23. Un appuntamento memorabile

577 19 6
                                    

Passeggiare da sola per la foresta non è così male quando il sole è alto nel cielo e capisci che i vari fruscii sono prodotti da piccoli uccelli impegnati a fare il nido tra i rami.
Il cielo filtra tra le folte chiome proiettando lunghe ombre scure a chiazze sul terreno sconnesso. Mi incammino verso il fitto degli alberi presa dai miei pensieri e seguo il rumore del fiume. Arrivo davanti a un piccolo ruscello che scorre serenamente tra i sassi e gli alberi seguendo un sentiero che porta verso nord.

Leggermente più avanti c'è un ammasso di pietre da cui sembra nascere il fiumiciattolo. Ci appoggio sopra le mani e respiro, cercando di percepire quale sia la sorgente dell'acqua. La mia mente si sposta ed esce dal mio corpo percorrendo il flusso a ritroso fino a trovare la falda a cui appartiene.

"Wow" dico presa dall'entusiasmo. Il pozzo non sembra poi così piccolo come sembra dal flusso del ruscello. "Mi aspettavo una piccola pozza stagnante. Immagino qualcuno ci abbia messo mano"

"Sì, quantiche anno fa abbiamo coperto il pozzo e abbiamo costruito questo fiume. L'acqua viene riciclata costantemente per alimentare i fabbisogni della casa"

"Oh, ciao Cece"

"Ho sentito che ieri eri con Jansen"

"Chi te l'ha detto? Tristan?" Mi giro con le guance rosse, riesco a sentire il sangue che mi si concentra lì.

"Non riesce proprio a stare zitto..." borbotto.

Cece mi prende per mano e saltellando mi conduce verso un piccolo spazio libero dal fango.

"Forza Irie, racconta!"

"Va bene, va bene. Mi ha portata in un bellissimo bar in città, è stato troppo carino da parte sua"

"Stai scherzando spero! Come può piacerti quel libro?" alzai un po' troppo la voce e alcuni consumatori nel bar si girarono verso di noi incuriositi.

"È un capolavoro, come fai tu a non pensare altrimenti" ribatté Jansen.

"Senti, sorvolerò sui tuoi gusti discutibili solo perché sono gentile" ridacchiai prendendo un sorso dalla mia cioccolata calda. Per fortuna non ho preso un altro caffè altrimenti sarei diventata ancor più iperattiva.

Il ragazzo continuò a guardarmi mentre sorseggiava il suo té verde. Il locale era davvero semplice ma adornato in maniera spettacolare da piante e fiori di ogni tipo. Ogni tanto mi perdevo a osservare qualche bocciolo nella speranza che sbocciasse sotto il mio sguardo imperterrito.

"Come hai scoperto questo posto?" chiesi guardandomi intorno un'ultima volta per poi riportare il mio sguardo su di lui.

"Qui dietro c'è una libreria bellissima. Usavo andarci spesso i primi anni in cui ero qui."

"Una libreria? Non ci sono mai stata..."

"Com'è possibile?" chiede stupefatto il ragazzo.

"Senti ho vissuto sotto terra per dieci anni, non avevamo biblioteche!" risposi altrettanto esterrefatta dal fatto che non ci abbia pensato da solo.

"Quindi siete stati lì tutta la sera a parlare di...libri?" Chelsey è riluttante e per tutto il racconto non faceva altro che interrompermi con espressioni annoiate e sbuffi.

"No Cece, siamo andati in quella biblioteca di cui mi stava parlando." Dico e continuo serenamente il mio racconto.

Mi guardai intorno mentre centinaia di scaffali accoglievano libri dei generi più disparati. Passai le dita sulle copertine, alcune antiche in pelle e altre più moderne in carta rigida. La polvere ricopriva la maggior parte delle pagine e toccandole si alzava facendomi bruciare gli occhi.

The last DestroyerWhere stories live. Discover now