Capitolo 1.

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7 novembre 2003

ITZIAR'S POV:

Anche oggi, come la gran parte dei giorni dell'anno, lo passerò in collegio a Bilbao. Ho scelto questa scuola perché era molto buona e per evitare spostamenti da e verso casa ogni giorno. Ho 14 anni e da 8 ogni anno a settembre entro qui per mano alla mia migliore amica, Najwa. Lei è l'esatto opposto di me: io capelli e occhi marroni miele, una ragazza studiosa e seria, lei rossa con occhi verdi, folle e da molti definita una poco di buono. Entriamo in quel cancello da cui potremo uscire solo a Natale e ad aprile per Pasqua. Quando arriviamo tutti, ci chiamano e ci smistano nelle varie classi, non molto varie visto che sono con gli stessi compagni da un decennio. Dopo aver lasciato in camera le nostre cose, io e Najwa decidiamo di andare all'aula 87, dove abbiamo alla prima ora lingua spagnola. Ci sediamo al centro in secondo banco con davanti Pedro, che poverino non aveva ancora trovato un compagno di camera e quindi di banco. Sì, da noi funziona che la persona con cui sei in stanza, sei anche in classe in modo da limitare le chiacchiere, a detta loro. Iniziamo allora l'avventura. 

Dopo un mesetto Pedro entra in classe trionfante: 

'Ho un nuovo compagno di stanza!' Urla compiaciuto, al che gli chiedo:

'Come lo sai?'

'Me l'ha appena detto Sanchez (prof di fisica)'rispose entusiasta. 

Mentre andiamo avanti a parlare di questo enorme cambiamento nella vita di Pedro, Gonzalez, prof di spagnolo, fa il suo ingresso, eclatante come sempre: corre per poi disporre tutto sulla cattedra facendo un gran casino al fine di attirare la nostra attenzione. Si siede e annuncia: 'Oggi, in realtà dovrebbe già essere qui, arriverà un vostro nuovo compagno di classe che condividerà la stanza con Pedro. Inutile farvi raccomandazioni superficiali come quella di non escluderlo e così dicendo, vi reputo abbastanza maturi da capirlo da soli. Ho sentito qualcuno bussare, deve essere lui.' E così dicendo si alzò per andare ad aprire la porta, mentre io sussurrai a Najwa: 'Speriamo almeno sia bello'. Si presentò un ragazzo impacciato e timido, con occhi e capelli nerissimi. Fece una breve presentazione: 'Ciao... Io sono Alvaro. Mi sono appena trasferito qui da Madrid per il lavoro di mio padre. Spero di fare amicizia presto' e andò a sedersi esattamente davanti a me. La lezione prosegui normalmente e alla fine, avendo un piccolo break, gli picchiettai la spalla. Lui si voltò e per la prima volta i nostri occhi si incrociarono. Rimanemmo lì a fissarci forse un po' più del dovuto visto che il mio viso divenne paonazzo. Riuscì solo a porgere la mano e dire:

'Itziar piacere'

'Alvaro'

'Quindi vieni dalla grande città...'

'È a causa del lavoro di mio padre e della necessità di cambiare aria ecco'

'E che lavoro fa tuo papà?'

'Imprenditore'

'Che bello! Quindi vivi a Bilbao o più lontano?'

'A Bilbao centro in un appartamentino ma direi che sarà questa la mia casa'

'Vedrai che ti ci abituerai'

'Da quanto vieni qui?'

'Quasi 8 anni'

'Sei di casa insomma, non è che potresti spiegarmi e... Dov'è il bagno, la mensa, come si accede al dormitorio'

'Certo'

E così iniziò la nostra amicizia, una grande amicizia basata su stima e affetto. Álvaro si rivelò essere molto sveglio, amante della matematica e odiatore di dolci, che strazio. All'inizio passammo molto tempo insieme, gli feci vedere tutta la scuola, i bagni, la mensa e ben presto io, lui, Pedro e Najwa diventammo un affiatatissimo quartetto. Durante i mesi Álvaro riuscì ad adattarsi ma non a fare amicizia coi ragazzi, eccetto Pedro, che lo consideravano uno sfigatello nonostante, da quanto avevo sentito, suo padre era un uomo molto ricco. Erano all'inizio solo prese in giro da nulla come 'Ma come ti vesti?' 'Che fai ti sposi con la matematica?' ma poi divenne 'Che è, ti manca la mammina?' e il suo volto mutò, divenne rigido, una maschera impenetrabile anche per me, la sua migliore amica. Non finì lì, infatti vedendolo così lo circondarono e iniziarono a strattonarlo, intervenni mettendomi in mezzo sapendo benissimo che non mi avrebbero mai colpito, pena l'espulsione dal collegio. Appena mi spostai loro si bloccarono, allontanandosi. Aiutai Álvaro ad alzarsi e lo invitai in camera mia per riprendersi e sbattere via la polvere dalla maglietta:

Nostra figlia | AU ALVITZWhere stories live. Discover now