XXVIII

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YOONGI

Apro piano gli occhi, mi guardo attorno e stringo i denti avvertendo una fitta alla testa.
«Ti sei svegliato» dice una voce femminile.
Mi alzo e la guardo confuso. «Jennie ma...»
Sospira. «Sono morto».

«Ancora no, tranquillo» ridacchia e passa un qualcosa di denso sul petto.
«Hai ancora otto volte per morire» spiega.
Aggrotto le sopracciglia. «Sei un gatto, Yoongi, i gatti hanno nove vite. Per questo non sei morto» spiega, sedendosi sul bordo del letto accanto a me.

«Comunque, anche se sei ancora vivo, le ferite devono ancora guarire, quindi devi riposare e non sforzarti. Resterai qui, fino a quando non starai bene» dice e mi porge un bicchiere. Lo prendo, annusandolo e guardo lei. «È un infuso di erbe, ti sentirai meglio» mi da una pacca sulla spalla e sorride.

«Non posso stare qui, devo andare a Jimin, starà malissimo» dico, scuotendo la testa. «Potrai andare da lui quando starai meglio».
Sospiro. «Jen, ti prego».
«Yoongi, è escluso che tu ti muova da qui».

Ci pensa un attimo. «Se proprio vuoi dirgli qualcosa, puoi usare la proiezione astrale. Potrai parlagli e toccarlo, ma il tuo corpo sarà qui» spiega.
Annuisco. «Come si fa?»
«Prima di tutto - avvicina il bicchiere alla mia faccia - bevi l'intruso, devi aspettare che il tuo corpo stia meglio per proiettarti, altrimenti le tue vite potrebbero ridursi a sette» dice, con un sorriso.

Si alza e posa le mani sui fianchi. «Sei hai bisogno, miagola».
La fulmino con lo sguardo e lei ridacchia, per poi uscire dalla stanza.

JIMIN

Rimango immobile, senza riuscire a muovere un muscolo. Lui è qui, mi sta guardando.
Tiene le braccia lungo i fianchi, indossa una maglietta nera aderente e dei jeans strappati del medesimo colore.

Abbasso le mani, stringendo le labbra.
Cammino verso di lui e mi fermo a guardarlo.
Appoggio una mano sul suo petto e deglutisco, tocco la sua guancia e poi stringo la sua maglietta.

«Sei tu» sussurro. «Sei vivo». Butto le braccia al suo collo, facendo scontrare le nostre labbra.
Stringe i miei fianchi con le mani, tirandomi verso di lui. Tiro le sue ciocche, mentre le nostre lingue si muovono in sincronia.

Si allontana e mi accarezza la guancia.
«Perchè non mi hai detto che eri vivo?» chiedo, scuotendo la testa. «Jennie mi ha detto che era meglio aspettare che le mie ferite fossere guarite» spiega. «Volevo farlo, credimi».

«Io non capisco, ti ho visto morire...»
«I gatti hanno nove vite, giusto?» chiede. Lo guardo e lui annuisce. «Quindi, non ero pazzo...tu c'eri davvero».
«Sì, ti parlavo davvero e ti stringevo davvero. Era una proiezione astrale» spiega.

«Ma guardati, sei distrutto» sospira, osservando meglio il mio viso. «Credevo che fossi morto, non potevo stare bene» spiego, con un sorriso sforzato. «Lo so, ti ho visto».
«Jungkook mi ha aiutato molto» spiego «forse, è quello che ci ha provato di più a capirmi».

Mette una mano sul mio collo, alzando il mio viso. Fa sfiorare le nostre labbra e mi guarda negli occhi. «Mi sei mancato da morire».
«Sapessi quanto mi sei mancato tu» sussurro e stringo la sua giacca.

Sento la sua mano, slacciarmi il bottone dei jeans. Respiro tremante, mentre le sue labbra sfiorano il mio collo e la sua lingua lecca la mia pelle. Abbassa la cerniera, e porta i jeans fino alle cavaglie. Li calcio e tiro il lembo della sua maglietta per poi sfilargliela, tasto il suo petto.

THOS || TaekookWhere stories live. Discover now