Di notte

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-Hermione, apri questa stramaledettissima porta!- la voce inconfondibile del Salvatore del Mondo Magico la riscosse dal leggero dormiveglia in cui si era lasciata cadere. Si puntellò sui gomiti, sollevandosi dal cuscino e rendendosi conto di essersi addormentata con la testa tra un tomo. Si strofinò gli occhi, mentre il battere sulla porta non accennava a diminuire.
-La pianti! E' mezzanotte passata! – esclamò, aprendo la porta e lasciando che la Nimbus del ragazzo sfrecciasse dentro.
Quest'ultimo, ignorando totalmente il suo richiamo, si sedette sul letto della ragazza.
-Mi dici dove cavolo eri? Hai detto che saresti tornata entro un paio d'ore, ma quando io e Ron siamo rientrati dopo la riunione con gli altri Caposcuola per il progetto di Domenica, non c'eri e non sei venuta a cena... – disse, tutto d'un fiato.
Hermione sbuffò, assonnata. – Non potevi aspettare domattina per chiedermelo?- rispose sedendosi di fronte a lui.
Harry abbassò gli occhi – Che ti prende, Hermione? – le domandò.
-In che senso?-
- Sei strana: non mi parli più, come facevi un tempo, non mi confidi i tuoi problemi, non ti lasci aiutare, è come se mi stessi allontanando sempre più dalla tua vita. – la voce di Harry era un sussurro.
La Caposcuola arrossì, torturandosi i riccioli. -Non ho mai voluto allontanarti Harry.- gli rispose.
- E allora non farlo: so di essere...un po'...asfissiante a volte, parlo anche per Ron, ma vedi Hermione, voi siete la mia famiglia e io non potrei mai sopportare che qualcosa potesse ferirti...- le disse, alzando gli occhi smeraldo su di lei.
Hermione sorrise, sincera: Harry e Ron si preoccupavano per lei, perché l'amavano, era sempre stato così. Eppure, quello scintillio negli occhi dell'amico, era parecchio diverso da quello di un tempo.
-Non l'ho mai fatto consapevolmente: vedi, il fatto è che stiamo crescendo Harry. Alcune cose, ho bisogno di condividerle con amiche donne, come me: non potrei parlare a te o a Ron di cose intime o magari di un ragazzo che mi piace.- aggiunse lei, con le guance porpora.
-Ti piace qualcuno?- il tremito nella voce del ragazzo se l'era immaginato lei?
- Non saprei.- rispose sincera.
Lui parve rilassarsi, regalandole uno dei sorrisi che durante i periodi più bui della sua vita, l'avevano sorretta e rincuorata.
-Ti voglio bene.- gli sussurrò, abbracciandolo. Harry si limitò a stringerla, tirandola giù con lui.
La testa della ragazza sul suo petto, il braccio protettivo del ragazzo sulle sue spalle.




-Ti sei lasciato convincere?- stava chiedendo Malfoy, incredulo: Blaise era partito carico, pronto ad uno scontro con una tigre furiosa e invece un semplice gattina lo aveva fregato.
- No, assolutamente: ci ho ragionato e ho capito che non c'è niente di male al fatto che Ginny sfili per beneficenza.- ribatté l'amico, a testa alta.
La risatina del ragazzo lo spinse a ridurre gli occhi a due fessure – E nemmeno nel fatto che tutto il settimo anno di Hogwarts la vedrà in abiti succinti, c'è niente di male?- calcò Draco.
Zabini perse un po' del suo contegno – Abiti succinti?- ripeté.
Malfoy annuì – Conoscendo Daphne e visto che sono certo che sono state lei e la tua Piattola ad occuparsi degli abiti...- lasciò il resto ad intendere.
Blaise si accasciò sconfitto sulla sedia della scrivania dell'altro. – Dannazione! – mormorò, voltandosi verso l'amico – E sentiamo un po': a te non interessa proprio niente di questa storia? Il tuo è puro interesse per i miei sentimenti?- lo canzonò.
-Esatto, Blaise. – rispose Malfoy, stendendosi sul letto con le braccia dietro la testa.
- Sei credibile quanto la notizia di Piton vestito da Babbo Natale.- ribatté, ed entrambi scoppiarono a ridere.
- A parte gli scherzi, Draco: Hermione sfilerà, ci hai pensato?-
- Si, ma non posso farci niente: spero solo che tutto filerà liscio.- rispose Malfoy, con la voce ridotta ad un sussurro.
Si scambiarono uno sguardo preoccupato.





-Luna!- la voce di Ron la fece sussultare.
- Oh, ciao Ron. – lo salutò.
- Che ci fai nei corridoi a quest'ora?- domandò.
- Ecco, Anthony era molto stanco al ritorno dal vostro incontro e così ci siamo scambiati i turni per le ronde.- gli spiegò la ragazza.
- Capisco, comunque qui ho finito io, andiamo nel corridoio a destra e poi potremo rientrare.-
Camminarono in silenzio per un po', cosa strana vista la vivacità della Corvonero.
-Allora, come va il vostro progetto?- domandò Ron, per spezzare la tensione.
- Non hai ancora letto i manifesti?- rispose sorridendo la ragazza, mentre lui scuoteva la testa curioso.
Luna lo prese per mano, facendolo arrossire bruscamente e lo trascinò alla fine del corridoio, fermandosi prima dell'angolo.
-Guarda.- gli disse.
Ron alzò gli occhi sulla parete, restando a bocca aperta: un manifesto con la pubblicità di una sfilata e i disegni degli stemmi delle quattro Case, troneggiava al centro del muro.
-Voi...sfilerete?- riuscì a balbettare.
La ragazza annuì divertita.
-Ma Luna...non potete...tu...Hermione...non...- Ron si impiastricciò nelle parole, senza riuscire a dare forma al pensiero che gli ronzava nella testa.
- Anche Hermione sfilerà. – gli disse la Corvonero, cercando di rassicurarlo sull'adesione positiva della Caposcuola dei Grifoni.
Gli occhi azzurri del ragazzo schizzarono fuori dalle orbite – Hermione sfilerà?! – esclamò.
Luna annuì, stavolta più contenuta.
-A questo punto, le voci sul fatto che Piton si vestirà da Babbo Natale potrebbero essere fondate.- mormorò il ragazzo, prima di incamminarsi verso il dormitorio dei Corvi strisciando i piedi.




Ginny ridacchiò, salutando Daphne.
-A domani.-
Salì le scale della Torre dei Grifoni.
Lei e la Serpeverde avevano terminato tutti i vestiti, adesso mancavano solo gli ultimi ritocchi, come gli accessori da indossare.
Avrebbero potuto dedicare il giorno successivo a quello, mentre il Sabato, giorno in cui ci sarebbe stato l'assalto per i biglietti, la Stanza delle Necessità avrebbe funto da palco per la sfilata: in fondo qualche prova non avrebbe guastato.
Mormorò la parola d'ordine, cancellando dalla lista "Costruzione palco.".
Di fatti, Silente aveva acconsentito che il loro "spettacolo" si tenesse proprio nella Stanza delle Necessità: sia per limitare i costi della costruzione di un palco vero, sia i danni per i tentativi dei ragazzi degli altri anni di imbucarsi. Si spogliò velocemente, infilandosi sotto la doccia. L'acqua le lavò via il sudore e la povere dai capelli. Sorrise, ripensando alla discussione avuta con Blaise.


I pugni del ragazzo avevano fatto tremare gli specchi nella Stanza.
Lei aveva fatto capolino dalla porta per vedere chi fosse ed era stata trascinata via da un tornado infuriato.
Blaise l'aveva bloccata contro il muro, guardandola con aria minacciosa.
-Sfilata?- aveva detto solamente, riassumendo tutto il suo disappunto in quell'unica parola.
- Allora?-
- Tu non lo farai, fine del discorso.- aveva aggiunto lui, stringendo i denti davanti all'aria strafottente di Ginevra.
- Credici.- aveva sorriso lei, prendendolo in giro: era così dannatamente sensuale con quegli occhi blu accessi per la gelosia.
- Ginevra, piantala: fai qualsiasi altra cosa, va bene tutto.- le aveva risposto, cercando di tenere il controllo, con scarsi risultati: le labbra rosse della ragazza, si muovevano in modo troppo provocatorio.
- Anche uno strip-tis?- aveva chiesto, per provocarlo.
- Ginevra! – era sbottato lui.
La ragazza gli si era avvicinata, aggrappandosi alle sue spalle – Sei così dolce quando fai il geloso...gli aveva sussurrato all'orecchio, mordendolo leggera.
-Non credere di convincermi...- la voce per niente ferma di Blaise.
-A no?- aveva detto lei, cominciando a baciargli il collo.
La lentezza studiata di quella tortura, fu troppo per lui: la spinse contro il muro, travolgendo le sue labbra.
Le dita della Grifondoro gli sganciarono abilmente i bottoni della camicia, lasciando le mani libere di accarezzare il torace muscoloso del ragazzo. Lo prese per le spalle, spingendolo contro di sé. Blaise le sbottonò la camicetta, slacciandole il reggiseno e liberandosene cominciò a baciarle il collo. Ogni sospiro li eccitava ed incitava a continuare, proprio come le mani di lui, avide sul fondoschiena della ragazza.
Con le mani tra i capelli di Blaise, Ginny sollevò una gamba, permettendo al ragazzo di accarezzarle l'interno della coscia, con la stessa studiata lentezza che lei aveva impresso nei suoi baci.
Quando finalmente le dita del ragazzo ebbero soddisfatto di poco il desiderio della ragazza, fu lei ad aprirgli i pantaloni, accarezzando con le dita appena sotto l'elastico dei boxer. I corpo di Blaise aderì prepotente al suo, mentre lui la penetrava.
Il sospiro di pienezza che li accomunò li fece sorridere e si scambiarono un dolcissimo bacio, mentre le spinte di lui e il muoversi del bacino di lei, prendevano il ritmo. Ginny si era morsa le labbra per non urlare, mentre lui le aveva addentato il collo.
Con un ultima spinta, Blaise era venuto , seguito poco dopo da lei.
Erano rimasti l'uno nell'altro per qualche istante, assaporando il senso di completezza.
-Mi farai morire, lo sai vero?- le aveva sussurrato, prima di lasciarla rivestire.





Stesa nel suo letto, Ginny sorrise, sprofondando nel cuscino: non si era mai sentita così.
Nemmeno nei pochi mesi della relazione con Harry, il suo cuore aveva fatto tanti capricci, le sue gambe tremato.
Aveva capito che per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa e quella consapevolezza la terrorizzava enormemente: dipendeva da Blaise, come non era mai dipesa da nessuno. Il terrore costante che lui potesse stancarsi di lei, la mandava in crisi, attanagliandole come una morsa lo stomaco.
Chiuse gli occhi, assaporando ancora i suoi baci sulla pelle. Il respiro calmo di Hermione, nel letto di fronte, la fece scuotere il capo: Harry era accanto a lei. Si chiedeva per quanto ancora Hermione sarebbe rimasta all'oscuro dei sentimenti del Salvatore del Mondo Magico per lei. Sospirò, voltandosi dall'altra parte e chiuse gli occhi.




Blaise sorrise, incrociando le braccia dietro il capo: Ginny.
Quella cosetta minuscola aveva occupato interamente il suo cuore, riempiendo tutti gli spazi vuoti che quei sette anni avevano lasciato.
Era incredibile quello che il suo organismo era in grado di concepire quando lei era nei paraggi: sensazioni assurde, quasi ridicole.
La felicità incondizionata, quando sentiva il suono della sua voce.
La gelosia ceca, al pensiero dello sguardo di un altro su di lei.
L'avrebbe tenuta al sicuro da tutto e da tutti.
Non avrebbe mai permesso a nessuno di far riempire quegli occhi scuri e innocenti di lacrime e di dolore.
Adesso aveva uno scopo nella vita: rendere felice Ginevra.





-Grazie per avermi accompagnata.- sorrise Luna, fermandosi di fronte alle scale della Torre dei Corvi.
- E' stato un piacere.- rispose impacciato Ron, grattandosi la testa.
- Sei così carino Ron. – gli sussurrò lei, sollevandosi sulle punte e sfiorandogli la guancia con un tenerissimo bacio.
- Tu sei bellissima, Luna. – riuscì a dirle, un attimo prima che la ragazza sparisse al di là del ritratto, sorridendo rossa di imbarazzo.
Scuotendo la testa, incredulo per la sua stessa spigliatezza, il rosso si incamminò verso Gryffindor.
In fondo alle scale, un altro manifesto attirò la sua attenzione.
Ancora non aveva capito come avevano fatto, quelle tre pazze, a convincere Hermione.
Harry non era a letto, quando lui si coricò.
Un fastidioso pensiero fece capolino nella sua mente, ma il ragazzo si affrettò a scacciarlo: non poteva essere con lei.
Maledicendo tutti i ragazzi che avrebbero visto Hermione sfilare, chiuse gli occhi, concedendosi una fitta minuscola di gelosia anche per una certa biondina.





Harry adagiò il capo di Hermione sul cuscino accanto a sé, sistemandosi sotto le coperte e coprendo bene anche lei.
Non era la prima volta che dormivano insieme.
Posò gli occhiali sul comodino, puntellandosi sul gomito sinistro per posarvi il capo: poteva osservare la ragazza dormire profondamente.
Il petto di Hermione si sollevava ritmicamente, mentre muoveva di poco la testa, alcuni riccioli le cadevano ribelli sulla fronte: le accarezzò il viso, portandoli via. Sospirò, resistendo all'impulso di baciarla: Hermione era stata la sua ancora di salvezza per anni e anni.
Era sempre stato convinto che avrebbe sposato Ron, che avrebbero avuto dei bambini.
Sarebbe stato disposto a sposare Ginevra, pur di restare nella vita della ragazza, di rimanere legato a lei, in un qualche modo.
Ma poi, quando lei e Ron si erano lasciati non aveva potuto più frenare la diga di sentimenti che minacciavano di esplodere in lui.
Così li aveva lasciati scorrere e crescere, giorno dopo giorno. E ora eccolo lì: steso accanto a lei.
Il solo saperla così vicina a lui lo faceva stare maledettamente bene.
Le sfiorò la fronte con un bacio, prima di distendersi accanto a lei.

Il Nostro Sangue || Dramione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora