12. La concentrazione

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Chelsey mi lascia schiacciare i pulsanti per farmi imparare la combinazione per il piano della palestra e poi mi fa andare per prima.

"Devi imparare ad arrivare qui tutta sola. Appena prenderai un po' di controllo sui tuoi poteri potrai seguirci in missione e ti potrai allenare quando vuoi."

Per fortuna mi ricordo che dopo la stanza con il C-4 devo girare a destra e senza perdermi nemmeno una volta riesco ad arrivare a destinazione. Chelsey si chiude dietro la porta e va verso un muro con una spalliera svedese attaccata sopra, si arrampica fino in cima e prende una palla da pilates.

"Cosa devo farci con quella?" chiedo non capendo come fare degli esercizi possa aiutarmi con i miei poteri.

"Ho fatto un po' di ricerche l'altro giorno, ho trovato e letto tutto il possibile sui distruttori. Ho scoperto che forse puoi controllarti a tal punto da riuscire a controllare anche i singoli elementi." dice lanciandomi la palla.

"Ha senso." borbotto ricordandomi di quando ho quasi ucciso Tristan con un'onda.

"Oggi faremo qualcosa di semplice, non mi aspetto tu ci riesca subito ma sono ottimista. Dobbiamo innescare i tuoi poteri in qualche modo, c'è qualcosa in particolare che non vuoi che ti mostri?" mi chiede mettendomi davanti a una scelta.

Mi tengo stretta al petto la palla da pilates come se potesse proteggermi da ciò che c'è nella mia testa.

"Questa volta non usare il dolore, usa la rabbia." affermo prendendo un bel respiro, preparandomi alla tortura che mi aspetta. Purtroppo finché non riuscirò a decidere di mia spontanea volontà quando utilizzare e non i miei poteri sarò costretta a lasciare a spasso Chelsey nella mia testa.

"Sei sicura?"

"Fidati, la rabbia funzionerà meglio."

"Ma il dolore puoi controllarlo, la rabbia è troppo imprevedibile. Non voglio rischiare che ti succeda qualcosa e giocare con le emozioni può essere pericoloso, soprattutto per persone come noi."

Se sapesse ciò che è successo con Tristan non considererebbe nemmeno la mia proposta ma sono sicura che otterrò migliori risultati così. Devo imparare a reprimere la rabbia.

"Se non riesco a controllarmi darò un pugno al muro e mi calmerò. Il dolore non serve solo ad innescare i miei poteri..." la guardo dritta negli occhi e nonostante l'incertezza e la diffidenza, scuote la testa e dalla tasca si tira fuori uno strano orologio.

Cece sembra soppesare le mie parole con cautela prima di allacciarmi quello che capisco essere un monitor di frequenza cardiaca al polso, si allontana leggermente e si siede a terra. La imito e incrocio le gambe per poggiarci sopra la mia palla.

"Sei pronta?" sussurra con voce roca.

Annuisco e chiudo gli occhi e quando li riapro non sono più nella palestra della Resistenza. Sono ancora nella base ma i miei piedi sono sott'acqua.

Benissimo, sono di nuovo in piscina. Mi guardo attorno aspettando che arrivi qualcuno ma sono sola. Non so cosa Cece abbia in serbo per me ma non sarà piacevole.

"Ehi!" Jansen mi arriva alle spalle e si siede affianco a me. Siamo così vicini che riesco a sentire le nostre mani sfiorarsi. Gli sorrido ma non proferisco parola. Credo Chelsey abbia sbagliato, non c'è niente che Jansen possa fare per farmi arrabbiare a tal punto da sprigionare i miei poteri.

"Che ci fate voi due qui, insieme?" Adesso è Tristan ad arrivarci alle spalle ma riesco a leggergli negli occhi il dolore. C'è qualcosa che non va in lui e non capisco di cosa si tratta finché non noto che in mano ha una bottiglia di scotch vuota.

"Tristan..." borbotto mettendomi le mani nelle meningi e massaggiandole. Non so cosa stia per fare ma questa situazione non mi piace. Jansen mi stringe la mano nella sua prima di alzarsi e andare verso il suo amico e prendergli la bottiglia.

"Amico, forse è meglio se te ne vai a letto." suggerisce il biondo mettendo le mani sulle spalle del moro. L'ho già detto e lo ripeto. Jansen non è il tipo di ragazzo che riesci a spostare facilmente ma Tristan crea una palla di fuoco dal nulla e prima che l'amico possa accorgersene viene scaraventato in acqua.

Scatto in piedi e corro verso Tristan per afferrargli il polso. "Cosa ti passa per la mente?" grido conficcandogli le unghie nella pelle. Non gli permetterò di fare del male a Jansen.

"Lasciami andare!" risponde lui a denti stretti e con una spinta mi scaraventa in terra e si prepara a scagliare un nuovo attacco. Jansen è risalito in superficie e si tiene la spalla sanguinante con una mano per evitare di dissanguarsi ma l'acqua si sta già colorando di scarlatto.

"Tristan!" grido attirando la sua attenzione. "Non costringermi a farti del male. Di nuovo."

Il giovane ridacchia e mi guarda come se fossi insignificante. Si inginocchia davanti a me e mi mette una mano al collo, iniziando a stringere. Non mi arriva aria ai polmoni, il cloro mi brucia gli occhi e mentre fisso quelli di Tristan riesco a intravvedere il mio riflesso.

"Cosa pensi di fare adesso?" chiede serrando sempre di più la presa intorno alla mia gola.

"Questo." biascico mentre sento l'acqua chiamarmi a sé. Ogni singola molecola vibra nelle mie ossa, mi scuote dall'interno e mi fa bollire il sangue nelle vene. Sento il cuore battermi così forte nel petto da fare male e a ogni pulsazione i rumori intorno a me si ovattano sempre di più fino. L'unica cosa che riesco a sentire è il mio cuore e nient'altro, non ho nemmeno più pensieri nella testa. Sono completamente vuota, come un guscio primo di vita, l'unica cosa che mi mantiene cosciente è la forza che mi ruggisce dentro.

Chiudo gli occhi e prima che possa sprigionare i miei poteri, la voce di Chelsey mi riporta alla realtà.

"Va tutto bene Irie. Ora prova a rilasciare un po' di quel potere per alzare quella palla"

Il mio corpo è scosso da forti spasmi, quasi non riesco a rimanere ferma. Nemmeno se mi concentro riesco a diminuire il dolore che mi attanaglia ogni singolo muscolo del mio corpo.

"Non ci riesco." biascico stringendomi la palla al petto con tutta la forza che ho nelle braccia.

"Sì invece! Sei molto più forte di quello che credi. Pensa a qualcosa che ti fa stare bene, qualcosa che ti rilassa."

Non c'è qualcosa che mi fa stare bene! Rilasciare il dolore mi fa bene; distruggere tutto ciò che ho davanti mi fa stare bene.

"Concentrati solo sulla sulla palla. Devi muovere solo quella, nient'altro deve muoversi. Concentrati, io credo in te." Chelsey mi mette le mani sulle ginocchia e mi trasmette delle immagini. La sabbia che viene ingoiata dalle onde del mare mentre il sole batte sui sassi bianchi e lucidi sulla riva; il profumo della resina sui pini che gocciola sul terriccio umido; i colori luminosi dei fiori in una distesa infinita d'erba.

Va bene Irelyn, ce la puoi fare. Fisso la palla con un'intensità tale da farmi bruciare gli occhi e farmi venire mal di testa. Devo solo lasciarmi andare, non è così difficile.

Faccio un respiro profondo e quando rilascio l'aria la indirizzo verso la palla. A quanto pare mi sono lasciata andare un po' troppo visto che quest'ultima esplode nelle mie mani. Il silicone mi finisce in faccia e mi fa male. Probabilmente mi rimarrà un segno rosso per un bel po' di tempo. Spero solo non mi esca il livido.

"Okay, okay. Non sei andata male. Avresti potuto fare di meglio ma è un buon inizio." Chelsey sorride e mi aiuta ad alzarmi. "Proviamo con la terra adesso, andiamo in giardino."

The last DestroyerWhere stories live. Discover now