𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨 || 𝐟𝐞𝐞𝐥

84 34 32
                                    

Il risveglio non so come descriverlo perché avendo rotto la sveglia ho dovuto optare per uno dei miei peggior nemici: il sole.

Infatti mi sveglio con il sole in faccia, e ok questa opzione mai più devo assolutamente andare a comprarmi una sveglia nuova.

Questa giornata inizia in modo strano perché ho una gran voglia di vestirmi bene.
E quando intendo vestirmi bene intendo usare gonne, perciò esco subito dal letto e vado a sciacquarmi la faccia e lavarmi i denti. Fortunatamente il rossore è passato e ho capito anche perché mi è venuto: per il semplice fatto che sono stata dentro all'acqua bollente per molto tempo.

Vado verso il mio armadio e qua arriva la scelta dell'outfit perfetto, perché, anche se non sembra, io amo vestirmi bene e credo di farlo venti volte meglio delle mie sorelle primo perché io seguo dei criteri e secondo perché per loro conta solo mettere una maglietta scollata per fare bella figura.

E invece per me no, per me conta l'abbinamento, per questo scelgo una gonna con il tessuto a "Pie de Pool" bianco e nero un top bianco ed un blazer dello stesso tessuto della gonna e per completare un bel paio di stivali bianchi alti.

"C'est magnifique! " direbbe mia nonna francese, siccome ho tagliato i capelli sopra alle spalle non posso neanche legarli perciò ci metto solo due forcine.

Il frigo non mi ispira da ieri sera, credo che dovrò ancora una volta bere il caffè della caffetteria.
La barista di sicuro mi ucciderà per la scenata di ieri, ma dopotutto le figure di merda le faccio sempre e solo io.

Mi ero promessa di fare una borsa con dei vestiti da lasciare nel mio armadietto quindi credo che nel frattempo farò questo.

Sento il telefono vibrare  "Scendi che sono già qua, biondina"  Povero, forse è daltonico... chi glielo dice che ho i capelli neri? Prendo la borsa di vestiti e esco di casa.

<<Forse non lo sai ma io ho i capelli neri>> dico entrando in macchina

<<Lo so benissimo, ma ... stai sperimentando l'armadio di Ariana per caso?>> mi metto la cintura

<<Piuttosto è lei che mi copia gli outfit>>dico sicura

<<Mh può darsi.... passiamo da Starbucks prima visto che non ho per niente voglia di bere il caffè della mensa>> annuisco, questo mi legge nel pensiero altrimenti non si spiega <<Direi che è un'ottimo piano>> dico sorridente.

<<Salve un Caramel tall ed un croissant e per te?>>

<<Un caffè nero da venti>> mi guarda un po' male, oh mica ho chiesto chissà cosa.

<<Okay sono 12 dollari e 45 centesimi>> le do venti dollari prima che lui tiri fuori i soldi

<<Tenga il resto come mancia e scriva sul caffè nero il nome "Aria" grazie>>

<<Ehm nel caramel scriva J A grazie>> la tipa annuisce solo dopo che ha parlato lui, scusami esisto anche io eh! <<Ok ve li portiamo al posto>>

E così ci sediamo fuori in un tavolino un po' più distante <<Aria dai, pagavo io>>

<<Stai tranquillo, è il minimo, tu infondo sei stato l'unico che si è "importato" di me diciamo, e non eri obbligato ieri ad aiutarmi e... non l'avrebbe fatto nessun altro quindi grazie>>  picchietto le dita sul tavolino

<<Vuoi sapere perché infondo mi stai simpatica?>> incrocio le braccia e lo faccio parlare

<<Perché mi ricordi me, e quello che ho passato quando ero nella tua stessa situazione>> te pareva? Come tutti, anche lui prova solo pena nei miei confronti. È stato bello finché è durato.

Probabilmente si rende conto della mia faccia delusa visto che inizia a fare giri di parole, quanto... adorabile?

<<Nel senso che, mi ricordi me quando non prendevo ancora le pillole, insomma quelle che prendo ora, e quindi ero più incazzato io col mondo che chiunque altro... pensa io ero ancor peggio di te, violento, sai una volta ho quasi ucciso mia madre ed è stato vedendola piangere che ho capito che qualcosa non andava più in me>> la cameriera ci serve i nostri ordini e fa un sorrisetto a Adams, dio bono che stronza, avevo capito fin da subito che ci stava provando quando siamo andati ad ordinare che non gli ha tolto gli occhi d'addosso.

<<Non essere gelosa, comunque>> beve un sorso della sua bevanda.

<<Vorresti che lo fossi eh?>> bevo anche io il mio caffè.

<<Per concludere la storia, ieri mattina diciamo che "ti ho buttato dentro la doccia" solo perché quando quella stessa cosa era capitata a me, è stato tuo padre ad aiutarmi e a fare la stessa cosa con me>> mi strozzo nel sentire quelle parole.

<<Mio padre? Impossibile... sicuro che non era qualcun altro?>>scuote la testa e mangia un pezzo di brioche.

<<<Era lui ed è per questo che mi ha preso diciamo in simpatia>> ecco ora si spiegano tante cose

<<Si spiega perché ti trova anche così bello e che gli fai venire i dubbi:>> ora si strozza lui però

<<Lo ha detto seriamente?>> si mette a ridere ed io annuisco

<<Purtroppo si, e mi ha anche detto "Fossi in te ci farei anche un pensierino" ma probabilmente conoscendomi lo avrò sicuramente mandato a fanculo quel giorno>> mi guarda storto

<<Perché sono così brutto?>> fa il broncio, porca troia no non farmi rispondere a questa domanda, mi hai teso una trappola coglione, me la paghi.

<<Allora, voglio esprimere un parere oggettivo, cazzo è più difficile di quanto si pensi, comunque no non sei brutto però dai non sei di minimamente paragonabile a ... che ne so Leonardo DiCaprio ecco>> scuote la testa.

<<Che sono i capelli troppo alti?>> bevo un sorso di caffè

<<No, cioè si, nel senso, oddio non sono una parrucchiera quindi non so con del gel magari staresti meglio. Non so, ti prego ora cambiamo discorso>>

<<Assolutamente no, ora tocca a me ... non vuoi sapere che penso di te?>> assolutamente no

<<No, non mi interessa minimamente ma scommetto che me lo dirai comunque perciò dillo che son brutta in confronto a chiunque, ecco>> bevo il caffè

<<Se mi facevi parlare avrei detto che non sei affatto brutta come pensi, cioè non sei bella tanto quanto una lasagna appena sfornata ma non sei neanche brutta dai quindi non screditarti così>> sorrido nella metafora delle lasagne.

<<Grazie per la metafore sulle lasagne, comunque credo che dovremmo andare visto che sono già le sette e mezza e l'ospedale è lontano>> annuisce e beve l'ultimo sorso del suo caffè mentre io ho ancora la metà da finire

<<Dai dai dai biondina>> dice alzandosi

<<Posso guidare io? Ti prego, non c'è la faccio più! Io sono in astinenza di guida da troppo tempo>> dico supplicandolo

<<Va bene, ma se mi fai un graffio paghi tu e per di più ho il diritto di farti un'occhio nero>> mi lancia le chiavi e mi ha appena reso la giornata migliore senza neanche saperlo.

SufferDove le storie prendono vita. Scoprilo ora