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1967, ottobre.



Come un neoassunto al suo primo giorno di lavoro, David Jon Gilmour si presentò in perfetto orario agli Studi di registrazione di Abbey Road: in perfetto orario, dopo aver attentamente attraversato le strisce pedonali bianche, il giovane, facendo attenzione a non far scivolare per terra la chitarra elettrica o l'amplificatore (o entrambi), entrò nell'edificio, si avvicinò al bancone della segreteria e ripeté le parole che un paio di giorni prima Roger gli aveva raccomandato di dire; disse che era il suo primo giorno, che era stato contattato dai Pink Floyd e che stava cercando lo Studio in cui solitamente provavano e registravano.

La segretaria rispose dicendo che lo Studio in questione era il numero Tre e che corrispondeva all'ultima porta a sinistra, infondo al corridoio; David ringraziò la donna e ripeté mentalmente le indicazioni che gli aveva dato: non era affatto ansioso di aprire la porta sbagliata proprio durante il suo primo giorno ad Abbey Road, non voleva che gli altri componenti del gruppo lo etichettassero subito come un completo imbranato e che decidessero di chiamare qualcun altro al posto suo.

Quella che gli si era presentata in modo del tutto inaspettato era un'occasione troppo importante per lasciarsela sfuggire in un modo simile. Non se lo sarebbe mai perdonato.

Per sua fortuna, su ogni porta di ogni Studio di registrazione era appeso un grande numero in ottone e di conseguenza riuscì a trovare quello che stava cercando senza alcuna difficoltà, ma non appena arrivò davanti alla porta si bloccò nell'udire delle voci sconosciute dall'altra parte, che con ogni probabilità appartenevano agli altri membri del gruppo che ancora non conosceva; tirò indietro la mano destra e se la passò nervosamente tra i capelli biondo scuro, che gli scendevano ondulati fino alla base del collo.

Non c'era nessuno specchio nelle vicinanze e pregò mentalmente perché il suo aspetto fosse presentabile; prese un profondo respiro e, dopo un altro attimo di esitazione, finalmente allungò il pugno destro per bussare: le voci dall'altra parte si zittirono all'istante, si udì il rumore di passi che si avvicinavano ed un attimo più tardi la porta si aprì.

David si ritrovò faccia a faccia con un ragazzo poco più grande di lui, dai capelli castani e dagli occhi verdi; notò che indossava dei pantaloni argentati ed una camicia dalle maniche a sbuffo, e notò anche che tra i capelli castani facevano capolino delle meches bionde.

"Sì?" domandò, guardandolo incuriosito.

"Ohh... Ecco... Sono qui per il posto di chitarrista" rispose l'altro ragazzo, agitandosi "Roger mi ha chiamato la scorsa settimana, e..."

"Ohh, sì, sì!" lo bloccò il giovane con le meches bionde, facendogli cenno di entrare "ti stavamo proprio aspettando! Vieni, accomodati, entra pure!".

David entrò nello Studio professionista mormorando qualche parola di ringraziamento e guardandosi attorno; mentre l'altro ragazzo chiudeva la porta, si rese conto che non erano da soli: seduto su uno sgabello, con un giornale tra le mani, c'era un terzo ragazzo.

L'unico che mancava all'appello era Roger... L'unico che conosceva.

"Nick, guarda chi c'è! È arrivato il nostro nuovo chitarrista... Lui è Nick, il nostro batterista... Io sono Rick, e mi occupo della tastiera... Tu sei?"

"David Jon... Ma potete chiamarmi benissimo David, o anche Dave... Lo preferisco"

"Giusto! David! Roger ce lo aveva accennato per telefono!"

"Hai avuto difficoltà a trovare questo posto?" domandò Nick, chiudendo il giornale e posandolo sopra un tavolino; anche lui, come Richard, osservò con estrema curiosità quello che doveva essere il loro nuovo chitarrista: studiò gli occhi azzurri, i capelli biondo scuro, le labbra carnose, il naso leggermente aquilino, il viso dalla forma ovale e pensò che più che un musicista sembrava un modello; uno di quei bambolotti umani che piacevano tanto alle ragazzine, troppo perfetti per essere veri.

Remember A Day; Pink Floyd (✓)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora