Le opportunità della vita reale

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Martedì 9 Aprile

Max era nervoso.

Non avrebbe dovuto esserlo così tanto, effettivamente, ma era più forte di lui. Continuava a ripetersi che era solo un caffè per aiutare uno studente. E che era perfettamente concesso prendere un caffè con uno studente, dato che lui non era il professore.

E poi il suo lavoro era aiutare gli studenti, no?

Forse non prendendo con loro un caffè, ma era solo un caffè, andiamo!

Raggiunse il Quaterfoil Bar quasi venti minuti in anticipo, ma mentre si guardava intorno cercando un tavolo (e convinto di essere il primo), venne attirato dalla figura mingherlina di Manny, già seduto intento a scrivere qualcosa al telefono, e che muoveva la testa come se stesse ascoltando o canticchiando qualcosa con sé.

Rimase qualche istante a guardarlo, per assicurarsi che fosse lui, ma i capelli castani e gli occhiali erano inconfondibili.

Si avvicinò un po' incerto, sistemandosi i capelli e controllando di non avere niente fuori posto. Non sapeva neanche lui da dove venisse tutta questa agitazione, ma si sentiva come un ragazzino al primo appuntamento.

...non che quello fosse un appuntamento, chiaramente.

-Manny?- lo chiamò, una volta raggiunto il tavolo.

Il ragazzo sobbalzò, e si girò verso Max, aprendosi in un sincero sorriso a tutto denti che mitigò in fretta, a favore di un'espressione più seria.

-Sei in anticipo- commentò, armeggiando con il cappello che portava sul capo.

-Anche tu! Sai, è la prima volta che non sono il primo ad arrivare- ridacchiò Max, sedendosi davanti a lui, e cercando di apparire rilassato e sicuro di sé, nonostante non si sentisse affatto tale.

-Ho la tendenza ad essere sempre in anticipo. Mio padre dice sempre che la puntualità è dei gentiluomini, l'anticipo dei...- si interruppe, arrossendo -...vabbè, non è importante. Il sunto è che pensa che essere sempre i primi sia fondamentale per avere controllo della situazione- spiegò poi, marcando un po' lo spiccato accento newyorkese.

-Mi piace come filosofia. La uso molto anche io, anche se più che il controllo io spero sempre di non far aspettare gli altri. Sei qui da molto?- si preoccupò Max.

-No, solo, circa, dieci minuti. Ma avevo parecchie cose da fare. Ho iniziato a studiare il corso, e stavo controllando dei centri di interesse della città, soprattutto giardini. In generale mi interessa l'architettura- spiegò Manny, mostrando una foto sul telefono.

-Oh! Conosco quel giardino! È un po' fuori città, ma un giorno ti ci porterò. L'avevo promesso a una mia amica, ma ancora non c'è stata occasione di andarci- Max si rabbuiò leggermente pensando a Sonja. Ultimamente era sempre meno presente, al Café, e Max temeva di esserne in parte responsabile. Sperava davvero di non averla messa a disagio con la confessione e poi la nottata dopo la sbornia che aveva passato a casa sua.

-Mi farebbe molto piacere andarci. Grazie della proposta- Manny accennò un sorrisino, e mise via il telefono.

-Allora, siete pronti per ordinare?- chiese il cameriere, raggiungendoli.

Max guardò Manny, dandogli completa libertà di parola.

-Io ci sono, ma se hai bisogno di un po' di tempo, posso aspettare- alzò le mani lui, per passargli la decisione.

-Torno più tardi?- propose il cameriere, accomodante.

Max non aveva la più pallida idea di quale fosse il menù, ma non voleva far aspettare ancora Manny.

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