Capitolo 42.

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ITZIAR'S POV:

Il giorno dopo io ed Alvaro ritornammo sul set, questa volta da soli per iniziare a girare alcune scene. Jesus ci accolse subito con un sorriso

'Pronti?'

'Abbastanza' rispondemmo stringendoci le mani

'Andrà tutto bene, Alvaro da che scena avete deciso di partire?'

'Pensiamo da quelle del bar, perché diciamo che abbiamo omesso un particolare quando abbiamo accettato, tu eri così convinto e non ci sembrava una cosa da dire davanti a tutti'

'Cosa?'

'Sono incinta' dissi d'un fiato. Jesus rimase immobile per alcuni secondi e poi:

'Non c'è problema, partiamo come avete deciso dalle scene che coinvolgono tutto il busto, poi quelle a mezzo. E ragazzi – ci guardò voltandosi – Auguri davvero'

'Grazie' risposi a nome di entrambi

E così ci imbarcammo in questa avventura di almeno sei mesi insieme, mano nella mano, 24 ore su 24, eppure eravamo le persone più felici. Dopo un mese prendemmo un giorno libero per il primo giorno di asilo dei gemelli: era una mattina nuvolosa di settembre con 20° 

'Chi vuole entrare per primo?' chiesi ai bambini 

'Io, io' mi rispose entusiasto Nicholas, che non vedeva l'ora di giocare. Così passammo dalla stanza dei gialli e dopo aver messo il cappotto nell'armadietto lo accompagnammo dalla maestra, un breve saluto e presentazione con lei, per poi passare ai blu per Noel 

'Ci tagliamo il giubbotto?' chiese Alvaro inginocchiandosi davanti a nostro figlio 

'No' 

'Cosa c'è?' 

'Non voglio andarci a scuola' 

'E perché?' 

'Non conosco nessuno' 

'Ti farai tanti amici, vedrai, te lo prometto' 

'Non voglio' 

'Non hai visto com'era contento tuo fratello? non succede nulla' 

'Ma Nicholas è Nicolas, lui è contento di tutto. Io invece sono Noel' 

'Lo sappiamo, ascolta, cosa vuoi da mangiare a pranzo?'

'Patatine' 

'E patatine siano, però adesso ci togliamo il giubbotto?' 

'Va bene' Lo mettemmo a posto e Noel si impuntò ancora 

'Non voglio' 

'Cosa vuoi in cambio di andare dentro?' Non ero solita fare domande del genere ma ero al limite:

'Bistecca e anche patatine' 

'Va bene adesso entriamo, guarda c'è la maestra che aspetta solo te' 

'Mi prendi in braccio?' mi chiese subito 'Certo' E così passai Isa ad Alvaro e presi il mio ometto. Arrivati alla porta della classe 

'Buongiorno' ci disse la maestra porgendoci la mano, la strinsimo ricambiando il saluto 

'Tu devi essere Noel' Mio figlio si girò e rifugiò nella mia spalla 

'è una giornata no' 

'Ho notato, Noel ascolta, noi abbiamo qui un sacco di giochi per te: trenini, ruspe, cucine, tutto; ma per giocare devi salutare mamma, papà e la sorellina e venire con me' 

Alla fine si lasciò prendere dalla maestra e salutando andò. Li andammo a prendere e mangiammo cotoletta e patatine, come promesso, finimmo e la giornata si concluse senza intoppi. Due settimane passarono in fretta, ma poi tutto sembrò fermarsi e compiere un dejavù. Da pochi giorni i gemelli erano accompagnati a scuola alla mattina dalla sorella e poi venivano recuperati da me. Quel giorno arrivai alle 4, decisi di passare prima da Noel, bussai sulla porta e la maestra mi venne incontro 'La mamma di Noel giusto?' 'Già' 'Noel, guarda chi c'è' disse guardandolo, lui era girato di spalle rispetto a noi, non si muoveva. Il mio cuore perse un battito mentre, dopo aver chiesto alla maestra, mi avvicinai a lui. Mille pensieri mi passarono per la testa quando lo girai e vidi che era tutto sporco di tempera, me la lasciò anche sulle mani e piangeva, piangeva in silenzio. Ecco perché nessuno se n'era accorto. Così quando mi vide aprì le braccia e io senza pensarci due volte lo presi in braccio. Iniziò quindi a piangere, non lo faceva mai, la maestra si protese in scuse inutili probabilmente per via del nome di mio marito. In quel momento volevo solo tornare a casa, passai velocemente nella classe di Nicholas che capendo la situazione non disse nulla, anzi in macchina provò a consolare il gemello, con scarsi risultati. Arrivati a casa gli tolsi subito la felpa e la maglietta per poi iniziare a riempire la vasca con acqua calda. Una volta piena lo misi dentro mentre ancora piangeva 'Vuoi dire alla mamma che cosa è successo?' scosse la testa 'Non succede nulla davvero' 'No' disse convinto 'Posso chiamare tuo fratello e chiedergli se gli va di fare un bagno con te?' annui. Sapevo che la cosa che più amava era il fratello e l'acqua. Così arrivò, dopo un mio urlo, Nicholas ed entrò in vasca. Stettero lì a giocare, spruzzandosi per molto tempo fin quando non arrivò Alvaro con Isabel 

'Amore dove sei?' chiese lasciando giù la piccola 

'In bagno' 

'Che succede qui?' 

'Nulla i ragazzi volevano farsi un bagno' dissi mentre li asciugavo 

'Va bene. Allora preparo la cena' 

'Fantastico' e così dicendo se ne andò. 

Preparò una bistecca con patatine, come se sentisse che c'era qualcosa che non andava. Dopo aver messo a letto tutti ci coricammo nel nostro letto. Appena mi sedetti mettendo la mia testa sul suo petto, lui spostò la sua mano sulla mia coscia, in segno di affetto. Sorrisi e lui anche:

'Cosa è successo questo pomeriggio?'

'Nulla'

'Itzi ti conosco meglio di chiunque altro, non puoi mentirmi'

'è Noel'

'è successo qualcosa?'

'Oggi quando sono andata a prenderlo a scuola era ricoperto di tempera blu e piangeva. Lui non piange mai. Ha continuato a farlo fin quando non lo misi in vasca. Non so come spiegarlo'

'Cosa dice la maestra?'

'Che non se ne era nemmeno accorta e quindi doveva essere appena successo. Quando uscivo mi ha assicurato che non succederà più'

'Cosa significa?'

'Io non lo so, lui non vuole parlarne, può essere che se lo sia rovesciata da solo o che qualcuno lo abbia fatto apposta'

'Tu pensi?'

'La prima ma non saprei'

'Stai tranquilla vediamo come va'

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Nostra figlia | AU ALVITZWhere stories live. Discover now