È sbagliato

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- Hermione.- la voce di Lavanda la distrasse per un attimo dalle sue riflessioni: Malfoy si stava comportando in modo strano ultimamente.
- Si, cosa c'è?-
- Ginny mi ha detto di chiederti se, dopo pranzo, puoi raggiungerla in camera.- le disse, imbarazzata: da quando la Caposcuola l'aveva beccata mentre si divorava la faccia di Ron, un paio d'anni prima, si sentiva molto a disagio in sua presenza.
Hermione annuì, alzandosi e si incamminò verso il portone: sicuramente aveva litigato con Zabini.
La voce di Lavanda la raggiunse poco dopo. – Non credo che sia molto bene.- aggiunse, abbassando lo sguardo e facendole un piccolo cenno di saluto.
-Lavanda!- la fermò.- Grazie.- le sorrise, prima di correre fuori.
La Torre dei Grifoni era pressoché deserta, fatta eccezione per qualche primino intento a sonnecchiare sul divano accanto al camino.
Bussò alla porta, chiusa a chiave, della camera che divideva con Ginny. -Ginny, sono io. -
Un bisbiglio, poi la porta si aprì e la Caposcuola si precipitò dentro, richiudendosela alle spalle.
Il viso della piccola Wesley non lasciava dubbi: gli occhi scuri erano gonfi e rossi, ancora bagnati.
-Che succede?- le domandò, accomodandosi sul letto accanto a lei e scostandole i capelli dalla fronte.
Singhiozzando, le raccontò la litigata avvenuta poche ore prima, poi le lacrime ricominciarono a fluire.
Hermione sospirò. – Cosa pensi di fare, adesso?- le chiese.
L'altra scosse il capo. – Non lo so, non lo so! Cavolo Hermione, avrebbe potuto dirmi di tutto! Che non dovevo preoccuparmi, che, in un modo o nell'altro, avrebbe potuto funzionare! Tutto!- altre lacrime.
Hermione l'abbracciò. – Vedi, Ginny, io capisco quello che provi e non voglio in nessun modo giustificare le parole di Zab...Blaise... – si corresse.- però prova anche tu a capire quello che prova lui: insomma, prima deve reggere il paragone,(spontaneo), col tuo ultimo vero ragazzo, alias Harry Potter, meglio conosciuto come Il Salvatore del Mondo Magico.
Poi il fatto che a Ron verrà un infarto ed è lui che rischia di restare solo, poiché sa bene che i tuoi amici ti resteranno sempre accanto.
E poi lui ha dovuto sudare per averti accanto, ha paura di perderti, Ginny.- le spiegò.
La piccola Weasley aggrottò un sopracciglio. – Lui? Paura? Dovrebbe capire allora, sapere cosa si prova.-
-Anche tu dovresti capire lui.-
- Ma tu da che parte stai?-
- Dalla tua, sempre. Ma sono anche obbligata, in qualità di amica, a strapazzarti quando sbagli.-
Si sorrisero.
- Va' a parlarci.-
- Non ora, sarebbe peggio-
Qualcuno batté sulla porta. – Ginny? Hermione? Tutto bene?- la voce di Harry arrivò attutita.
- Ma come diamine fanno a salire ogni volta?! – esclamò Hermione, frustrata. -Posso fare qualcosa per te?- aggiunse, rivolta a Ginny.
Lei annuì. – Tenermi lui e Ron lontani, oggi.- rispose, alzandosi. – Ho bisogno di una passeggiata.- continuò, fiondandosi fuori come un bolide.
Hermione rise, seguendola.

Draco affilò lo sguardo: la Brown stava dicendo qualcosa alla Mezzosangue, poi lei corse via.
Strano, da quello che sapeva non erano mai state grandi amiche, per via di quel pezzente di Wesley. Come si poteva litigare per uno così?
Vide Potter fissare gli occhi sulla sagoma della Granger, che si allontanava.
Quel ragazzo lo infastidiva a morte: trattava la Granger come se fosse una sua proprietà.
Guai a chi osava rivolgerle la parola o entrare nel suo campo d'azione.
Che ne era perso di capiva benissimo e Malfoy era sorpreso del fatto che lui e Potter non si fossero ancora scannati per lei.
Lei.
L'unica ignara di tutto.
Come poteva essere così talmente inconsapevole dell'effetto che la sua sola presenza provocava negli altri?
Anche Potter si alzò, correndole dietro, come volevasi dimostrare.
I pugni di Draco si strinsero e imitò Potter, sbattendo il bicchiere sul tavolo.
Svoltò l'angolo, solo per ritrovarsi di fronte un Blaise in condizioni pietose.
-Che è successo?- gli chiese: l'amico aveva il viso livido.
Draco lo trascinò nei dormitori delle Serpi.


Hermione si richiuse la porta della sua camera alle spalle. -Cosa c'è Harry?-
- Come sta?- chiese lui, gli occhi su Ginny che usciva di corsa.
- Così, vuole essere lasciata in pace. – rispose.
Il ragazzo sospirò. – Mi fa male saperla triste.- mormorò.
Per troppi anni quella ragazza aveva sofferto per lui, non voleva che altri facessero lo stesso.
Hermione sorrise. – Lo so e anche lei lo sa. – gli disse.
Gli occhi di Harry si illuminarono, la voce di Hermione era così vicina.
Sollevò lo sguardo, ritrovandosela a pochi centimetri: gli occhi ambrati, le guance rosee e le labbra rosse. Era bellissima.
Il silenzio si protrasse, divenendo imbarazzante.
-Vado a cambiarmi, sento freddo.- biascicò lei, indicando i propri abiti: il jeans chiaro e la felpa rossa, leggermente larga per lei.
Harry rimase in silenzio, mentre la ragazza si allontanava.
I riccioli le ricadevano morbidi lungo la schiena, seguendo la loro scia, gli occhi di lui arrivarono al fondoschiena della Caposcuola.
Fu un attimo e la raggiunse su per le scale. La spinse dentro, chiudendo la porta e poggiandoci la ragazza contro.
Hermione lo guardò stranita, confusa, mentre la fronte di Harry si poggiava alla sua.
Un braccio del ragazzo al lato della sua testa, l'altra mano sul suo fianco.
- Harry, cosa...- si interruppe quando gli occhi verdi si incatenarono ai suoi: gli smeraldi del suo sguardo sembravano vivi, animati di una passione ormai libera.
La mano si mosse ad accarezzarle la schiena, risalendo lentamente e si fermò sul suo seno sinistro, leggera.
Hermione avvampò: qualcosa in quella scena era sbagliato, terribilmente sbagliato.
Lui era il suo migliore amico, suo fratello, non l'aveva mai guardato in nessun altro modo.
Tuttavia, il calore che le pulsava nel ventre le impediva di sottrarsi a quelle carezze.
Le labbra di Harry si spostarono sul suo collo, mentre l'altra mano le scendeva lungo schiena, ad accarezzarle il profilo del fondoschiena e delle gambe. La testa del ragazzo era vuota, completamente: il cuore gli batteva a mille e la stanza vorticava intorno a loro.
Il sangue gli ribolliva nelle vene, mentre, con le dita, tirava giù la cerniera della felpa della ragazza.
Le baciò l'incavo tra le spalle, poi di nuovo il collo. La mano destra si infilò nella felpa, sfiorandole la pelle nuda.
Harry andò in tilt.
Le sue labbra si impossessarono di quelle della ragazza, per la prima volta da quando l'aveva desiderato fino a morire.
La bocca morbida e calda di Hermione si schiuse appena, lasciando libero accesso al ragazzo.
La Caposcuola strinse gli occhi, cercando di mettere a tacere le parti che si stavano litigando la sua attenzione: non voleva baciare Harry, non provava niente per lui che andasse al di là del semplice affetto tra amici, dell'amore fraterno.
L'attrazione fisica, però, era prepotente, innegabile: le mani, le labbra e i respiri del ragazzo sulla pelle erano dolorosamente piacevoli, maledettamente attraenti.
Una mano le sfiorò la pelle della pancia piatta e morbida, mentre la sua lingua giocava avida con quella di lei.
Harry l'attirò verso di se, stringendole le mani sul fondoschiena, se la spinse contro e la ragazza poté avvertire la pelle di lui bruciare sotto i vestiti.
Le labbra di lui abbandonarono la sua bocca e scesero a baciarle il collo, mentre una mano tornava a sfiorarle il seno, trovando un freno nel reggiseno candido.
Le dita di Harry si spostarono sulla spalla sinistra di Hermione e fecero scivolare giù la bretella, poi le baciò il segno leggero che la stoffa le aveva lasciato.
La spinse ancora più contro la porta, tornando a giocare con le sue labbra.
-Ginny, Hermione è lì con te?- la voce di Ron fece spalancare gli occhi ad entrambi.
Hermione si portò una mano alle labbra, terrorizzata: se Ron li avesse trovati insieme, sarebbe stata la fine.
Harry imprecò, staccandosi veloce da lei, mentre la ragazza si tirava su la cerniera e cercava di acconciarsi i capelli alla meglio.
Le emozioni si alternavano contraddittorie e pesanti dentro di lei: umiliazione, per non averlo saputo, voluto, fermare.
Colpa, per Ron, per Daphne.
Vergogna, per quanto facilmente gli aveva concesso di toccarla.
Dolore, perché non sarebbe mai stato niente di più di semplice attrazione fisica.
Tristezza, perché era sbagliato, non poteva illuderlo così.
Il battere sulla sua porta li fece sussultare entrambi.
- Hermione?-
Harry le sorrise, beato, annuendo.
-Si, Ron, entra pure!- esclamò, accomodandosi sul letto, tanto per non stare troppo vicina ad Harry.
La testa rossa di Ron fece il suo ingresso, mentre Harry si posizionava ai piedi del letto della Caposcuola.
L'altro lo imitò, sedendosi accanto ad Hermione.
-Dove sei stato?- gli chiese il Salvatore del Mondo Magico.
Hermione era altrove, la sua mente vagava.
-In giro. Cos'ha Ginny?- chiese alla ragazza, che non lo sentì minimamente.
- Hermione?- la chiamò Harry, sfiorandole il ginocchio.
La Caposcuola sussultò, arrossendo ed entrambi abbassarono lo sguardo, cosa che a Ron non sfuggì.
-Tutto bene, ragazzi?- chiese.
I due annuirono violentemente.
- Ginny si sente poco bene.-
- Vado a vedere cos'ha. – annunciò il portiere di Gryffindor, ma la ragazza gli afferrò il braccio, tirandolo giù.
Ron arrossì per la vicinanza di Hermione, mentre il sopracciglio di Harry si alzava pericolosamente infastidito.
-Lasciala in pace, Ron. – sbuffò lei.
Il ragazzo sbuffò a sua volta però annuì.


-E così la Piattola non ne vuole sapere di parlare con te. – sospirò Malfoy, spegnendo la terza sigaretta nel posacenere della sua stanza.
- Non chiamarla Piattola.- si offese l'altro.
- Cavolo, se la difendi anche dopo che avete litigato stai proprio male.- lo canzonò Draco.
- Tu scherzi.-
Malfoy sbuffò. – Piantala, Blaise: tra due ore, anzi nemmeno, tra un'ora sarete di nuovo rintanati in qualche buco a sbaciucchiarvi- esclamò.
Zabini alzò gli occhi al cielo. – Sta qui il problema, Draco: in qualche buco. Io voglio vivere la nostra storia alla luce del sole.- spiegò.
-Mi preoccupi, amico: sembri una quattordicenne in preda agli ormoni.-
- Bell'amico! Io mi sfogo con te, ti confido i miei problemi e tu mi deridi!-
- Ritratto: sembri una quarant'enne in piena menopausa.-
Blaise sorrise, aspirando dalla sigaretta e Draco lo imitò.
-Grazie.-
- Dovere.-


-Ginny, noi andiamo a cena, ti porto qualcosa tra poco.- le disse Hermione, entrando in camera.
- Non ho fame. –
Hermione si accomodò sul letto. – Devi chiarire con lui, Ginny.-
L'altra si infilò sotto le coperte, dichiarando chiuse la conversazione. La Caposcuola uscì, sbuffando.
- Hermione.- la voce di Harry la fece rabbrividire.
Si voltò e si ritrovò schiacciata contro la porta della camera di Ginny.
-Dov'è Ron?- chiese, imbarazzata.
- Ha dimenticato la bacchetta il camera.- rispose Harry , giocando con un ricciolo della ragazza.
- Harry, io non...-
- Trovata! Scusate ragazzi, andiamo?- Ron arrivò trafelato e sorridente.
Entrambi annuirono. – Ginny non viene nemmeno a cena?- domandò preoccupato il Grifondoro.
-Sta ancora male. – Hermione chiuse l'argomento.
La presenza imponente di Harry le faceva mancare il respiro: nonostante camminassero divisi da Ron, lo sentiva incombere su di lei.
-Ho dimenticato...io...avviatevi, vi raggiungo subito.- disse, voltandosi e incamminandosi verso il lato opposto.
Harry la guardò sospettoso.
-Ma no, ti aspettiamo.- rispose Ron.
- No, davvero, faccio subito.-
I due si allontanarono, ma Harry le rivolse uno sguardo indecifrabile prima si sparire.
Nello svoltare l'angolo, finì direttamente addosso a qualcuno e si sorprese di non essere finita col sedere per terra.
Solo dopo, si rese conto di due braccia forti che la tenevano per la vita.
-Da chi scappi Granger?- la sua voce.
Hermione alzò gli occhi incontrando quelli di ghiaccio del Serpeverde. Mai domanda fu più azzeccata.
-          Malfoy.- un bisbiglio.

Il Nostro Sangue || Dramione Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora