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Il cielo si era tinto di sfumature rossastre quando Claud scese dall'auto –  che aveva preso a noleggio – arrivando a destinazione.

Palm Springs sembrava essere stata colata per intero all'intero di un liquido del colore del sangue, con le nuvole che apparivano come squarci slabbrati sulla volta celeste, dalle sfumature arancioni e oro. La luce del tramonto si rifletteva sulle abitazioni dai prospetti bianchi, facendoli scintillare, mutando la percezione visiva del loro colore originario. Le palme si stagliavano alte e oscure, come braccia imploranti protese verso il cielo.

Era un giorno infrasettimanale, mercoledì per l'esattezza. A Los Angeles il Seraphim era chiuso per il suo consueto giorno di riposo; Ryan sarebbe stato dimesso dall'ospedale il mattino successivo; Jade era stato impegnato buona parte del giorno con cose di cui non aveva potuto metterlo al corrente nello specifico, ma che gli aveva accennato avessero a che fare con la possibilità per il suo amante di tornare a essere un agente speciale.

A Claud quell'ultima notizia in particolare non aveva entusiasmato più di tanto, anzi, si poteva quasi affermare che l'avesse incassata alla stregua di una pugnalata al petto. 

Settembre era iniziato già da un po'. Il tempo era volato via tra il ricovero di Ryan, il lavoro; le sedute dallo psicologo da cui aveva continuato a presentarsi. Jade. Isaac che, tra tutti, aveva chiesto proprio a lui aiuto, per avere un'idea di come avrebbe dovuto comportarsi con Bryan, a seguito del trauma che quest'ultimo aveva subito.

Dopo lo stupore iniziale, Claud aveva messo da parte la propria cattiva nomea, la sua evidente incapacità a dimostrarsi una persona stabile e affidabile; i casini che aveva combinato nel corso degli anni, comportandosi come un ragazzino immaturo e tanto capriccioso. E gli era rimasto il Claud che si era trovato in una situazione pericolosa, che aveva rischiato la vita, che si era innamorato di qualcuno il quale, a sua volta, era finito in ospedale, con un piede nella fossa. Tolto lo stupore, quindi, rimaneva Claud: una persona che comprendeva benissimo – perché aveva patito lo stesso male in prima persona – cosa stavano passando Isaac e Bryan in quel periodo.

Nonostante tutto, Claud aveva incominciato, negli ultimi giorni, a svegliarsi più sereno: Ryan era fuori pericolo, ormai, lui stesso non aveva più nulla di mostruoso ad alitargli sul collo e Jade, beh, Jade sapeva cavarsela da solo.

E lui avrebbe chiuso, da lì a un paio di mesi, l'anno più orribile della sua vita.

A causa del suo passato di ragazzino affamato di cibo e affetto, del periodo in cui si era trovato costretto a prostituirsi, quando sarebbe stato invece più logico vederlo dietro un banco di scuola, Claud non avrebbe mai pensato di guardarsi alla spalle, un giorno – esattamente come quello che stava vivendo – e trovarsi consapevole di avere affrontato persino di peggio.

"Dovrei comprarmi un'auto tutta mia" pensò, accarezzando distrattamente la fiancata del mezzo che aveva preso a noleggio. Per anni, quando economicamente aveva potuto, aveva preferito farsi scorrazzare da altri, affittando auto di lusso con la stessa frequenza con cui un losangelino medio consumava gelati; poi era arrivato Jade e aveva iniziato a utilizzare l'auto del suo amante un po' come se fosse propria, i passaggi in limousine di Jeffrey e, in pratica, era arrivato alla conclusione di essere stanco anche di quello, di non avere la possibilità di fare affidamento a qualcosa che fosse solo suo.

Era un pensiero stupido, probabilmente, ma Claud era stanco di essere l'uomo sempre in mutamento, sempre intento ad arrangiarsi anche in quelle cose che per altri rientravano nella quotidianità tanto da apparire insignificanti e prive di valore. Cose di cui lui si era sempre privato, per nascondersi, ma, soprattutto, per evitare di omologarsi al resto del mondo. Lo stesso mondo che da ragazzino lo aveva fatto sentire come un oggetto privo di valore, da usare al bisogno, da dimenticare sul ciglio della strada una volta esaurita la sua "utilità", senza porsi troppe preoccupazioni su quella che sarebbe potuta essere la sua sorte.

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