Epilogo

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-Quindi... è davvero tutto finito?-

Nel formulare quella domanda, Claud, forse per via di un timore che non era in grado di ammettere fino in fondo neanche con se stesso, preferì continuare a giocherellare con la sabbia, anziché guardare negli occhi Jade, osservando con ostentata attenzione i granelli dorati scivolargli tra le dita, uno dopo l'altro, mentre un paio parevano restargli appiccicati alla pelle, ma bastava che strofinasse i polpastrelli tra di loro per vederli scivolare via.

Il sole era alto nel cielo e picchiava con insistenza, tanto che Jade, seduto al suo fianco, aveva indossato un berretto con la visiera e occhiali da sole dalle lenti ampie, nel tentativo di riparsi un po'.

"Dovrei comprare un ombrellone" pensò quest'ultimo, che non amava particolarmente il caldo e il sole martellante della California, osservando i riflessi tra i capelli del suo amante, che gli ricordavano oro liquido, colato in rivoli sottili e di diversa sfumatura. Stava perdendo tempo, perché, ogni volta che tornava fuori l'argomento, Jade temeva sempre che Ryan potesse finire per essere solleticato da una parola di troppo e ricordare ciò che aveva deciso di dimenticare.

Non sapeva se si trovava del tutto d'accordo sul fatto che il suo amante non stesse facendo assolutamente nulla per ricordare quello che aveva fatto. Per la legge, Ryan non si era macchiato di un crimine perseguibile, ma Jade immaginava che scontrarsi con la realtà avrebbe potuto spezzare il suo compagno. Perciò, se da un lato temeva che, a lungo andare, quella mancanza potesse risultare lesiva, minando dall'interno quelle che erano le certezze di Ryan, senza permettergli di guardare in faccia il mostro contro cui combatteva, dall'altra... a Jade stava bene così.

Stava bene che Ryan avesse deciso di sigillare il passato dietro una porta, di averne gettato la chiave dopo averla girata nella serratura un numero infinito di volte, o tutto quello che aveva fatto – consapevole o meno – per dimenticare e andare avanti. Non ricordare era anche un po' come affermare che non era successo – almeno, non per Ryan – e Jade sperava proprio in quello, era ciò che si augurava per il loro futuro, di modo che il suo compagno potesse continuare a vivere sereno, finalmente.

Rivolse l'attenzione proprio su di lui, che si trovava poco più in là sulla spiaggia, in riva, intento a osservare il mare con sguardo assente, mentre il vento gli scompigliava un po' i capelli – cresciuti abbastanza da sfiorargli le orecchie, in morbide e scompigliate onde castane dai riflessi bronzei.

Alcuni gabbiani seguivano le correnti del vento, lasciandosi planare anche vicino ai bagnanti; in lontananza si vedevano surfisti tagliare con le loro tavole il pelo dell'acqua, preparandosi a cavalcare una nuova onda.
Aquiloni volavano nel cielo, riempiendolo di forme colorate, mentre sulla spiaggia bambini e adulti ne tenevano salde le corde, guidandoli nel vento. Un paio di ragazze giocavano a beach volley, e dei bambini inseguivano un cane che, ogni tanto, si fermava di colpo, si voltava verso di loro e scodinzolava, per poi riprendere a correre e a giocare con i suoi amichetti umani.

Jade tornò a guardare Ryan: sembrava tranquillo, così incantato a guardarsi intorno da ignorare lui e Claud completamente. Il giovane non stentava a credere che, a causa della lontananza, del volume di voce usato dal compagno, del garrito dei gabbiani, del casino intorno a loro e del suono delle onde che si infrangevano in riva, era probabile che non li potesse sentire.

E quello lo rincuorava. Forse era folle vederla in quel modo – Ryan c'era stato dentro più di loro – ma Jade aveva iniziato a percepire quell'episodio come un argomento tabù, qualcosa da evitare in sua presenza perché sì, ogni cosa, anche quella più insignificante, avrebbe potuto contribuire a fare riaffiorare ciò che il suo crollo psicotico era riuscito a tenere per sé.

-Dopo l'acquisizione della registrazione della sua testimonianza, più o meno legale, Bryan ha firmato una testimonianza scritta. Quella è legale e ufficiale al cento per cento. Quindi sì, è tutto ufficializzato, protocollato... chiuso-
Claud annuì; tirò le ginocchia al petto, poggiandovi le braccia, e premette una guancia su un ginocchio, fissando l'altro in tralice.
-Secondo te... va bene che lo abbia dimenticato?-
-Per te è un problema? Saperlo, intendo, sapere quello che ha fatto-
Claud scosse la testa.

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