Che bello avere una psichiatra nella squadra, Page non era così soddisfatto da tempo, sentiva che il suo team era perfetto, completo, eccezion fatta ovviamente per Paul Morrison, lui si che era una palla al piede.
"Valerie non ha trovato nulla, si trovano in una stanza insonorizzata, forse un seminterrato."
Bennet era rientrato affannato, quella Valerie doveva essere davvero efficiente.
"Merda."
"Il telefono, proviamo a capire da dove viene."
Jackson era tornato in se, gli era mancato il lavoro vero, la sua adorata caccia.
"Bennet, vai"
L'uomo non replicò e corse di nuovo dalla Ross, tutte le prove le aveva la sua divisione.
Bennet corse giù dalle scale, quel giorno gli ascensori erano guasti.
Si faceva strada tra uomini in giacca e cravatta per raggiungere al più presto il suo obbiettivo, ma quelle gambe corte non aiutavano di certo.
"Valerie, il telefono.."
Valerie Ross era seduta su uno sgabello regolabile davanti ad un tavolo di vetro, teneva stretta in una mano una piccola pinza, mentre l'altra era vicina al microscopio.
Aveva una lente di ingrandimento vicino all'occhio destro, quello azzurro.
"Ti ho sistemato un computer qui vicino, ho bisogno anche di te per questo lavoro."
"Cosa devo fare?"
Chiese l'uomo mentre si sedeva nella piccola postazione che Valerie gli aveva fatto preparare.
"Scopri dove può averlo comprato, io controllo se ci sono impronte."

La caccia. La preda ed il cacciatore, ma chi è chi?

Ashton era pronto, aspettava la risposta della polizia, dell'FBI o quello che erano.
Voleva sentire la voce di Dylan, proprio come aveva richiesto.
Voleva dirgli quando fosse stato bello uccidere la sua ragazza, quanto si fosse eccitato nel farlo.
Dio le sue urla.
Poteva ancora sentirle.
"Ashton, stai bene?"
"Oh...sì, sto bene."
"Sembravi morto.."
L'assassino non rispose, prima o poi sarebbe giunta anche l'ora di quel fantoccio.
Una pedina nelle mani di Dio.
Come lo chiamavano quelli? Il macellaio delle vergini?
Non sapevano con chi avevano a che fare.

"Vuole te, ti vuole sentire, vedere e probabilmente uccidere."
Disse Page rivolto a Jackson.
Dylan era sempre più spaventato, sapere quello che quell'uomo aveva fatto solo per attirare la sua attenzione lo logorava, si sentiva responsabile, e doveva rimediare in qualche modo.
"Dobbiamo fare qualcosa."
"No, l'unica cosa che dobbiamo fare adesso è aspettare, non la ucciderà, si servirà della sua voce."
Era inquietante, non solo rubava la vita alle sue vittime, la loro dignità, la loro immagine, adesso aveva cominciato anche a prendergli la voce.
Un pazzo, un pazzo intelligente.
"Ha un disperato bisogno di attenzioni, ma tuttavia non si espone. Manda un altro a rapire le donne, fa parlare le vittime per lui, è un maniaco del controllo."
"Come lo prendiamo?"
Nessuno seppe rispondere, nemmeno Dylan.
Anne era convinto che non avrebbe ucciso quella ragazza, le serviva la sua voce.
Si sarebbe fatto vivo di nuovo.
"Abbiamo dei riscontri per quanto riguarda il telefono.." Bennet interruppe la tensione sbattendosi la porta alle spalle, Page tirò un sospiro di sollievo e si gettò di nuovo sulla sedia.
"..è stato acquistato due giorni fa in un negozio tra la cinquantaseiesima e Devonport rd."
"C'è altro?" Chiese impaziente Rick
"Valerie non ha trovato tracce, nessun numero all'interno, solo una nota scritta poche ore prima che lo trovassimo"
"Cosa dice?" Continuò Anne Marie.
Tutti erano stranamente curiosi secondo Bennet, dopotutto c'era solo un indirizzo.
Aspetta un indirizzo.
"È il nome di una strada, c'è anche un numero civico...aspettate.."
L'uomo iniziò a cercare tra le scartoffie che aveva in mano, e quando ebbe trovato il foglio che lo interessava lesse ad alta voce.
"Moana Avenue, 170"
Dio, era l'indirizzo di Dylan.
Come aveva fatto?
Come?
Page si riaddrizzó sullo schienale, lui era l'unico che conosceva il suo indirizzo.
"Non è possibile.."
Fu l'unico commento che Jackson riuscì a fare, si era sentito violato.
Dopo Coraline aveva preso anche la sua casa.
Avrebbe preso anche la sua vita? No, lui lo avrebbe messo dentro per primo.
Le vittime, Coraline e quella ragazza rapita avevano bisogno di giustizia. Il fatto che conoscesse il suo indirizzo a questo punto non significava nulla.
Era rimasto impassibile per quanto aveva potuto, ma in quel momento nelle vene di Dylan scorrevano sangue e paura.
Era diventato irrequieto, nervoso.
Non voleva tornare a casa, non voleva trovare brutte sorprese, non voleva trovarsi davanti quell'uomo.
"Dobbiamo portarti in una safe house, potrebbe essere già appostato fuori casa tua."
Page stava già sfogliando il suo registro, ma Dylan lo fermò.
"No, non andrò in uno schifoso appartamento che puzza di muffa e whisky scadente."
"Non è una richiesta, è un ordine!"
Jackson rimase in silenzio, dopotutto non sarebbe morto se fosse andato in qualche Safe House. Le odiava, era stato in un appartamento vicino Oakland per seguire in incognito un'operazione del cartello della droga, un'esperienza da dimenticare.
"Dove si trova?"
"Fuori città, circa venti chilometri più a sud"
Jackson fece un cenno con le spalle, e Rick sorrise.
L'obbiettivo era cambiato di nuovo, proteggere Dylan da un pazzo omicida ossessionato da lui.

"Avranno scoperto dell'indirizzo?"
"Se non sono stupidi sì."
Chissà come avrà reagito D. Jasper.

A CRIME SCENEWhere stories live. Discover now