15. Lo studio

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Il letto è piuttosto comodo per scrivere e visto che non ho ancora avuto modo di andare in biblioteca a studiare, è l'unico posto dove posso stare tranquilla. La veranda è troppo esposta e stanno sempre partendo e arrivando dei jet; il guardino è monopolio di Tristan e del suo persistente fumo di sigaretta, perciò è impossibile stare lì e rilassarsi. Ogni volta che provo a sedermi affianco a lui vengo avvolta da una nube scura e densa che mi tossire, non è proprio quello di cui ho bisogno.

Il capitolo che sto leggendo adesso parla di come un Distruttore può incanalare l'energia che ha intorno per mantenere il controllo sui suoi poteri. Secondo il libro mi basterebbe ancorarmi all'ambiente circostante per non distruggere tutto. Non ho ancora capito come fare ma prima o poi ci riuscirò, non sembra essere così difficile. Ho già studiato un intero libro che parlava degli elementari e di tutte le cose che possono fare con i loro doni. Mi sembrava molto interessante e utile dato che i miei poteri da distruttrice si basano sulla forza della natura.

"Che fai?" Jansen entra nel dormitorio con degli occhiali sul naso, dei libri in mano e un sorriso sul volto.

"Leggo, faccio ricerche, cerco di capire come far funzionare i miei poteri." facci spallucce e chiudo il libro con un sospiro. Prendo in mano il mio diario e inizio a scrive in modo molto schematico le ultime cose che ho appreso.

"Non è leggendo che imparerai a controllarti." Jansen si sedie affianco a me facendomi molleggiare per qualche secondo. "Oggi non dovevi allenarti con Cece?"

"No, aveva da fare. A quanto pare Dimitri le ha assegnato una classe in più oggi. Tu invece? Non hai dei bambini da educare, sfide da vincere e Tristan da infastidire?" faccio spallucce e continuo a scrivere senza perdere il sorriso.

Jansen è come un piccolo sole artificiale. Il suo sorriso genuino irradia così tanta spensieratezza che riuscirebbe a far ridere persino i morti e i fantasmi vendicatori. L'unica persona che sembra odiare questo suo tratto è Tristan.

"No, oggi ho la giornata libera. Ho fatto gli straordinari questa settimana e Dimitri mi ha concesso una giornata di riposo ma non cercare di cambiare discorso, credo comunque che questo non sia il metodo giusto. Se vuoi possiamo andare in palestra, ti posso aiutare io per oggi." propone prendendomi delicatamente il diario dalle mani e riponendolo sotto il mio cuscino.

"Non potete." interviene Karina senza staccare gli occhi dal libro che sta leggendo. "Cece è lì con i bambini elementari, non penso vogliate stare in mezzo a tutto quel caos."

"In effetti no, non è ho alcuna intenzione. Grazie." sorrido e lei mi lancia uno sguardo indecifrabile prima di tornare al suo romanzo.

"Io non ho niente da fare per tutta la sera, se vuoi possiamo fare una passeggiata..." Jansen sembra visibilmente nervoso e per quanto io sia tentata di accettare la sua offerta, devo studiare.

"Non posso, fra qualche giorno ho il test e non posso fallirlo o Dimitri mi farà aspettare due mesi prima di poterlo rifare. Tu però vai pure, tanto devo ancora leggere tre capitoli e cercare di mettere in pratica almeno i primi." sorrido leggermente prima di tornare con la testa china sul mio libro. Non saluto Jansen nemmeno quando lo sento allontanarsi e chiudersi la porta alle spalle, devo rimanere concentrata.

Dopo qualche minuto in cui leggo e rileggo la stessa frase senza riuscire a capirne il significato, qualcosa mi colpisce in testa. Raccolgo la mandorla e la guardo stranita non capendo da dove sia arrivata.

"Irelyn!" Karina attira la mia attenzione e la vedo con un pacchetto di frutta secca in mano. "Jansen ha ragione, leggere non ti servirà a nulla una volta che sarai sul campo."

"Lo so ma non so fare nient'altro." faccio spallucce e imperterrita mi chino sul mio libro. Un altra mandorla mi arriva in testa e infastidita torno a poggiare il mio sguardo su Karina.

"Non sono molte le volte in cui vado sul campo. Di solito mi fanno rimanere sull'aereo a monitorare la situazione ma quando le cose vanno male la logica va a farsi fottere. Devi imparare a seguire l'istinto." Karina si alza e mi strappa il libro dalle mani prima di lanciarlo sul suo letto.

"Non riesco a lasciarmi andare." mi passo una mano sulla faccia disperata mentre Karina si fa spazio per sedersi affianco a me.

"Questo non è un problema che posso risolverti io" fa spallucce dalla tasca tira fuori un pacchetto di gomme da masticare. Se ne mette un paio in bocca e inizia a giocarci arrotolandosele attorno alla lingua.

Karina non sembra una di molte parole visto che rimane in silenzio per cinque minuti buoni indisturbata dal mio fissarla avvilita.

"Cos'è che ti blocca?" rotea gli occhi al cielo come se fosse stufa di me e del mio continuo commiserarmi.

"Non ne ho idea" sbuffo e nascondo la faccia in uno dei miei libri.

"Io ti posso solo consigliare cosa fare ma se non ti impegni non riuscirai mai a superare quel test. Inizia con qualcosa di semplice."

"Come mangiare un cibo che di solito non toccherei nemmeno con un ramoscello?"

"Non proprio ma potrebbe essere un inizio. Sai che cosa ti blocca?"

Scuoto la testa e la lascio parlare.

"Quello che bloccava me all'inizio era la rabbia. Ero furiosa con il mondo perché mi aveva portato via mia madre."

"Mi dispiace" sussurro e cerco la sua mano per poterla stringere, darle un minimo di conforto.

"Tranquilla, non è colpa tua. Appena ho capito che l'unico modo per superare il lutto era farmene una ragione e accettare che non sarebbe più tornata e che dovevo continuare la mia vita sono stata meglio."

"Hai ragione. Penso di essere troppo concentrata sul passato. Ogni volta che chiudo gli occhi vedo mio padre che mi guarda confuso, senza ricordarsi chi sono."

È stato davvero doloroso vedere la mia famiglia così felice senza di me. Pensavo si stessero struggendo dal dolore per la mia mancanza quando in realtà non si ricordano nemmeno della mia esistenza.

"Vedi? Questo è il problema! Devi lasciare andare il dolore e concentrarti sul futuro. Chi vuoi diventare Irelyn? Perché non realizzerai mai te stessa se non ti impegni."

Karina mi fissa insistentemente negli occhi e non so come ma riesce a farmi rilassare. Devono essere le pozze sconfinate d'azzurro che mi rapiscono perché quando Chelsey entra nel dormitorio noi siamo ancora intente nella nostra gara di sguardi.

"Che succede?" chiede la bionda confusa.

"Niente, stavo aiutando Irelyn con una cosa. Hai già finito le lezioni di oggi?" Karina sì alta per andare a salutare la sua ragazza con un bacio sulle labbra.

"No, sono venuta a cambiarmi. Uno dei ragazzi oggi ha avuto la bella idea di mandarmi a fuoco la manica." Cece sospira e inizia a spogliarsi. Effettivamente metà della sua maglietta è ridotta in brandelli fumanti e puzzolenti.

"Hai finito le lezioni adesso?" Mi sollevo e cerco di schioccarmi la schiena nel tentativo di alleviare il dolore che mi ha causato stare ore e ore china sui libri.

"Non proprio, finisco alle otto ma qualcuno dovrà preparare la cena. Oggi la signora Shelton non sta molto bene e Dimitri ha un incontro con gli altri capi della resistenza." Cece sembra davvero sfinita. Gli occhi sono spenti e le occhiaie sotto gli occhi sono violacee, spiccano a contrasto con la pelle abbronzata del viso.

"Posso cucinare io" faccio spallucce. Non ho mai toccato una padella in vita mia ma non dev'essere troppo difficile. La signora Shelton cucina sempre per due dozzine di persone, con un po' d'aiuto posso farcela anche io.

Karina lancia uno sguardo scettico a Chelsey ma quest'ultima sembra essere felice della mia proposta o perlomeno non lascia trasparire la sua preoccupazione.

"Sicuramente ci sarà qualcuno ad aiutarti." Cece sorride e mi stringe la spalla quando mi passa affianco per andare a prendere una felpa.

Quando finisce di vestirsi esce dal dormitorio e io la seguo, lasciandola davanti ala stanza-armadio per andare verso la cucina.

The last DestroyerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora