40. L'ultima alba

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Il piano di sopra è avvolto dalle fiamme, ci sono maggiordomi e cameriere che corrono urlando dappertutto, terrorizzati e alla ricerca dell'uscita. Il fumo è ovunque e mi costringe a coprirmi il volto con la manica per attenuare gli attacchi di tosse. Ignoro le grida e con il dominio del fuoco mi faccio spazio tra le fiamme divampanti e impetuose che stanno per arrivare al piano superiore.

"Irelyn!" Tristan mi afferra il braccio e mi tira lontano dalle scalinate. Inciampo tra i suoi piedi e gli finisco sopra, così da rendergli semplice imprigionarmi tra le sue braccia. Cerco di proteggerlo da una trave che si stacca dal soffitto e all'improvviso una bolla d'aria ci circonda impedendo al fumo e alle fiamme ardenti di raggiungerci, proteggendoci dall'esterno nel suo fresco e candido abbraccio.

"Lasciami andare!" grido e cerco di allontanarmi sferrandogli pugni sul petto.

Il ragazzo fa una smorfia di dolore ma non demorde. "Smettila, voglio aiutarti! Non ce la farai mai da sola e non posso abbandonarti"

Lo guardo dritto negli occhi ma non provo pietà per lui o per quello che sto per fare. Prendo il controllo del suo sangue e con un gesto del polso inizio a farlo camminare verso l'uscita. Il rombo delle fiamme copre le sue urla ma riesco comunque a sentirlo dire: "Non farlo Irelyn! Non andare da sola!"

Sorrido cupa e attivo l'auricolare per accertarmi che nessuno mi segua. "Ragazzi, la casa sta per crollare e tutte le uscite sono bloccate dal fuoco. Io me la caverò, voi andate al jet."

Non aspetto una risposta perché mi tolgo il dispositivo dall'orecchio, lo getto in terra e lo schiaccio sotto il tacco dello stivale. Nessuno deve seguirmi, questa è la mia battaglia.

Corro su per le scale schivando qua e la delle travi del soffitto che rischiavano di cadermi addosso. Il fumo mi fa lacrimare gli occhi e mi impedisce di respirare affondo, così sono costretta a raggiungere il tetto in apnea per non rischiare di perdere conoscenza.

Mi ritrovo davanti a un portone antincendio e per quanto io spinga, sembra essere bloccato dall'esterno. Compatto una grossa quantità d'aria e la scaglio contro il metallo che, con un lamento si stacca dai cardini e cade a terra, con un tonfo sordo. Non faccio in tempo a fare più di un passo perché qualcosa mi colpisce alla coscia. Abbasso lo sguardo e intravedo un foro di proiettile. Impreco sotto voce e mi sposto di qualche metro per appoggiarmi al muro.

"Maledetto bastardo..." borbotto a denti stretti.

"Dovevi lasciarmi andare quando potevi 244. Sei stata fortunata le prime volte, non lo sarai di nuovo" Il dottore sorride nel puntarmi la canna della pistola contro. Sento la gamba bruciare mentre il sangue cola viscoso e bollente lungo il mio polpaccio. Il colare lento e melodico delle gocce scarlatte sul pavimento mi distrae, la mia mente viaggia per tutti i miei ricordi alla ricerca di uno in cui rifugiarsi per evitare di cedere al peso del trauma fisico.

Non cadrò in ginocchio, non gli darò la soddisfazione di vedere come mi ha spezzata. Combatto una lotta interna contro il dolore perché non permetterò che prenda il controllo del mio corpo.

"Come potevo lasciarla andare impunito? Tutto ciò che mi è mai successo è colpa sua! Io mi sono solo ripresa quello che lei mi ha tolto."

Tu ti sei presa i miei figli!" grida il dottore in preda a furia cieca. Agita l'arma come se non riuscisse a tenere il corpo fermo e quella faccia tanto pallida, adesso è rossa a causa del sangue che gli è arrivato alla testa.

Rido isterica prima di rispondere. "Sua figlia e suo figlio sono morti a causa della sua crudeltà, io ho solo saldato il conto che lei aveva lasciato in sospeso. Adesso siamo quasi pari." grido per sovrastare il vorticare delle fiamme sotto di noi e il rombo dei motori di un velivolo in avvicinamento.

The last DestroyerTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon