4. Dettagli

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Anne Marie era una donna forte, risoluta, ma il solo pensiero che in quel campo c'era stato il cadavere di una giovane ragazza la fece star male. Tutto quello sarebbe dovuto finire il prima possibile.
Jackson camminava proprio davanti a lei, andava spedito come un treno, mentre la Collins barcollava e affondava con le sue décolleté nere lucide, non proprio le scarpe adatte per una bella scampagnata, ma dopotutto nessuno le aveva detto che quel giorno sarebbe diventata una detective.
Fortunatamente Dylan aveva parcheggiato a pochi metri di distanza dal luogo del ritrovamento, ancora delimitato dal nastro giallo che aveva messo lui stesso la sera prima. Sulla scena erano presenti due agenti di polizia,  una piccola squadra della scientifica ed un gruppetto di giornalisti, Anne non li vedeva da tempo, da quando suo padre era morto, oh quel giorno ce n'erano tanti.
"Detective qualche dichiarazione?" Chiese uno di loro avvicinando il registratore al volto di Jackson, questo lo ignorò mostrando il distintivo ad un agente per poi superare la linea gialla. Nessuno si accorse di lei invece, ma questo non le fece alcuna differenza.
Superó anche lei il limite della scena, ma Dylan la bloccó subito porgendole un paio di guanti in lattice, Anne non lo guardò, si limitò ad infilare i guanti.
"Come era messa?"
"Le sue gambe erano divaricate, il dorso era più staccato, la testa era poggiata a terra per il collo e guardava verso la strada, le braccia invece le ha messe in un sacco di plastica, la scientifica lo ha trovato a pochi menti più a nord." Spiegò Jackson indicando i punti esatti, Anne riusciva ancora a vedere la piccola rientranza del terreno dove si trovava solo poche ore prima la testa della giovane, rabbrividì all'idea e poi iniziò a guardarsi bene intorno.
Era un campo aperto, e questo rendeva il lavoro più difficile e pensate del solito.
Anne però era brava ad osservare, lei non si limitava a guardare, lei studiava ogni dettaglio, ogni particolare, camminando intorno alle piccole fosse riuscì a scorgere dei vermi, ed altri insetti, ma poi qualcosa attirò la sua attenzione.
Vicino a dove si trovava prima la testa, c'era un foglio di carta, spiegazzato, ammucchiato e mezzo sepolto dal fango.
"Jackson, lì!"'disse la psichiatra riferendosi al collega che si era chinato poco più in là. Dylan si mosse verso Anne, e notó anche lui il pezzo di carta, si chinò e recuperó la prova.
Era meglio non aprirlo, rischiava di distruggerlo, quindi optó per inserirlo in una busta trasparente per le prove.
Continuarono a cercare, e riuscirono a trovare delle fibre di tessuto, e l'impronta di una scarpa numero quarantaquattro, purtroppo però la suola era liscia e quindi risalire alla marca e al modello era praticamente impossibile.
Jackson e Collins raccolsero tutte le prove, prima di andarsene dalla scena però Dylan si rivolse ai due agenti "Non fate avvicinare nessuno, e cercate di mandare via questi!" Disse accennando al gruppo di giornalisti, che cominciavano a stancare anche Anne.
Tornati in macchina la donna si spinse un po' oltre e fece una domanda che Dylan reputò fastidiosa.
"Come va con l'Altro Caso?"
In un primo momento il giovane non rispose, rimase congelato a fissare lo sterzo logoro della sua auto, non era sicuro di quello che aveva sentito, dopotutto aveva fatto rumore sbattendo la portiera, e per un attimo fece finta di non aver sentito, ma poi sentì lo sguardo della strizzacervelli farsi sempre più pesante, si sentiva osservato e questo non gli piaceva affatto, la gente che osservava lo irritava.
"L'Altro Caso?" Le fece eco ingenuamente.
"Page mi ha detto che segui la scomparsa di quella ragazza.."
"Caroline Blake"
Dalla sua risposta Anne capì subito che quello era un argomento delicato per lui, e nonostante la sua insolita curiosità, decise di lasciar perdere, almeno per adesso.
Jackson non si voltò, era deluso in quel momento da Rick, perché glielo aveva detto? Non c'era motivo di farlo, Dylan si era confidato con lui sperando di poter contare sul suo aiuto, e fu in quel momento che Jackson decise che non avrebbe più aggiornato Rick sul suo caso, era troppo rischioso.
"Perché?" Questa domanda fuoriuscì dalla bocca del giovane in automatico, senza volerlo.
Il sole picchiava quel giorno.
"Volevo solo sapere." Rispose Anne spiazzata almeno quanto Jackson dalla sua domanda.
Il viaggio continuò in silenzio, gli unici suoni erano quelli delle altre macchine, che sfrecciavano al fianco della jeep.

Il silenzio invece non era mai piaciuto a Lindsay Whallace, una ragazza solare e festaiola di Manhattan che si era da poco trasferita lì, in quella lingua di costa che era la California. Lindsay era arrivata lì a settembre, e nonostante tutto aveva trovato un appartamento spazioso, degli amici all'università, e persino un fidanzato.
Michael le aveva sempre chiesto di trasferirsi nel campus con lui, ma la ragazza aveva rifiutato, non le piaceva stare in quel posto, si sentiva osservata.
"È ovvio che ti guardano tutti, sei bellissima!"
Le rispondeva Michael ogni volta, lei ci credeva, ma gli sguardi che sentiva addosso erano pesanti, era come se fosse nuda davanti a tutti, le ricordavano cose e persone che avrebbe voluto dimenticare.
Lindsay Whallace era venuta in California per un solo motivo, dimenticare quell'accaduto ed andare avanti con la sua vita, per un po' ci aveva sperato, ma poi arrivò quella notte di maggio e la sua vita cambiò, in peggio.

Page era appena uscito dall'ufficio di Marcus, vedere il suo superiore così disperato e sull'orlo di una crisi lo aveva fatto rabbrividire.
McKenzie era un uomo serio, non perdeva mai le staffe, e non mostrava le sue emozioni per nessun motivo, era austero, serio e composto, ma durante la loro conversazione a Rick sembrò un bambino spaventato dalla madre che corre dai nonni per ricevere protezione, lo aveva divertito da una parte quella scena, ma dall'altra c'erano le vittime ed un serial killer a piede libero.
Entrò di nuovo nella sala dedicata alla squadra quattro, e vi trovó, con sua sorpresa, Jackson e la Collins, i loro visi non lasciavano trapelare alcuna emozione, Page aveva sempre pensato che questi due fossero peggio di Marcus.
Chissà perché erano così, chiusi.
"Trovato niente?"
Page si sedette al suo solito posto, Anne Marie giocava come sempre con la sua biro verde mentre Dylan sedeva composto, talmente dritto che Rick provó quasi un fastidio alla schiena malata mentre lo guardava stranito.
"I soliti indizi, e un pezzo di carta."
"Non esistono soliti indizi, tutto è importante." Rick rimproverò Jackson che era visibilmente deluso sperava di trovare di più, o forse era arrabbiato proprio con Page?
"Collins, dov'è questo pezzo di carta?"
"Lo abbiamo consegnato alla scientifica, insieme alle altre prove, lo analizzeranno e mi faranno sapere." Rispose la donna rivolgendosi in tono professionale al suo capo, che si ritrasse dopo aver sentito una frase in particolare,  "mi faranno sapere", Page pensò che lì il capo era lui, che la situazione doveva essere gestita da lui, ma poi si ricordò che aveva mandato loro due sulla scena, e non era il caso di mettere bocca nel loro lavoro, dopotutto avevano seguito i suoi ordini, era lo stesso quindi.
"Con McKenzie?" Continuò la psichiatra.
"Ci sta pressando per chiudere il caso, un'omicida a piede libero non piace molto ai piani alti." Disse velocemente Page, ricordando quello che era appena successo nell'ufficio del suo capo.
Jackson osservava Rick, lo teneva d'occhio, la sua preoccupazione faceva nascere dei sospetti all'interno dell'animo poliziesco del giovane detective. Dylan sospettava che, come Page aveva detto di Caroline alla Collins, poteva averlo fatto anche con Marcus, e con lui la cosa non si limitava alla curiosità, rischiava il sollevamento da questo caso, e poteva perdere la custodia dei fascicoli che aveva preso "in prestito" dall'archivio.
Dylan si morse la lingua, si rimproveró per essersi fidato di lui, non gli avrebbe più detto nulla sull'Altro Caso.

A CRIME SCENEWhere stories live. Discover now