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-Tu sei più forte di loro- sibilò Titty, rivolgendosi a Jade. -Dalla tua parte hai un addestramento specifico. Sei umano, ma per quanto tu ti stia ostinando per esserlo, non sei un civile-
-Anch'io mi porto addosso le conseguenze di quella storia- ribatté Jade, indicandosi con un dito la cicatrice alla fronte, ricordo dell'esplosione di due mesi prima.

Titty assunse un'espressione imperscrutabile e il suo sguardo si fece gelido.

-Non metterti sul loro piano- disse con voce tagliente. -Altrimenti devo credere che le voci sul conto del figlio del Direttore Hayes erano vere-
-Non ho idea di quello che ti è arrivato alle orecchie...-
-Soltanto quello che mi è stato raccontato dai miei amici-
-Siete peggio di una setta di pettegole-
-Siamo amici. Siamo una famiglia. Condividiamo le cose buone e le brutte. Litighiamo, sbagliamo, chiediamo scusa e facciamo pace. Le persone perfette e inattaccabili, che non sbagliano mai, esistono soltanto sulla carta, non nella vita reale- ribatté e Jade rivolse uno sguardo in direzione di Jeffrey: l'uomo stava litigando con Daniel, a bassa voce, e il compagno continuava a sbarrargli la strada, impedendogli di raggiungere Claud.

Spostò lo sguardo in fondo alla stanza e vide Evan seduto sui talloni, davanti a Claud, intento a dirgli qualcosa che lui non poteva udire, mentre Maria lo teneva stretto a sé, seduta al suo fianco, accarezzandogli i capelli come se fosse un bambino e Bryan gli porgeva un bicchiere d'acqua.

-Vai!- urlò Daniel e spinse Jeffrey verso l'ingresso. -Vattene... a... a lavoro!- continuò e l'altro si impuntò, cercando di ribattere alle sue parole, ma anche se Daniel era balbuziente, Jeffrey non fu in grado di interromperlo. Il suo compagno era così furioso con lui che finì per cacciarlo fuori di casa.

-Tutto okay?- chiese Titty, incrociando le braccia sul petto e fissandolo in cerca di risposte. Daniel li raggiunse, scosse la testa e guardò in tralice in direzione di Claud, mentre si avvicinava alla ragazza.
-È...- incominciò col dire lui, ma poi scosse di nuovo la testa. -Stasera lavora... con... con due serafini... in meno- disse, arrabbiato, aggrottando la fronte; poi si girò verso Jade, puntandogli un dito contro. -Gli vuole bene. Tu... tu non sai...-
-Ma...!- tentò di interromperlo Jade e Titty lo zittì subito.
-Lascialo parlare- lo ammonì e il giovane tacque, seppur evidentemente di controvoglia.

-È preoccupato... per Claud. Vuoi... davvero bene a... Claud? Dimostralo-
-Non devo dimostrare nulla a voi-
-Preferisci mettergli contro le uniche persone che hanno scelto di restare al suo fianco nonostante il carattere di merda che si ritrova?- ribatté Titty. -Trauma o meno, Claud è sempre stato stronzo e adesso che sta male siamo tutti qui per lui e Ryan. Questo devi capire, Jade. Tu li hai conosciuti vulnerabili e bisognosi di te. Qui, invece, c'è gente che ha incassato le loro stronzate, ch'è stata ferita- disse indicando palesemente Evan, ancora intento a consolare Claud. -Che si è vista calpestare i sentimenti come se fossero noccioline, eppure... Guarda, tu, dove stiamo adesso-

Jade abbassò lo sguardo sul pavimento, con fare colpevole, e proprio in quel momento Ryan e gli altri uscirono dalla cucina. Il giovane sembrava essere appena stata vomitato fuori da una lavatrice, dopo avere subito una centrifuga al massimo dei giri, ma, paradossalmente, appariva anche tranquillo, di certo molto più sereno rispetto a quando, poco prima, si era rifugiato lì dentro.

Gli andò incontro e lo strinse a sé, con dolcezza. Gli baciò una tempia e sentì Ryan trarre un sospiro di sollievo. Jade percepì una presenza al proprio fianco e si girò, incontrando gli occhi di Claud, rossi e ancora colmi di sgomento. Lo coinvolse nel loro abbraccio, mentre intorno a loro sembrava che la presenza degli altri si fosse trasformata in una calda carezza: percepiva i loro sguardi addosso, ma senza alcuna ostilità. Pareva che tutti trattenessero il respiro, che si fossero dissolti nell'aria, ma la loro presenza rimaneva tangibile.

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