26. Un premio particolare

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Grazie a Tristan l'acqua della piscina è diventata calda e piacevole. Non sono mai stata alle terme ma immagino ci si senta così, bloccati in una dimensione a metà tra la coscienza e il sonno. Ascolto il gocciolare dei condotti galleggiando a pancia in su mentre fisso le luci al neon che illuminano il bunker. Le mie narici sono irritate dall'odore pungente de cloro ma non ci faccio caso perché quando Tris si muove, mi arrivano ventate della sua colonia.

"Vorrei poter rimanere sdraiata qui a vita..." borbotto in estasi. Non ho nemmeno voglia di sollevarmi o di poggiare i piedi a terra.

"Devi allenarti" il ragazzo mi passa affianco, sento l'acqua spostarsi e creare piccole increspature sulla superficie.

"Lo so ma non ne ho voglia, ormai sono in grado di controllare tutti gli elementi." rispondo socchiudendo gli occhi.

"Tranne il fuoco."

"Anche il fuoco, mi serve solo un po' di pratica e di certo non posso farlo qui. Potrei provare con il controllo del meteo ma, come ho già detto, non ne ho voglia."

"E hai intenzione di allenarti prima o poi?"

"No" rispondo chiudendo la conversazione.

La mia mente sta saltando da un pensiero all'altro e non riesco a fermarla. L'acqua che mi circonda e ovatta i sensi è così familiare, mi ricorda di quando mia madre mi faceva il bagno e tendevo sempre a farla arrabbiare perché la schizzavo sempre. Il profumo del bagnoschiuma per bambini mi riempie le narici, spazzando via l'odore sterile della piscina.

"Perché hai quella faccia?" le mani di Tristan si spostano sotto la mia schiena e le sento percorrermi la pelle con delicatezza, lasciando qua e là una sensazione calda e viva.

"Non ho nessuna faccia..." rispondo senza aprire gli occhi.

"Come vuoi" dice ed è come se sentissi i suoi occhi roteare. Non ho intenzione di allenarmi, sono troppo stanca e non motivata, non credo che riuscirei a concentrarmi con questa tristezza che mi opprime il petto.

Riesco ancora a vedere il sorriso di Elizabeth Hathaway che mi guarda con i suoi occhi verdi e vispi, così simili a quelli di mio fratellino che fa male sapere che da lei ho ereditato solo i capelli leggermente ramati.

"Riuscirò mai a dimenticarmi di loro come loro si sono dimenticati di me?"

"Di chi stai parlando?" il ragazzo sembra confuso ma il suo tocco non tremola, nemmeno quando si avvicina pericolosamente al mio interno coscia.

"Dei miei genitori" mi sollevo ma non mi allontano da lui, è come se il mio corpo si rifiutasse di spezzare quel contatto.

"Io non me ne sono mai dimenticato e continuo ad amarli nonostante tutto." borbotta il ragazzo allontanandosi di scatto da me.

"Nonostante tutto?" indietreggio e vado a sbattere contro il bordo. Appoggio la schiena e la testa, in modo da poter guardare il soffitto e non il ragazzo.

"Sono stati loro a denunciarmi alla Grayson Corporation."

"Come hanno potuto?" scatto in avanti in preda alla rabbia. Come può un genitore condannare suo figlio a un tale destino?

The last DestroyerWhere stories live. Discover now