34. Un attacco inaspettato

490 19 0
                                    

All'alba c'è un po' di freddo ma il corpo caldo di Tristan sotto di me mi impedisce di sentire troppo la brezza e l'umidità. Il cielo è tinto di rosa pastello, azzurro, viola e blu intenso mentre le nuvole lo screziano qua e là con il loro bianco candido e lanoso. Il limitare della foresta è a meno di cento metri da noi e le fronde mosse dal vento riempiono l'aria di deboli e armonici fruscii. Questo posto è così pacifico che mi dimentico di tutte le preoccupazioni che mi assillano la mente e infestano i miei pensieri.

"Che forma è quella? Mi sto impegnando davvero ma..." chiede il ragazzo indicando la nuvola che sto cercando di manipolare.

"Doveva essere un coniglio ma sembra più un drago con due teste..." borbotto perdendo le speranze. Controllare delle masse di vapore acqueo e cristalli di ghiaccio a ottomila metri di altitudine non è semplice ma mi insegna l'autocontrollo.

"C'eri quasi" dice il ragazzo giocherellando con alcune ciocche dei miei capelli mentre rimango con la testa sul suo petto. "Sei migliorata molto rispetto a una settimana fa"

"Non sono l'unica. Jamie sta imparando a far addormentare le persone, purtroppo bisogna stare attenti a non dargli fastidio se non vuoi dormire per tutto il giorno." ridacchio spensierata.

Tristan si solleva leggermente e fa alzare anche me. Mi tira verso di lui in modo che gli salva a cavalcioni e rimaniamo a fissarci per una decina di secondi prima che lui decida di baciarmi.

E' un bacio lento, dolce, confortante. Le sue labbra si muovono sulle mia con esperienza, le sue mani mi stringono i fianchi e nel mentre io giocherello con i suoi ricci castani. A un certo punto qualcosa cambia nell'aria, il profumo dei fiori viene spazzato via da qualcosa di rancido, come acido di batteria. Qualcos'altro mi stuzzica le narici, facendomi venire voglia di starnutire: polvere da sparo.

"Tris?" scatto in piedi allarmata e il ragazzo mi copia, senza mai lasciarmi la mano.

"Che succede?"

"Abbiamo mandato qualcuno in missione?"

"No, tutte le squadre sono alla base e non aspettiamo visite..."

"Allora c'è un problema. Credo che ci siano degli elicotteri in avvicinamento."

"Ne sei sicura?" Tristan mi spinge dietro di se e alza gli occhi al cielo e lo scruta con attenzione. Riesco ancora a vedere il flebile sfarfallio della cupola protettiva. Non dovrei allarmarmi così tanto, nessuno ci vedrà.

"Sento l'aria spostarsi in modo innaturale. Ho un brutto presentimento..." c'è qualcos'altro di strano ma non riesco a capire di cosa si tratta.

"Forse dovremmo avvisare Dimitri, anche se non è nulla."

"Non lo so. Aspetta." chiudo gli occhi e mi concentro intensamente sulle correnti, sul vento, sui granelli di sabbia che quest'ultimo trasporta e prima che possa accorgermene, il rombo di tre motori riempie l'aria.

"Merda! Dobbiamo andare dentro." Tristan inizia a indietreggiare mentre tre velivoli armati fino ai denti sbucano all'orizzonte come piccole macchie scure su un dipinto impressionista.

"Sono degli Stealth da guerra, è ovvio che non li abbiano già avvistati i nostri radar. Dobbiamo dare l'allarme e nasconderci!" dico mentre insieme corriamo verso il portico del giardino. Se non ci sbrighiamo saremo circondati e non avremo modo di salvarci.

"No, è troppo tardi. Io vado da Dimitri, tu vai nel bunker e cerca di portare più bambini possibili a uno dei jet. Ti raggiungo appena posso." ci blocchiamo entrambi davanti all'ingresso sul retro e ci dividiamo andando per due strade diverse.

Corro a perdifiato tra i corridoi e nella luce fiocca del primo mattino, cerco di non inciampare sui tappeti persiani del soggiorno. Arrivo davanti all'ascensore e freneticamente schiaccio i pulsanti per aspettare che si aprano le porte.

The last DestroyerWhere stories live. Discover now