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1989, dicembre.




“Harry! Harry, vieni al telefono, c’è papà che vuole parlarti e farti gli auguri di Natale!”

“No” rispose in tono secco il diretto interessato, senza neppure compiere lo sforzo di sollevare gli occhi dalla colazione che stava facendo; era tradizione di ogni anno che il giorno di Natale la famiglia Anderson si radunasse attorno al tavolo della cucina per iniziare la giornata insieme: non mancava nessuno all’appello, c’erano Pamela, Jennifer, Keith, Demi Richard, Harry, India ed infine il piccolo Brendon, che sarebbe rimasto con loro fino a metà pomeriggio “ti ringrazio, ma io passo. Sto facendo colazione, non voglio alzarmi in questo momento dal tavolo”.

Anche se ormai India aveva fatto l’abitudine ai continui rifiuti da parte del fratello maggiore di avere un contatto sia fisico che telefonico con loro padre, piegò ugualmente all’ingiù la bocca carnosa, in un’espressione contrariata, con la cornetta del telefono ancora stretta nella mano sinistra e tesa verso Harry.

“Ma, Harry, oggi è il giorno di Natale e papà ha chiamato apposta per fare gli auguri ad entrambi! Mi ha anche detto che a casa da lui ci sono dei regali che aspettano entrambi! Vorrebbe che ci fossi anche tu ad aprirli a Capodanno!” tentò di farlo ragionare la ragazzina; nell’affidamento congiunto di Harry ed India, le festività funzionavano in modo diverso rispetto agli altri normali mesi: quell’anno, i due ragazzini avrebbero trascorso il Natale con la madre, e qualche giorno più tardi avrebbero preso un volo per Los Angeles per festeggiare l’inizio del nuovo anno in compagnia del padre.

India, ovviamente, non vedeva l’ora di ricongiungersi all’adorato padre; Harry, invece, ancora una volta non desiderava affatto partire: non era mai partito da quando il rapporto tra i genitori era tornato ad essere parzialmente sereno, non gliene fregava molto dell’affidamento congiunto e di passare del tempo in compagnia di un genitore che per anni si era dimenticato completamente della sua esistenza e non aveva fatto altro che riempirgli la testa di bugie e promesse mai mantenute.

“Li cedo volentieri a te” fu l’unica risposta caustica che uscì dalle labbra di Harry e che spinse Jennifer, con un sospiro, ad intervenire in prima persona; la giovane donna posò il piattino con il budino che stava dando da mangiare a Brendon (con grande rimostranza da parte del piccolo che voleva subito avere un altro boccone) e si rivolse con voce dolce al figlio più grande, sperando di ottenere un risultato diverso da quello di India.

“Harry, tesoro, tua sorella ha ragione: oggi è Natale, ed è un giorno speciale. Tuo padre ha chiamato apposta per fare gli auguri sia a te che ad India, non pensi che sarebbe un bel gesto prendere in mano la cornetta e ringraziarlo? Ti chiedo solo che questo, maialino, per favore. A Natale si è tutti più buoni, te lo sei dimenticato?”

“Io no, ma lui sì. Dove è stato nei sei Natali che hanno preceduto questo, mh?” ribatté prontamente il ragazzino sollevando finalmente il viso dal piatto con i pancakes; posò le posate sul tavolo, ed incrociò le braccia, fissando la madre con un’espressione sarcastica.

India, nel frattempo, stava di nuovo parlando con il padre per comunicargli la risposta negativa del fratello maggiore e per dirgli che lei, invece, era ansiosa di rivederlo, di aprire i regali che l’aspettavano sotto l’albero e di trascorrere il Capodanno in sua compagnia.

“Non m’importa se adesso si è fatto un esame di coscienza, io tengo conto di tutto nel complesso” continuò Harry, dimostrando alla madre che non era intenzionato a cambiare idea qualunque cosa lei dicesse e che non gliene fregava proprio niente se quel giorno era Natale e se durante il periodo delle feste tutti dovevano essere più buoni “non può pretendere di sistemare ogni cosa con una semplice chiamata, dei regali ed un invito a raggiungerlo in America. Non funziona in questo modo. Non con me”

Remember A Day; Pink Floyd (✓)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora