Capitolo 8. Ad ogni cicatrice un bacio

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Please have mercy on me
Take it easy on my heart
Even though you don't mean to hurt me
You keep tearing me apart

Please have mercy on meTake it easy on my heartEven though you don't mean to hurt meYou keep tearing me apart

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Lando è tornato ieri dalla Russia ma domani deve già ripartire per Barcellona. Quando Evie mi chiede di fare cambio di turno perché deve studiare per una verifica che ha domani, non potendole dire il vero motivo per cui non posso assolutamente accettare, mi ritrovo a finire di lavorare verso le dieci. Prima di iniziare il turno avviso Lando di non poter cenare con lui, ma lui mi dice di non preoccuparmi perché può aspettare e mi propone di prendere qualcosa d'asporto. A fine turno, proprio mentre sto per scrivergli che ho finito, lo trovo fuori dal bar in cui lavoro.

Mi avvicino alla sua macchina e busso contro il vetro, attirando così la sua attenzione. Alza lo sguardo dal telefono e mi sorride, sbloccando subito dopo la portiera. Dentro l'aria è tiepida, in sottofondo c'è una canzone di Dua Lipa e Lando non mi è mai sembrato così bello come in questo momento. È un momento perfetto, ma poi lui si sporge verso di me intenzionato a baciarmi ma io mi sposto all'ultimo, girando la testa e guardando allarmato oltre il parabrezza. Lando si allontana mentre io prendendo un sospiro di sollievo quando capisco che non c'è nessuno nelle vicinanze.

«Com'era la Russia?» chiedo mentre mette in moto e parte.

«Fredda», risponde. «Per fortuna questo fine settimana siamo a Barcellona. Tu stai bene? Ti vedo...strano», nota, guardandomi con la coda dell'occhio.

«Sì, bene», sussurro ma sono davvero poco convincente. Anche lui se ne rende conto e porta la mano verso il mio collo, appoggiandomela tra l'attaccatura dei capelli e le spalle.

«Hai la mano freddissima!» mi lamento, cercando di spostarmi, senza però riuscirci perché la sua stretta si fa un po' più salda e nonostante abbia le dita congelate, le sue carezze diventano piacevoli.

«La verifica è andata bene?»

«Oh sì, quasi dimenticato!» esclamo facendolo sussultare. Mi piego e prendo un foglio dallo zaino, mostrandoglielo. «Ho preso sei. S e i», dico e lui butta un'occhiata veloce alla verifica, tornando poi a guardare davanti a sé.

«Sei stato bravo».

«No, in realtà no», sussurro. «Mi spiace aver finito così tardi di lavorare. Tu parti domani e-».

«Parto domani pomeriggio, sul tardi», precisa. «Perché non ti fermi a dormire da me stanotte?»

«Domani ho scuola», dico con una smorfia.

«Ti ci accompagno io a scuola domani mattina. Ti prometto che arriverai in orario».

«Non posso Lando, devo tornare a casa-», sussurro, sottraendomi finalmente dalla sua presa. O forse è Lando che lascia cadere la mano. All'improvviso l'abitacolo della macchina si satura di un silenzio che potrebbe anche schiacciarmi per quanto è denso e pesante. Lando non parla finché non arriviamo davanti al ritornate thailandese take away, poco lontano da casa sua. L'insegna a neon punta verso la macchina e la illumina, permettendomi così di poter vedere la sua espressione seria. Mi ritrovo a non sapere che cosa dire o fare. Per fortuna, o per sfortuna, ci pensa lui.

Mille Graffi || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora