Capitolo 10. Ho un ragazzo!

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How am I supposed to think about anything else?
How am I to go on keeping this to myself?
I am done pretending I want anyone else
Anyone else

How am I supposed to think about anything else?How am I to go on keeping this to myself?I am done pretending I want anyone elseAnyone else

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***

«Sono nervoso», dico attirando l'attenzione di Lando, che mi guarda intenerito. «Perché cavolo sono nervoso, insomma è di Jamie che si tratta». Sospiro, dandomi mentalmente dello stupido. Ci ho pensato così tanto prima di chiedere a Jamie di vederci, poi alla fine non sono nemmeno riuscito a mandargli un messaggio. Lo ha fatto Lando al posto mio ed è anche riuscito a convincermi a farmi accompagnare da lui. Forse aveva paura che scapassi prima di entrare nel bar dove ho appuntamento. E sì, credo che sarei in grado di farlo.

«Appunto: è di Jamie che si tratta», mi dice prendendomi per il braccio e facendomi fermare davanti alla vetrata del bar. Guarda oltre le mie spalle, poi ritorna a guardare me. «Lui è già lì e ci sta guardando», mi avvisa e per quanto io sia tentato di girarmi decido di non farlo.

«D'accordo. Allora vado», sussurro, prendendo un respiro profondo. Lando si da un'occhiata veloce in giro, e prima che io gli possa chiedere il perché si appoggia contro le mie spalle e mi lascia un bacio sulla guancia.

«Io e Valerie andiamo a prenderci qualcosa da vestire per la serata di beneficienza. Dovrei partire per le nove, quindi passa da me prima di andare a casa, così mi racconti», mi dice riferendosi alla serata organizzata da una delle fondazioni di cui Valerie fa parte, finalizzata a raccogliere fondi per i bambini degli orfanotrofi della Contea dell'Oxfordshire. Annuisco, con un mezzo sorriso sulle labbra e mentre Lando attraversa la strada, io mi giro verso la porta ed entro. Cammino tra i tavoli fino a quello a cui è seduto Jamie. Mi fa un cenno con la mano, sorridendomi in un modo che mi porta a ripensare alla prima volta che ci siamo visti. Sembra una vita fa.

***

Un anno prima

Davanti al palazzo in cui abito c'è un grosso camion dei traslochi e un sacco di scatoloni già scaricati. Un ragazzo sta discutendo animatamente con uno dei traslocatori. Avvicinandomi al portone passo vicino ai due ma non riuscendo a capire bene che cosa si stiano dicendo, però alla fine il ragazzo prende tra le braccia uno scatolone e si avvicina a me, quindi decido di tenergli aperto il portone.

«Grazie», mi dice con un sorriso ed io in tutta risposta arrossisco, balbettando qualcosa quando ormai lui ha già fatto una rampa di scale. Salendo a mia volta capisco che si è traferito al secondo piano, nell'appartamento della signora Denver.

Mentre attraverso il suo pianerottolo si gira verso di me e mi dice qualcosa, però pur vedendo muovere le sue labbra non capisco una parola. Mi tolgo una delle cuffie dall'orecchio destro e lui ripete un'altra volta.

«Abiti qui?» chiede.

«S-sì», rispondo, togliendomi anche l'altra cuffietta. «Abito al quarto piano. Sono Chase, Chase Jones», mi presento allungando la mano verso di lui. Il ragazzo mi sorride, riuscendo a far fare al mio stomaco una capriola mentre mi stringe la mano. Noto subito che ha le braccia massicce, e salendo con lo sguardo non posso fare a meno di notare che pure le sue spalle lo sono.

Mille Graffi || Lando NorrisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora