30. Il fuoco ti consuma l'anima

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Mi sveglio con un gran mal di testa e la nausea mi porta a rotolare su un fianco per poter sputare fuori l'acqua che ho in bocca. Sa di sale, zolfo e qualcos'altro di amaro, persino leggermente acido. Non ho intenzione di scoprire che cosa io abbia ingoiato ma spero vivamente si trattasse di qualche alga e non di un pesce morto. Mi ritrovo a stringere della sabbia tra le mani e ancora più confusa tento di alzarmi. Inizio a barcollare frastornata e stremata ma due mani forti mi sostengono, impedendomi di cadere a faccia in terra.

"Ti sei svegliata finalmente."

Tristan mi aiuta a sedermi su un tronco caduto mentre affondo i piedi sulla sabbia fine e polverosa.

"Dove siamo finiti? E che diamine è successo?"

"Non ti ricordi nulla?"

Scuoto la testa e mi sostengo il mento con la mano cercando di tenere gli occhi aperti nonostante l'emicrania me lo renda difficile.

"Neanche io so molto. Mi sono risvegliato in una bolla d'aria sotto la superficie dell'oceano con te avvinghiata al collo. Credo che dopo esserci lanciati dalla nave tu sia svenuta ma i tuoi poteri ti hanno protetta." Tristan mi pettina i capelli con una mano mentre l'altra la tiene sul mio ginocchio. Per quanto sia strano questo contatto non ho le forze né fisiche né mentali per spostarmi. "Abbiamo galleggiato per qualche ora alla deriva prima di avvicinarci alla terra ferma. Il lato positivo è che siamo ancora vivi, quello negativo è che ci troviamo in un isola deserta senza possibilità di contattare la squadra."

"C'è da mangiare in questo posto?" dico stringendomi nelle spalle scossa dai brividi. Il sole sta calando all'orizzonte e il misto di brezza e vestiti bagnati non mi sta aiutando.

"Vieni qui." Tristan mi abbraccia e mentre la sua pelle inizia a diventare sempre più calda, i miei nervi si rilassano. Chiudo gli occhi e lascio che il suo calore mi scacci il gelo dalle ossa senza oppormi al contatto con il suo petto nudo. Come riapro gli occhi mi rendo conto che il foro di proiettile sul suo fianco è stato cauterizzato.

"L'hai fatto mentre dormivo?" passo le dita a fior di pelle per paura di fargli male ma lui non si ritira.

"Sì, il proiettile non ha colpito nessun organo. Sopravviverò."

"Che sfortuna" dico ironica e gli lancio uno sguardo sarcastico.

"Comunque ho trovato un vecchio bunker militare poco lontano da qui. C'è qualche lattina di cibo in scatola e tanto rum, se ti interessa."

"Onestamente avrei davvero bisogno di un po' di rum in questo momento" ridacchio e immediatamente Tristan si alza e tira fuori delle bottiglie da dietro una catasta di rametti secchi e foglie di palma.

Mi sfrego i palmi delle mani sulla tuta nera cercando di ricordare qualcosa in più. Ricordo il salto e l'impatto con l'acqua ma non mi ricordo di aver utilizzato i miei poteri per tenere me e Tristan in vita. A quanto pare ci sono ancora molte cose che non so sull'essere una Distruttrice.

"Tieni!" il ragazzo mi porge una vecchia bottiglia impolverata dove rimangono poche lettere di quella che, un tempo, era la marca dell'alcolico.

Tristan raduna qualche ramo caduto e con uno schiocco di dita accende il fuoco. Vorrei avvicinarmi alle fiamme ma quando lui viene verso di me decido di stare al mio posto.

"Sicuro sia commestibile?" dico scettica odorando il contenuto. Faccio una smorfia quando la fragranza mi fa lacrimare gli occhi.

"Tranquilla, l'alcol non scade" dice prima di prendere un grosso sorso dal contenuto di una fiaschetta in argento, probabilmente rubata anch'essa dal bunker.

The last DestroyerWhere stories live. Discover now