29. Il burattino e il burattinaio

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La rabbia e i crudeli ricordi si sono impossessati di me. Muovono il mio corpo come se fossero dei burattinai e io il pupazzo a cui hanno attaccato dei fili.

Apro la mano e lascio che il sangue degli altri scienziati presenti fluisca attraverso me, poi li faccio inginocchiare tutti, prendendo il controllo dei loro corpi. Li guardo soffrire e contorcersi mentre le loro ossa si sgretolano e gli organi collassano.
Si accasciano a terra senza vita sotto lo sguardo terrorizzato del dottor Hale. Aubrie lancia un grido e si stringe ancora di più al padre che non riesce a togliermi lo sguardo di dosso. È come se fosse paralizzato.

Prendo la pistola che la guardia teneva nella fondina e me la giro in mano. È finalmente bello avere il controllo della situazione e non ritrovarsi in balia delle onde.

"Facciamo un gioco. Verità o sparo ai tuoi figli" sorrido e tolgo la sicura alla pistola. Prendo la mira e tengo il braccio teso senza mai distogliere lo sguardo dal mio bersaglio.

Faccio zig zag tra i cadaveri e mi ritrovo con le scarpe immerse in una pozza di sangue. Niente sembra turbarmi e vorrei poter credere che sia a causa dell'adrenalina ma non ne sono più sicura.

"Che avete fatto ai miei genitori?" chiedo severa e con la voce distaccata.

Il suono giunge alle mie orecchie distorto. Quella non è la mia voce e non sono io a parlare. Mi sono trasformata in una specie di robot privo di sentimenti e non sono certa sia una cosa positiva.

Il Distruttore me l'aveva detto: sta attenta a non perdere te stessa, non lasciare che la tua morale sia subordinata ai tuoi poteri.

"Non lo vuoi fare davvero. Lascia andare i bambini, sono innocenti."

Sparo un colpo in aria perdendo la pazienza. Voglio risposte e non mi importa cosa dovrò fare per ottenerle.

"Sono innocenti tanto quanto lo ero io quando mi legavi su quel tavolo operatorio e per ore e ore mi sottoponevi a qualunque tipo di test. Non mi interessa dei tuoi figli, voglio delle risposte!" ringhio a denti stretti.

"Gli abbiamo cancellato i ricordi."

"Come avete fatto?"

"Abbiamo un nuovo siero, è molto efficace e lo usiamo sempre da un decennio a questa parte." dice il dottore tremando. Sembra spaventato più per la vita dei due bambini che per la sua.

"Se è un siero dev'esserci per forza un antidoto! È reversibile?"

Per un momento mi sembra di vedere un lieve sorriso sul volto del dottore ma sparisce così in fretta che non sono certa ci sia mai stato. Il suo tono, tuttavia, cambia drasticamente.

"Oh povera 244! Vuoi ancora tornare a casa?" il dottore scoppia in una fragorosa risata e mi fa un breve applauso.

Questo gesto non fa che aumentare la rabbia dentro di me e mi confonde i pensieri, privandomi della lucidità. Sento la tempesta imperversare all'esterno, aumentare di intensità alimentata dal mio dolore e dall'ira.

"Non tornerai mai a casa perché non troverai quell'antidoto e anche se esistesse, nessuno te lo darà!"

Non mi accorgo nemmeno di quando il dottore scatta in avanti e schiaccia il pulsante dell'allarme. Delle sirene rumorose e stridule iniziano a suonare in tutta la base assordandomi. Il mio primo istinto è quello di premere il grilletto e come il rinculo dell'arma mi risveglia dal mio stato di trans, mi rendo conto di cosa sta succedendo.
I due bambini cadono a terra mentre sulle loro magliette si espandono due macchie scarlatte dove il proiettile li ha colpiti. Non posso crederci, ho appena ucciso dei bambini a sangue freddo.

The last DestroyerWhere stories live. Discover now