𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐜𝐢𝐧𝐪𝐮𝐚𝐧𝐭𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨 || 𝐛𝐚𝐝 𝐭𝐨 𝐦𝐞

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Non penso più, non ragiono più, non sento più nulla insomma. 

La mia rovina più grande è stata la mia famiglia.

 Mi hanno rovinato l'adolescenza, mi hanno rovinato la mia personalità e mi hanno rovinato moralmente con le loro scelte e con i loro sbagli. 

Hanno cresciuto una bambina circondata da insicurezze e principi sbagliati, sono cresciuta con paure e non avevo nessuno a darmi la mano ed aiutarmi, sono cresciuta con l'idea che restare da sola fosse meglio che parlare con qualcuno. 

Non capisco i veri valori della vita e non so avere una relazione normale... io non riesco a provare sentimenti che non siano l'odio, la rabbia, l'ansia e la tristezza in tutte le loro sfumature. 

Provo piacere nel vedere la gente stare male. Posso definirmi una vera e propria sadomasochista in ogni forma e colore e ho continui istinti suicidi, un angelo è dovuto venire ad avvisarmi di smettere con la droga, non ho avuto un appuntamento con Jesse perché non volevo averlo e ho solo pensato al sesso.

Quindi come posso vivere una vita serena se non sono affatto normale? 


Detto questo, mi sistemo i capelli dietro alle orecchie e infilo dei nuovi guanti e ci metto sopra dei normalissimi guanti neri in pelle ed esco dall'ascensore, sono nel garage sotterraneo che è affianco alle sale di chirurgia in sintesi. 

Allora la macchina di Ariana è quella: una Jeep bianca, che merda di auto devo dire ma ci sarà molto comoda oggi. Le telecamere fortunatamente non arrivano fino a quel posto auto dunque ho via libera per andare verso la macchina di Ariana e con la chiave che le ho rubato apro la macchina. 

Sapere il codice del suo lucchetto è troppo comodo, infilo le chiavi nella serratura esterna della macchina e le lascio li per poi mettermi nei sedili posteriori, le ho lasciate li così penserà di averle dimenticate. 


Dio mio ma a che ora finisce oggi? Sto aspettando da tre ore! Cerco di sedermi dietro al sedile del guidatore così non mi vede subito. 


DOVEVA SOLO FARE UN ESAME DEL SANGUE OGGI NIENTE DI PIÙ, DOV'È ARIANA? Sto aspettando da quattro ore e rischio di morire soffocata. Che morte triste sarebbe, no vi prego, merito qualcosa di più dignitoso.


Oh ecco dei tacchi che si avvicinano, lei li aveva stamattina gusto?

<<Oh mio dio ho dimenticato le chiavi nella serratura della macchina... che scema, anzi è colpa di quella bastarda che mi ha fatto uscire di casa incazzata nera>> dice sedendosi nel sedile e chiudendo la porta.

<<Bastarda chi?>> dico puntandole la pistola sul fianco 

<<Cazzo sei proprio una psicopatica...>>

<<Hai fottutamente ragione e non ti consiglio di scappare e neanche di deviare la strada, vai dove ti dico io e non sembrare spaventata e non chiedere aiuto>> mette in moto la macchina e va.

<<Quindi è questo il tuo piano? Andare in giro per New York sentendoti dio solo perché hai una pistola?>> mi metto a ridere <<Oh no cara fidati che io ho un piano e ringrazia i tuoi genitori per averlo rafforzato>>

<<Cosa?>>

<<Tuo padre tradiva tua madre con mia madre da più di un anno e ora mia madre e nostro padre si vogliono sposare perché i tuoi si sono divorziati>> la vedo sbiancare, e inizia a piangere 

<<Aria ti prego dimmi che è uno scherzo>>

<<Oh no fidati cara che non lo è, seppure sembri l'inizio di una barzelletta, ora gira a destra>>

<<Non ci credo, sembravano così felici>> che shock porella, ma inutile dire che non mi dispiace più di tanto.

<<Nessuno lo è veramente, ora gira a sinistra>>

Tra le sue lacrime e le mie indicazioni finalmente dopo un'ora arriviamo a destinazione in una stradina nel New Jersey <<Quindi cosa vuoi farmi? Porre fine alle mie sofferenze?>>

<<Lo scopo sarebbe porre fine alle mie non alle tue... comunque inventa qualche scusa per la quale ora tu ti suiciderai a questo piccolo registratore>> il suo viso inizia a rigarsi di lacrime e lo prende in mano. 


<<A quanto pare son giunta a capolinea... forse tutto questo poteva essere evitato oppure no, ma non ha importanza ora, perché non riesco ad andare avanti... non c'è la faccio. Ho appena scoperto che i miei hanno deciso di divorziare, questa notizia è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma sapete qual è la cosa buffa? Che non è questo il vero motivo del perché oggi sarà il mio ultimo giorno...oggi sarà il mio ultimo giorno perché scoprire di avere i primi sintomi dell' Huntington a soli 18 e cercare di nasconderli al resto del mondo è complicato. Non c'è la faccio a pensare che tra qualche anno potrei non riuscirmi più a controllare... ne ho un tipo raro, uno che ti colpisce prima e non alla mezza età. E pensare che mi ero anche inscritta all'università di medicina... sono proprio una stronza, ho cercato di rendere un'inferno le vite di moltissime persone a me care... quella delle mie amiche... Emma, Chloe, Belle, Haylie, Danielle... quella del mio ragaz... ex ragazzo Jesse,  quelle delle mie sorellastre Elizabeth e Aria, non rendendomi conto che sono io quella sbagliata che non merita di vivere. Hanno ragione nel parlare alle mie spalle, hanno ragione di sputtanarmi su Instagram, hanno ragione ad odiarmi perché mi odio anche io... quindi arrivederci>> dice per poi lasciare il bottone di registrazione. 

Che discorso commovente, sto piangendo guarda. Seriamente? Di tutte le malattie l'Huntington?  

<<Che stai facendo Aria?>> alzo gli occhi al cielo, fatela stare zitta.

<<Solo il necessario, alza la manica del maglione>> fa quello che le dico 

<<Perché vuoi mettermi quel coso nel braccio?>>

<<Tu fallo>> scambio di mano la pistola e prendo meglio in mano la siringa che avevo già preparato.

<<Che cos'è Aria? Aria Ti prego ferm...>> gliela inietto nello stesso buchino in cui le è stato tolto il sangue 

<<Che cos'è...?>>

<<Shhh è solo un sedativo, vedrai tutto e sentirai tutto a rallentatore e non riuscirai a camminare o a fare qualunque tipo di movimento>> mi guardo a torno e vedo se c'è qualcuno in arrivo ma non c'è anima viva, mi metto due cuffie da chirurgia in testa, prendo lo zaino e lo metto in schiena e scendo dalla macchina.  Apro la sua portiera e la tiro fuori 

<<Pesi parecchio, avresti dovuto fare un po' di dieta>> dico trascinandola fino al centro del campo di mais, il bello del New Jersey è che ci sono parecchi campi vuoti, abbandonati come questo. 

<<Minchia la mia schiena>> dico mettendola seduta. 

<<Ok ora ti siedi con questo in mano e con quest'altra nell'altra mano solo che premerò io il grilletto cara... e non tu>>

 <<Aria...ti prego...>> 

<<Ora mi preghi eh? Bastarda sei tu la colpa delle mie sofferenze. Se io ora son malata è a causa tua dunque cosa si fa quando ci sono le erbacce nel prato?>>

<<Si... tolgono, ma mi dispiace...>> 

<<Esatto e così devo togliere te>> le sorrido 

<<Wow non pensavo che sarebbe arrivato questo momento.... addio stronza>>

<<Aria NO!>>

"Pam"

Finalmente. 

<<Prego, cara>>

Spalanco gli occhi e realizzo tutto.

SufferWhere stories live. Discover now