𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢𝐜𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞𝐬𝐢𝐦𝐨 || 𝐡𝐚𝐫𝐝

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<<Stai scherzando? Ma dove le trova queste idee? Sinceramente l'ho subito trovata antipatica, a differenza tua... anche se tutta questa tua simpatia nei miei confronti mi fa un po' rimanere di guardia>> bevo un sorso di questo caffè.

<<Beh come biasimarti, uno bello come me si fa diffidare facilmente>> cerco di ridere per non piangere, ok è una buona compagnia con cui passare il tempo ma cristo che Ego.

<<Ciao Arietta bella, vedo che hai già fatto amicizia e anche in fretta... ah tu sei quello che le è venuto a dire buona fortuna>> giuro... giuro che lo ammazzo, sono certa che arriverà il giorno in cui gli ficco un proiettile nel cranio.

<<Che ci fai tu qua?>>

<<Ma che modi sono di presentarmi al tuo nuovo amico? O ti sei già stufata di me Aria? Non era così ieri>> stritolo il bicchiere di carta del caffè rovesciando il liquido bollente dappertutto 

<<Oh guarda! Ho distrutto la tazza del caffè>> dico sarcastica.

<<Aria ma non ti stai ustionando? È bollente quel caffè>> dice cercando di asciugare come può.

<<Ho sofferto dolori maggiori Adams, ora, arriviamo al dunque. Perché uno come Jackson Miller deve essere geloso di una che non è neanche la sua ragazza ma bensì la sorella maggiore della sua ragazza? Fammi indovinare... ti ha lasciata vero?>> lo guardo rimanendo impassibile 

<<Ma tu come cazzo fai a sapere tutto porca troia>> si alza e se ne va 

<<Dopo gli parlo meglio>>

<<Aria seriamente, vai pure se vuoi e sei sicura di non aver bisogno d'aiuto?>> continua a pulire come può il tavolo con un paio di fazzoletti e io faccio no con la testa <<Non ho la minima voglia>> guardo il mio caffè sparso per il tavolo <<Il mio povero caffè>> faccio il broncio e mi scende una lacrima <<Ma stai piangendo per il caffè?>> mi schiarisco la voce e canto un verso di See You again, in segno di rispetto nei confronti del caffè.

"It's been a long day, without my friend and i'll tell you all about it when I'll see you again"


<<Sei incredibile fattelo dire>>

<<Grazie mille, mi sei stato di grande aiuto, mi hai svegliata e mi hai rilassata in un momento di debolezza ti devo la vita, ok basta dramma, possiamo sbrigarci? Mi sono stancata di questa caffetteria>> mi asciugo la mano con un fazzoletto e cerco di addentare ancora il mio panino.

<<Senti, ma quindi in diagnostica posso tenermi i vestiti?>> annuisce.

<<Si da noi si, in pronto soccorso ed in sala operatoria no>> annuisco 

<<Non vedo l'ora>> sento vibrare il telefono <<È mio padre, ciao Ian dimmi>>

<<Ciao Aria, senti vieni in ufficio e porta Adams con te>>

<<Okay?>> butta giù la chiamata senza neanche farmi rispondere, ehi mi ha rubato il lavoro! Sono io quella che chiude le chiamate in faccia <<CI, e sottolineo ci, vuole nel suo ufficio>>


<<Aria ti sei accorta che ti sei sporcata la casacca? E anche la faccia.... e anche i capelli. Cazzo sei un disastro, passiamo dagli spogliatoi e ti cambi>>

Perché lo trovo così falso? O ho qualche problema io a non fidarmi con la gente, oppure sto qua seriamente è forzato a stare con me.
<<Oh ma non serve>> 

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