Capitolo 39.

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ALVARO'S POV:

'È stato fantastico amore mio' Mi disse appena concluso 

'Andiamo? Viky ci starà aspettando' 

'Certo' mentre recuperavamo i vestiti sparsi in giro per la stanza, dissi 

'E se questa sera mangiassimo fuori sul mare? al tramonto? Dicono che sia stupendo' 

'Mi piace moltissimo come idea' 

E così dicendo uscimmo raggiungendo i bambini che stavano sdraiati assieme sullo sdraio e Nicholas che stava correndo con Josè. Itzi corse subito verso Isabel facendole il solletico sul pancino e contemporaneamente iniziò anche con Noel, che era rimasto un mammone nonostante i suoi 3 anni sempre più prossimi. Vederli così felici mi ha fatto riflettere su quanto sia fortunato, siamo fortunati, a poter mangiare, bere, andare in vacanza, non farci mancare nulla. Mi sentivo così orgoglioso di quello che ero riuscito a costruire da zero, insieme a lei, la mia donna, mia moglie. Passammo tutto il giorno lì a prendere il sole, a ridere, a costruire castelli, a nuotare dove i gemelli toccavano e tante altre cose. Quella sera ordinammo qualche pizza e ci sedemmo sulla struttura in legno esterna della casetta. I più piccoli erano entusiasti del tramonto, Itzi aiutò i tuoi gemelli a mangiare, Viky e Josè intrattenerono Isabel mentre io mi trovai a guardare la bellissima scena. Quando il sole toccò il mare mi alzai e scattai una foto di tutte le persone più importanti, la mia famiglia. Poi Josè mi vide e si alzò dicendo 'Vai scatto io' Così mi misi vicino alle mie bellissime figlie, prendendo in spalla la più piccola e venne fuori una foto bellissima. La postai poco dopo con scritto <<Ohana means family, family means that nobody gets left behind or forgotten>> Poi misi via il telefono, sistemai, raccolsi i rifiuti e ci preparammo per andare a vedere i fuochi artificiali alle 24: Isabel crollò alle 10 sulle braccia di Itzi dopo la poppata della sera, l'unica che ormai faceva 'Vuoi che la tenga io?' Chiesi 'No tesoro, stai tranquillo, non pesa ancora così tanto' Noel ben presto reclamò la sua posizione nelle mie braccia, così lo presi e dopo averlo sbaciucchiato tutto si addormentò stringendomi il collo, quindi lo portai in camera e lo deposi sul letto a castello per farlo stare più comodo. Tornato in salotto Isa era ancora in braccio a mia moglie mentre Josè aveva in braccio Nicholas che parlava animatamente, senza dubbio su di giri. Alle 24 iniziarono come previsto i fuochi, Noel continuò a dormire per tutto il tempo, Nicholas voleva uscire e Isabel era spaventata: iniziò ad urlare e piangere stringendo Itzi. Non smetteva, così mi avvicinai e posando il braccio destro sul fianco di mia moglie e la mano sinistra sulla schiena della mia bambina 'Ehi siamo qui, non succede nulla amore' dissi io 'Mamma e papà ti tengono stretta e ti proteggono, promesso' si calmò un po' fino a che, ancora in lacrime, si appoggiò al petto di Itzi e iniziò a giocare coi suoi capelli. Una volta finiti andammo tutti a letto ma prima di fare questo e mandare via Josè e Viky, il primo mi chiese di parlare: 'Cosa c'è?' 'Vi ho fatto questa foto con la mia macchina fotografica - e me la mostrò, eravamo io con il braccio intorno ad Itzi che aveva in braccio Isabel e dietro un fuoco artificiale - se vuoi te la mando domani' 'è stupenda, sì grazie davvero per tutto, per quello che stai facendo per noi e per i gemelli, ti adorano' 'è reciproco' detto ciò sorrise e chiamata Vicky se ne andò. Giovedì decidemmo di andare a nuotare e fare inversione al largo, ci sembrava bello andare anche con nostra figlia e il suo quasi marito, ma i bambini a chi li lasciavamo? Questo dubbio ci martellò la testa per giorni fin quando Itzi non disse: 'Lasciamoli a Marivi, la donna che parla con noi tutti i giorni, adora i bambini e non penso si tirerebbe indietro' 'Non è il caso' cercai di persuaderla, ma vulle comunque chiederle. Lei accettò subito, ci raccomandammo coi gemelli di fare i bravi, che saremo tornati presto. Partimmo alle 4 di pomeriggio, vedemmo i bellissimi coralli, i pesci che ci giravano intorno, la flora e la fauna, tutto. Passammo tutto il tempo sotto l'acqua con i respiratori e quando tornammo su costatammo tutti e quattro che ne era valsa la pena. Tornati trovammo i nostri figli intatti, non ammaccati, intenti ad ascoltare Marivi che raccontava una storia, non si accorsero nemmeno del nostro arrivo. Mi finsi ferito ma in realtà ero sollevato e contento. Promettemmo alla nostra nuova amica che ci saremmo incontrati una volta arrivati a casa, visto che abitavamo davvero vicino, e sabato partimmo. Ci imbarcammo all'aeroporto presente sull'isola più grande dell'arcipelago e dopo una dormita di qualche ora atterrammo a San Sebastian, finalmente casa. Rincasammo alle 9, dopo un rapido spuntino mettemmo i gemelli e Isabel a dormire, salutammo Josè e Viky che ormai abitavano nella vecchia casa di Itzi e poi ci addormentammo.

Nostra figlia | AU ALVITZWhere stories live. Discover now