16. Ciò che mi alimenta

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In cucina mi guardo intorno spaesata. Non so nemmeno dove mettere le mani per iniziare a preparare la cena, non l'ho mai fatto prima.

"Hai bisogno d'aiuto?" Trevor spunta da dietro la porta con un tenue sorriso sul volto. Anche lui sembra stanco, nonostante in questi giorni quasi nessuno è andato in infermeria. La squadra di ricerca ha ricollocato la maggior parte dei ragazzini recuperati in altre basi della Resistenza sparse per lo stato.

"Sì ti prego, non posso farcela da sola! Non so nemmeno da dove iniziare."
Mi accascio sul bancone e sospiro sconsolata. Perché ho avuto la brillante idea di offrirmi volontaria? Avrei dovuto lasciar fare a qualcuno più competente.

"Ho avuto una visione di te che mandavi a fuoco la cucina" Trevor ridacchia. Prende un grembiule dal cassetto e se lo lega in vita per evitare di sporcarsi i vestiti.

"E sei venuto qui per scongiurarla?"

Trevor sorride prima di prendere in mano una grossa ciotola. "Sto scherzando, è stata Cece a dirmi dove trovarti." La riempie d'acqua fino a quando non trabocca dall'orlo, ci mette un pizzico di sale dentro e me la porge.

"Che cosa dovrei farci con questa?" Bagno un dito nell'acqua e me lo porto lentamente alla bocca. La punta della mia lingua pizzica quando il sale entra in contatto con essa.

"Lava le patate, pelale e tagliale a spicchi." Trevor mi porge una sacca piena di tuberi e rimango scioccata. Non ha intenzione di farmi lavare tutte queste patate vero?

"Io preparerò della pasta e poi cucinerò la carne. Puoi aiutarmi a fare il condimento?"

"Certo" lo affianco ed entrambi ci mettiamo a tagliare dei pomodorini.

"Come sta andando l'allenamento con Cece?"

"Piuttosto bene a dire il vero, in questi ultimi giorni abbiamo fatto progressi! L'altro giorno ho sollevato una palla senza rischiare di distruggere tutto e sono quasi riuscita a provocare un terremoto di mi spontanea volontà."

"Sono felice per te. Sono sicuro non sia facile, sopratutto dopo tutto il tempo che hai passato con la Grayson Corporation." Non mi serve alzare lo sguardo per capire che Trevor è dispiaciuto per la mia infanzia. Sento il suo sangue scorrere veloce nelle sue vene.

Secondo uno dei miei libri potrei persino essere capace di manipolare il sangue ma ci vorrà tanto allenamento e tanto autocontrollo. Per ora mi limito a cercare di sollevare piccole quantità d'acqua e devo dire che sto fallendo miseramente. L'aria e la terra sono gli elementi più semplici, almeno per me. Chelsey dice che per il fuoco dovrei chiedere a Tristan e l'idea non mi piace per niente. Non ho intenzione di venire presa in giro da un ragazzino qualunque solo perché non sono brava come lui.

"Chelsey e Jansen non ci sono mai stati vero? Non ho visto nessun numero sul loro braccio e nemmeno sul tuo."

"Siamo stati tutte e tre molto fortunati. La madre di Chelsey l'ha portata in una casa isolata in montagna appena ha sviluppato i poteri, grazie al cielo la resistenza l'ha trovata prima che lo facesse il governo."

Finisco di tagliare i pomodori e li metto in una ciotola insieme a un po' d'olio e sale. La metto in frigo, poi mi concentro sulle patate mentre Trevor mette a bollire l'acqua.

"Jansen l'altro giorno mi ha detto che ha sempre vissuto in orfanotrofio" dico girandomi per cercare una sua conferma.

"Sì, i genitori sono morti in un incidente d'auto quando aveva un anno. Dimitri l'ha trovato grazie a una chiamata anonima al governo."

"Che diceva la chiamata?" Pelo le patate con estrema cura e lentezza. È la prima volta che faccio una cosa del genere e onestamente ho paura di tagliarmi con il pelapatate.

"Parlavano di un bambino di cinque anni capace di diventare duro come la pietra."

"Non immagino cosa abbia dovuto passare da solo in un posto del genere." borbotto e aspetto che Trevor aggiunga dell'altro.

Questo ragazzo sembra sapere tutto. Non so se abbia a che fare con i suoi poteri o con il fatto che Dimitri si fida ciecamente di lui ma se bisogna scoprire qualcosa, Trevor è la persona giusta a cui chiedere.

"L'orfanotrofio non era un brutto posto. Gli hanno insegnato a leggere, scrivere e suonare il piano."

"È una bella educazione tenendo conto che poi l'hanno venduto al governo come se fosse un pezzo da collezione" ringhio ricordandomi di ciò che mi hanno fatto. Mi blocco e stringo il manico del pelapatate cercando di scacciare via i ricordi dalla testa.

Prendi un bel respiro Lynnie e ricordati cosa potresti perdere: amici, una famiglia, un posto sicuro dove vivere e la possibilità di vendicarmi.

"La gente è spaventata dai nostri poteri perché non li capiscono e ognuno fa ciò che deve per sopravvivere, come puoi biasimarli quando tu farai la stessa cosa?" Trevor mi lancia uno sguardo che non riesco a decifrare ma non è l'unica cosa che mi confonde.

"Farai? Hai usato il futuro." Affermo lasciando scivolare una patata a pezzi nella ciotola. "Hai visto il mio futuro?"

"Ho visto il futuro di tutti voi." la leggerezza con cui lo dice è disarmante. Per lui non sembra essere un problema. "Alcuni non sono poi così gioiosi, altri sono ricchi di gloria e dolore. Spesso cambiano forma, mutano, il futuro non è sempre prevedibile. Il tuo, per esempio, è ancora avvolto dalla nebbia."

Finisco per fissarlo in silenzio per una decina di secondi prima che Trevor si decida a parlare.

"So perché sei rimasta Irelyn e non è perché ci hai trovati simpatici. Forse all'inizio ti è piaciuta l'idea di un pasto caldo o di un tetto sopra la testa ma qualcosa si è infiltrato nella tua testa." Trevor allunga una mano verso di me ma la lascia sospesa a mezz'aria. La accetto titubante e appena la nostra pelle si sfiora, vengo catapultata in un vortice confuso di immagini e emozioni.

Tutte le persone che più odio, il dottor Hale, le guardie, gli infermieri della base, vengono spazzate via da onde scarlatte. L'acqua li sommerge e mentre la loro sofferenza aumenta, la mia sparisce, come alleviata da tutta quella morte. Mi sento una regina, una dea della guerra che esce trionfante dalle ceneri dei suoi nemici, impregnata del loro sangue.

"Okay, ho capito!" grido allontanandomi e interrompendo il contatto.

Non è stata come la visione che mi ha fatto vedere Chelsey sull'aereo. Questa era estremamente meno accurata e più confusa. L'unica cosa che ho nella testa è un tornado di suoni e flash scollegati.

"Certe volte odio davvero i tuoi poteri..." borbotto cercando di riprendermi. "Comunque sia hai ragione. Non sono qui per aiutarvi a distruggere il governo e giustiziare il presidente, voglio solo trovare il controllo necessario per riuscire a farla pagare a chi mi ha tormentata per decenni. Però ti prego, non dirlo a Dimitri?"

"Sta tranquilla Irie, tutti qui siamo alimentati da qualcosa e non sono io a dover giudicare se la tua motivazione è più valida della mia."

Annuisco senza proferire parola, poi torno a pelare le patate rimanenti. Non mi aspettavo questa sua reazione e adesso mi viene spontaneo chiedermi: che cosa motiva tutti gli altri in questa base? Che cosa li fa alzare ogni mattina? Appena finisco il mio compito mi giro verso Trevor.

"Che ora è? Dobbiamo servire la cena alle otto e mezza."

"Sono le otto. Io inizio a friggere le patate se tu controlli che la carne non si bruci"

Annuisco e vado verso la piastra e con una forchetta giro le bistecche quando mi sembrano cotte. Continuo così per una decina di minuti, finché Trevor non torna con una grossa ciotola di patate fritte.

"Porti tu il cibo ai bambini?" chiedo mentre metto su un altro vassoio la carne necessaria per sfamare sette persone.

"Sì, come arrivi dagli altri puoi chiedere a Jansen di aiutarmi?" Trevor indica con la testa una mezza dozzina di ciotole e vassoi che vanno trasportati ai piani inferiori.

"Certo" sorrido e con i miei due recipienti mi dirigo verso la sala da pranzo dove tutta la squadra operativa mi sta aspettando affamata.

"Ehi J, Trevor ha chiesto se puoi andare ad aiutarlo."

Il ragazzo sorride e annuisce. Mi passa affianco e mi lancia uno sguardo sfuggente e gentile prima di sparire dal mio campo visivo.

The last DestroyerWhere stories live. Discover now