28. La tana del lupo

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Dylan era arrivato davanti la vecchia villetta McNulty. Era un rudere, sporco e mal tenuto.
Il giovane scese dall'auto subito seguito da Page.
"Vuole solo me.." disse piano volgendo lo sguardo al suo superiore.
"Avevi detto che non saresti andato da solo! Non sei costretto ad affrontarlo così!"
Page sentiva Jackson sfuggirgli dalle mani, era come se all'improvviso non potesse più proteggerlo. Sembrava come un uccellino caduto dal nido che subito viene attaccato dai predatori mentre la madre non fa altro che guardare.
"Non ho mai detto che tu saresti dovuto entrare con me. Questa è una cosa troppo grande! Si tratta di me ed Ashton, nessun altro." Era così, era una cosa tra lui e quel mostro. Nessun innocente avrebbe dovuto pagare, né Page né tantomeno la povera Maya.
Solo il pensiero di quella ragazza suscitò qualcosa nell'animo di Dylan, qualcosa che lo spinse a correre verso la porta ed irrompere così nella casa.

La porta d'ingresso era stata forzata. Qualcuno era già entrato prima di lui.
"È qui.." Disse piano, poi fece un cenno a Page che lo seguiva a distanza.
Nulla sembrava essere fuori posto, non si sentivano particolari rumori oppure odori, tranne ovviamente quello di chiuso e di sporco.
Doug non era un fanatico del pulito.
Dylan attraversò il salotto con maestria, osservando bene dove metteva i piedi e soprattutto facendo attenzione ad ogni piccola macchia e impronta.
Jackson si ritrovò poi davanti ad un lungo corridoio che dava su più porte, tutte in legno chiaro tranne una. L'ultima sulla parete di destra.
Per sicurezza il giovane detective aprí silenziosamente anche le altre stanze, disordinate e sporche come il resto della casa.
Poi arrivò davanti alla porta in ferro, sembrava quasi una di quelle blindate che si usano nei sottomarini per depressurizzare una zona rispetto ad un'altra. Non era solo insolita ma anche ovviamente molto sospetta.
Dylan la sfiorò appena e questa di aprí con un cigolio fastidioso che riuscì a fargli storcere il naso.
Dietro la porta si nascondeva una lunga rampa di scale che portava a quella che sembrava una stanza insonorizzata e scura.
Un brivido freddo percorse la spina dorsale del detective Jackson, era lì che aveva ucciso tutte quelle ragazze, era lì che Coraline era stata rinchiusa per più di un mese, era lì che adesso si trovavano Ashton e Maya.
E sarebbe stato anche quello il luogo in cui Dylan avrebbe finalmente fatto giustizia, dove avrebbe ucciso i suoi demoni una volta per tutte.
"Tutto apposto?" La voce di Morrison risuonò Metallica nell'orecchio di Jackson.
"Sì, per adesso."
Nessuno rispose.
Iniziò a scendere le scale ad una ad una con la pistola sempre puntata in avanti, altezza uomo.
Qualsiasi cosa gli si fosse parata davanti non avrebbe avuto scampo, Dylan era bravo con le armi.
Il suo respiro iniziava a farsi pesante, era come scendere in profondità nell'oceano all'interno di una campana di vetro. Tutto piano piano diventava sempre più reale e spaventoso.
Era quasi arrivato a toccare il pavimento quando qualcosa nella parte più remota della stanza si mosse con poca delicatezza.
Dylan non fiatò.
Rimase in ascolto.
Qualcuno si stava nascondendo dall'altra parte, il giovane detective non vedeva nulla ma riusciva a percepire la presenza di un altro essere umano. Se così Ashton poteva definirsi.
"Dylan...Dio quanto ho aspettato questo momento" una voce uscì dall'ombra, era chiara ed attraente, piena di desiderio.
Era Hall, che lo chiamava dall'inferno.
"Ashton, finiamola qui. Non voglio che muoiano altre persone."
Disse Dylan avanzando verso l'ignoto. Tutto piano piano si fece più chiaro.
Dopo pochi passi il detective si ritrovò davanti al giovane Octavius che impugnava una Beretta nella sua mano destra.
Su una sedia al suo fianco era legata Maya, indossava solo una maglietta e l'intimo. Aveva pianto ma la vista del detective Jackson le aveva dato una speranza, i suoi occhi si erano illuminati forse sarebbe tornata a casa. Forse avrebbe rivisto il detective Jefferson.

Axel, dove sei?

"Dylan, hai dormito bene?"
"Sta zitto e liberala subito!"
Rispose il detective accennando con l'arma la ragazza. Non avrebbe giocato con Ashton, non era un bambino.
"Come sei scortese. Ti ho fatto una domanda!"
Dylan non rispose, continuava a puntare la pistola contro il suo nemico, il suo demone.
"Smettila Ashton, non giocare con me."
"Oh Dylan, speravo che tu lo dicessi."
Detto questo l'uomo liberò la ragazza, senza dare spiegazioni. Senza dire nulla.
Era tutto così strano.
Maya corse verso Jackson che la abbracciò quasi sconvolto.
No, non poteva essere finita.
Qualcosa non stava andando per il verso giusto.
"Eri la mia scelta Maya!"
Urlò Ashton, poi un colpo.
Gli occhi della ragazza si spensero, lei cadde a terra trascinando con se Dylan.
Ashton le aveva sparato alla schiena colpendole il cuore, era morta così tra le braccia della salvezza.
La luce nei suoi occhi scomparve in un nano secondo, era come se la sua anima fosse andata via per sempre.
Maya non sarebbe più tornata, Axel non se lo sarebbe più perdonato, Dylan avrebbe ucciso Ashton una volta per tutte.
"No!!" Urlò il detective.
Era a terra, con il corpo seminudo della ragazza tra le braccia. Dai suoi occhi morti scendevano le ultime lacrime. Così era venuta al mondo e così se ne era andata.
Senza fiatare, senza urlare, senza pregare, senza ringraziare.
La sua vita non era stata delle migliori, nemmeno la sua morte.
Dylan aveva quel corpo caldo tra le mani.
Vide negli occhi verdi senza vita di lei il volto di Anne e della sua Coraline.
"Perché Ashton?! Perché?! Tu volevi me!"
"No Dylan, nessuno sopravvive a me. È durata fin troppo."
Octavius non provava nulla, non poteva lasciarla vivere.
Certo era la sua voce, ma non gli sarebbe più servita. Dylan lo avrebbe ucciso.
Il suo sogno si sarebbe coronato, essere ucciso dal detective Dylan Jasper Jackson.

"Dylan!! Dylan che succede?!" Morrison aveva sentito uno sparo provenire dall'auricolare che lo collegava al detective. Era successo qualcosa.
"Morrison che cos'è successo?"
Chiese Axel superando Page.
"Ho sentito qualcosa..."
Tutti avevano capito di cosa si stava parlando, ma nessuno voleva crederci.
Jackson non poteva essere morto, e non sarebbe stato in grado di uccidere Ashton. Anche se lo avesse voluto, il giovane era troppo composto e professionale.
"Maya..." Nella testa di Axel Jefferson si era materializzata un'ipotesi, Maya non ce l'aveva fatta. Era morta o forse no.
Non ne era sicuro.
Non voleva esserlo, anzi non poteva.
"Stanno tutti bene, non dobbiamo perdere la concentrazione." Disse Page cercando di rassicurare tutti, anche se lui stesso temeva per il peggio. Dylan era un tipo tosto, non poteva essere morto.

"A noi due!"
Dylan si guardò le mani, erano sporche di sangue, sangue innocente.
Era come chiuso in un incubo. Non si era aspettato tutto questo. Non era pronto per questo.
"Ashton..."
Si alzò lentamente e riprese ad impugnare con fermezza la pistola. Non puntò l'arma, non avrebbe ucciso quel mostro perché era quello che desiderava.
"Cosa Dylan? Vuoi sapere come gridava e pregava Coraline?"
Lo stava solo provocando.
Un flash, nella sua mente si materializzò un'immagine della sua ragazza sorrideva spensierata.
"Vuoi sapere quante volte ha cercato di urlare il tuo nome prima che le tagliassi la lingua?"
Dylan chiuse gli occhi, voleva saltargli addosso, colpirlo con tutte le sue forze ma doveva trattenersi, non poteva fare così.
"È morta da miserabile! E tu farai la sua stessa fine!"

Ti amo D.

A CRIME SCENEWhere stories live. Discover now