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1967, ottobre.



"Arrivo, arrivo, arrivo! Un momento! Un solo momento!".

David Jon Gilmour si ritrovò costretto a scavalcare diversi scatoloni ancora sigillati per riuscire a raggiungere il più in fretta possibile la cornetta del telefono, che era riuscito a far agganciare proprio quella mattina; il piccolo appartamento in cui si era appena trasferito versava ancora in condizioni pietose: suo fratello maggiore, Peter, lo aveva aiutato a scaricare dal furgone tutti i suoi effetti personali che aveva portato con sé dalla casa dei genitori, ma dopo due giorni la maggior parte degli ingombranti scatoloni aveva ancora il pieno possesso del salotto.

David ne aveva aperti solo due: quello che conteneva la sua chitarra e l'amplificatore, e quello che conteneva i suoi vestiti; non aveva neppure sfiorato quello in cui sua madre aveva sistemato le stoviglie e le pentole, e per il momento aveva consumato dei pasti già pronti, presi in qualche pub.

Il ragazzo riuscì a raggiungere il telefono che ancora squillava, afferrò la cornetta, l'appoggiò all'orecchio destro e rispose; parlò una seconda volta, perché dall'altra parte la linea era disturbata e faceva fatica a sentire la voce del suo interlocutore.

"David, sei tu? Parlo con David Gilmour?"

"Sì, sono io... Scusa, ma con chi sto parlando?" domandò il giovane, corrucciando le sopracciglia, perché a causa della linea disturbata non era ancora riuscito ad identificare la persona che lo aveva chiamato... Era qualcuno che lo conosceva, e su questo non aveva alcun dubbio visto che lo aveva appena chiamato per nome e cognome, ma come era riuscito a chiamarlo sul suo nuovo numero di telefono? Si era appena trasferito e non lo aveva ancora dato a nessuno.

"Sono Roger. Roger Waters. Ti ricordi di me?".

David spalancò gli occhi azzurri, incredulo.

Ricordava molto bene l'amico d'infanzia (come ricordava altrettanto bene tutti i dispetti che gli aveva sempre fatto), ma era sorpreso di sentirlo proprio perché avevano perso i contatti da diverso tempo; avevano scelto scuole diverse, Roger si era trasferito a Londra e da lì non avevano avuto più occasione di trascorrere del tempo insieme.

A volte si erano visti, ma di sfuggita.

E ora Roger lo aveva chiamato.

Sul suo nuovo numero.

Ma come diavolo faceva ad avere il suo nuovo numero di telefono?

"Sì, sì... Certo che mi ricordo di te! Che sorpresa... Non mi aspettavo una tua telefonata... Come... Come hai fatto ad avere il mio numero, a proposito?"

"Beh... Ho chiamato a casa tua, ha risposto tua madre, mi ha detto che ti sei trasferito e mi ha dato il tuo nuovo numero"

"Ohh"

"Ascolta, sto chiamando da una cabina pubblica, non ho molto tempo a mia disposizione, non posso fare molti preamboli e quindi andrò subito dritto al punto della questione"

"Mh-mh" l'espressione perplessa di David si accentuò: Roger non si faceva sentire da molto tempo ed ora, improvvisamente, si faceva vivo per chiedergli qualcosa della massima urgenza? Tutta quella faccenda era strana e dietro doveva esserci per forza un secondo fine... Che si fosse messo nei guai? Che fosse incappato in un debito che non riusciva ad estirpare ed aveva bisogno di un prestito? "va bene, d'accordo, dimmi pure"

"Saresti disposto a diventare il nostro nuovo chitarrista?".

Alla domanda di Roger seguì un lungo silenzio da parte di David, che ora aveva spalancato gli occhi azzurri e socchiuso le labbra carnose; se ne stava in silenzio perché non poteva credere alla proposta che l'amico d'infanzia gli aveva rivolto.

Remember A Day; Pink Floyd (✓)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora