37

510 71 12
                                    

-Ho pensato di portare mia madre via da Palm Springs, di portarla a vivere con me- disse Claud e pronunciare quelle parole davanti Ryan e Jade si rivelò una mezza impresa titanica.

Guardò il primo che, caparbiamente, si muoveva sì, ancora a fatica, ma preferiva reggersi con delle stampelle che appoggiarsi a loro.

Proprio Ryan si fermò a fissarlo in tralice, davanti l'ingresso dell'ospedale, mentre Jade inforcava un paio di occhiali da sole, sistemandosi il borsone, contenete le cose del suo amante appena dimesso, su una spalla.

-E lo dici con questa voce a lutto?- chiese Ryan e Claud sollevò un sopracciglio e iniziò a giocherellare con una ciocca dei propri capelli, rigirandosela tra due dita.
-Beh... non sarà come avere la suocera in casa durante la prima notte di nozze?-
-Oddio!- esclamò Jade, gettando, con poca grazia, il borsone a terra. -Basta che tua madre non sia ossessiva come mio padre!-
-Tu stai da Ryan, però-
-Io sto da te, però- gli fece eco Ryan e abbassò gli occhi al suolo, iniziando a muoversi in direzione del parcheggio.

-No... non mi risulta- bofonchiò Claud, scambiandosi uno sguardo di sottecchi con Jade che, di tutta risposta, si passò una mano sulla parte posteriore del collo e il biondo comprese che gli era sfuggito qualcosa, qualcosa che metteva in imbarazzo il suo compagno.
-Come no?- continuò Ryan, avvicinandosi all'auto di Jade. -Io non ci metto più piede nella casa a Korean Town. Non dopo quello ch'è successo- il giovane si appoggiò di spalle contro una fiancata del mezzo e raccolse entrambe le stampelle in una mano.

Claud lo osservò con attenzione, scrutando i suoi lineamenti delicati, gli ematomi giallognoli che ancora gli deturpavano buona parte delle braccia e di una guancia; un paio di linee rosee sul collo e una sotto l'occhio sinistro, dove, probabilmente, sarebbero rimaste delle cicatrici. I suoi occhi castani erano colmi di una risolutezza tutta nuova, nonostante continuasse ad apparirgli debole e fragile. Forse perché non si era ancora ripreso del tutto o forse perché, quello che era accaduto, aveva spalancato nel petto di Claud un senso di protezione profondo nei suoi confronti.

Aveva una voglia matta di abbracciarlo, coccolarlo, tenerlo al sicuro da tutti i mali del mondo.

"Chissà se anche Jade sente lo stesso" si chiese, e si girò in cerca dello sguardo del giovane. Compì un passo nella sua direzione e gli strinse una mano, intrecciando le dita alle sue. Una presa salda, così come aveva scoperto essere il sentimento che lo legava anche a lui.

-Adesso capisco perché hai lasciato casa a Beverly- riprese a dire Ryan, senza staccare gli occhi dai movimenti degli altri due, rincuorato nell'apprendere che le cose tra Jade e Claud erano rimaste immutate, nonostante tutto. Avevo avuto il timore, durante la sua degenza, che entrambi si fossero concentrati troppo su di lui, rischiando di allontanarsi tra di loro. Per Ryan era inconcepibile una vita senza uno dei due, doversi trovare costretto a fare una scelta, ed era felice di vedere che non avrebbe avuto alcun bisogno di affrontare quell'eventualità.
Claud si strinse nelle spalle.

-Sono stato pessimo con voi, con tutti e due...-
-Ryan, ma che stai dicendo...!-
-No, Jade, non mi interrompere, per favore- lo ammonì il giovane e trasse un profondo sospiro, incominciando ad accusare un po' di stanchezza. Non era trascorso molto tempo da quando si era alzato dal letto che aveva occupato fino a quel giorno e si era mosso per arrivare lì, tuttavia era una di quelle cose semplici – stare in piedi e all'aria aperta – di cui aveva perso il senso di abitudine. Percepiva le ossa indolenzite dallo sforzo e i muscoli pesanti, come se stessero contribuendo a tirarlo verso il basso. Era solo grazie alla sua forza di volontà, alla sua caparbietà, se riusciva a non rovinare al suolo.

Non voleva neanche chiedere loro di aprire la macchina e avere così una scusa per sedersi: stare in piedi era una piccola battaglia che pretendeva di vincere.

LIKE A SERAPHIMHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin