9. il gusto del potere

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L'impatto con l'acqua gelida mi acuisce i sensi ma non riesco comunque a rilassarmi.

"Tutto bene Irelyn?" Jansen si è tuffato poco dopo di me e mi affianca. Sento l'acqua muoversi alle mie spalle e, per quanto possa sembrare strano, riesco a percepire ogni singola molecola mossa dal corpo del ragazzo.

"Sì, l'acqua è fantastica ed erano anni che non facevo un bagno del genere" giocherello con l'acqua e mi diverto nel guardare gli spruzzi increspare la superficie della piscina. "Comunque puoi anche chiamarmi Irie, mi piace molto di più ed è anche più semplice da ricordare." sorrido e mi sposto delle ciocche di capelli che mi si erano incollate sulla fronte.

"Va bene, allora tu puoi chiamarmi J" Jansen annuisce e sorride sereno poi cerca di allungare una mano verso di me. Mi ritraggo istintivamente e devo trattenermi dal emettere un grido.

"Scusa non sono abituata al contatto" abbasso lo sguardo imbarazzata. Ho passato dieci anni rinchiusa in una cella, le uniche volte in cui qualcuno posava una mano su di me era per prelevarmi il sangue o mettermi delle manette.

Santo cielo Irie, stai diventando patetica. Perché non tiri fuori le palle?

"Non devi scusarti. Tutti abbiamo delle cicatrici, le tue sono solo più fresche delle mie. Se non ti va bene qualcosa sentiti libera di dirmelo"

Annuisco felice che qualcuno condivida e capisca ciò che provo. È la prima volta in un decennio che esterno a qualcuno ciò che mi passa per la testa ed è come se mi si fosse tolto un po' di peso dal petto.

"Ti va di vedere chi arriva prima a venti vasche consecutive?" Tristan sorride competitivo fino al midollo e il suo sorriso è estremamente arrogante. È sicuro di vincere.

"Come vuoi ma non metterti a piangere quando vincerò io!"

I due si mettono a bordo vasca e dopo un breve conto alla rovescia partono. Mi incanto a osservare come i muscoli delle loro spalle scolpite nel marmo guizzino a ogni bracciata e si rilassano prima di partire con la successiva. Jansen è più alto, più muscoloso e imponente ma Tristan è snello e quindi più veloce. Adesso i due non sono più l'uno affianco all'altro. Il moro è nettamente in testa e se i miei calcoli sono giusti allora mancano solo altre cinque vasche e Tristan avrà vinto.

La piscina adesso non sembra più tango invitante come all'inizio. Il gelo dell'acqua mi è penetrato nelle ossa causandomi la pelle d'oca. Cerco di riscaldarmi passando le mani sulle braccia ma non riesco comunque a smettere di tremare. Tuttavia non voglio uscire dalla vasca, nonostante il freddo mi sento più felice e calma qui. Non voglio perdere di nuovo il controllo, non posso mandare tutto a puttane.

Mi immergo sott'acqua e rimango sorpresa dalla lucidità con cui riesco a riflettere. Mi sento connessa al fluido, riesco a sentirlo mentre mi accarezza le spalle, il viso, la schiena. E' confortante la sensazione che mi si irradia per tutto il corpo ma quando riemergo essa sparisce, come se fosse stata portata via dal vento.
I due ragazzi si mettono entrambi a ridere appena toccano il bordo e Jansen sembra ferito nell'orgoglio quando Tristan gli mostra il dito medio.

"Lo devi accettare J, non riuscirai mai a battermi!"

Li guardo e sorrido ma il biondo si accorge della mie espressione strana che ho in volto e viene preoccupato verso di me.

"Va tutto bene? Hai le labbra viola..."

"Sto bene" lo rassicuro forzando un sorriso. "L'acqua è solo un po' fredda."

"Potevi dirlo prima! Tristan, perché non riscaldi un po' la piscina?"

"Non può semplicemente uscire?" chiede innervosito e non so se la causa sono io o l'atteggiamento che l'amico ha nei miei confronti.

The last DestroyerWhere stories live. Discover now