31. Un sogno bizzarro

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Vengo risvegliata dallo stridulo verso di alcuni gabbiani. Apro gli occhi e mi ritrovo faccia a faccia con Tristan che dorme tranquillamente con la testa sul mio petto. Le sue braccia muscolose sono allacciate alla mia vita e sembra quasi un orsetto con quei ricci scuri che gli coprono gli occhi. Gli passo le dita tra i capelli dolcemente finché il ragazzo non si sveglia con un mugolio sommesso.

"Buongiorno" borbotta rotolando sulla schiena. Si copre gli occhi con un braccio mentre con l'altro continua a cingermi la vita.

Adesso che non sono più coperta dal suo corpo iniziò a sentire freddo. Mi alzo per andare a raccogliere i miei vestiti che, accanto al fuoco, si sono asciugati alla perfezione. Gli lancio uno sguardo mentre mi vesto in silenzio.

"Vado a vedere se nel bunker c'è qualcosa di interessante" lo avviso prima di addentrarmi nel folto degli alberi. Con la luce è molto più facile orientarsi e mettendo in conto che l'isola è davvero minuscola, non sarà difficile trovare ciò che cerco. A occhio e croce direi che questo spiazzo di terra in mezzo all'oceano non è più grande di una decina di chilometri quadrati. Una volta ho letto un articolo in cui si diceva che le specie che abitano nelle isole sono più piccole e meno pericolose delle altre poiché non si devono difendere da altri predatori in quanto isolate. Penso sia esattamente questo quello che è successo qui: non ho mai visto palme così piccole e non ne ho nemmeno mai sentito parlare, stessa cosa vale per gli uccelli che sui rami mi guardano come se fossi una bestia rara, per niente disturbati o spaventati dalla mia presenza.

Il bunker risalta come una macchia argentea nel bel messo del verde della natura. La manopola per aprirlo è ricoperta di rampicanti e muschio ma la maggior parte è stato strappato via e accatastato da un lato. Alzo il portellone e guardo in basso per cercare delle scale o qualcosa con cui scendere senza rompermi il collo o una caviglia. Per fortuna individuo una piccola rampa e la percorro velocemente. L'interno è più piccolo di quello che mi aspettavo: ci sono solo due letti a castello, mezza dozzina di monitor e computer vari, un grosso armadio e quello che sembra essere una tavolo con delle carte da gioco impolverate sparse sopra. Apro l'armadio e afferro le prime lattine che trovo senza neanche leggere l'etichetta. Inizio a mangiare voracemente il contenuto del barattolo e immediatamente mi sembra di recuperare le forze.

Quello tsunami mi ha stremata e la sbornia non ha aiutato le mie condizioni di salute.

"Irelyn!" grida Tristan in lontananza. Lascio cadere la lattina in terra ed esco dal bunker. Corro schivando le radici che rialzano il terreno rendendolo scosceso e pericoloso. Sbuco nella spiaggia solo per vedere un aereo nero dal muso affusolato volteggia su di noi alzando la sabbia. Mi proteggo gli occhi e mi metto davanti al ragazzo, come per proteggerlo. Tristan si è preso già un proiettile per me, non è in grado di affrontare chiunque esta dal velivolo.

"Tris, dammi la tua mano e quando te lo dico usa i tuoi poteri" sussurro. Il ragazzo fa come gli chiedo ed entrambi indietreggiamo per lasciare spazio all'aereo per atterrare.

Sento il tintinnio causato dal legame con le fiamme nella testa e allo stesso tempo sono collegata con l'acqua, la terra e l'aria. Il terreno inizia a tremare mentre il portellone nero si abbassa lentamente.

"Lascia fare a me Irie" Tristan mi sposta in modo da stare in prima linea ma il movimento brusco lo fa piegare in due dal dolore.

"State indietro!" grido per farmi sentire oltre il rumore dei motori ancora accesi.

"Rilassati pel di carota, siamo alleati."

Una ragazza dai lunghi capelli castani scende dall'aereo con un'eleganza mozzafiato. Rimango a bocca aperta per qualche secondo, finché non sento Tristan indietreggiare. La ragazza va dritta verso di lui e gli da uno schiaffo così forte da farmi sobbalzare.

The last DestroyerWhere stories live. Discover now