Non sentiva niente

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-E' una bellissima serata, non trova, signorina Granger?- la voce di Silente la fece sussultare: si era rifugiata in giardino, seduta sul vecchio scalino di legno della veranda, mentre la neve le si incastrava nei riccioli scuri. - Posso sedermi con te, Hermione?- aggiunse l'uomo, sorridendole dall'alto. Lei annuì. Il silenzio la fece da padrone per un po', poi, con sorpresa del Preside, fu la ragazza a spezzarlo.
-Lei lo sapeva, allora perché ha chiesto a Malfoy di accompagnarmi a Londra?- fu un sussurro, l'alito della ragazza colorò l'aria.
- Guarda quella stella, Hermione.- le indicò un piccolo punto di luce, più lontano dall'agglomerato di stelle luminose. – Si dice che ogni qual volta un sogno si avvera, una stella si accende in cielo.-
Hermione lo guardò, confusa. – Non capisco cosa c'entri con...-
Lui le sorrise, tornando a guardarla.- Sei una ragazza intelligente, la Strega più brillante che Hogwarts abbia mai visto, Signorina Granger. – non era la solita frase fatta che le ripetevano gli altri, non detta da lui.
-Vede, alla base di ogni leggenda, c'è sempre un pizzico di verità. Tuttavia, quando un racconto viene tramandato di generazione in generazione, c'è la possibilità che la verità venga alterata, cambiata.
Non so dirti, Hermione, se Christopher  morì davvero per via del Sangue di Amanda, ma sarebbe sciocco precludersi una bella e profonda...amicizia, con il Signor Malfoy, per una notizia priva di certezze, non trovi?-
La Caposcuola scosse il capo. – Ma, se c'è anche una sola possibilità che le cose fossero andate davvero come Sophié ci ha raccontato, lui, Daniel, sarebbero in pericolo con me e non posso permetterlo.- rispose, stringendosi la sciarpa chiara al collo.
-Lascia che sia il Signor Malfoy, a decidere quali rischi correre.-
- Hermione, tutto bene?- la voce di Daphne fece voltare i due interlocutori.
- Sto bene.-
La Serpeverde annuì, rientrando.
Silente le posò una mano sulla spalla e si alzò. – Venga dentro, Signorina Granger.-
La ragazza annuì. – Tra un minuto.-


Ron si allontanò da Luna, avvicinandosi ad Harry.
- Com'è andata?-
Il Salvatore del Mondo Magico si portò una mano alla fronte, sospirando. – Le ho detto quello che dovevo dirle, ora sta tutto a lei.- rispose.
-Come avrà preso questa storia del Sangue?-
- Non lo so, Ron. Vorrei poter dire di essere felice di questa svolta, perché questo allontanerà Malfoy da lei, ma quello sguardo triste nei suoi occhi, mi fa male.- . Ron gli posò una mano sulla spalla. – Io voglio solo vederla felice, Ron. – mormorò ancora il bruno Grifondoro.
Ron si alzò, tirandolo su con se. – Andiamo, muoviti.- gli disse.
-Dove?-
- Da lei. Ha bisogno di noi, adesso.-
A nessuno dei due sfuggì lo sguardo vitreo di Malfoy, ancora seduto accanto a fuoco con il piccolo tra le braccia.


-Daphne, cosa ne pensi?- la voce di Ginny la distolse dalle sue riflessioni e la Serpeverde fece spazio e lei e a Luna, che le si accomodarono accanto.
- Che è solo una stupidaggine, ecco cosa penso!- esclamò.
- Povera Hermione, forse dovremmo andare da lei.- mormorò Luna, ma Ginny le indicò i due ragazzi che si erano incamminati verso la porta.
- Ha bisogno di loro, adesso.- le sorrise la Grifondoro – Anche Harry è un mezzosangue, in fondo, quindi solo lui può capire quello che lei sta provando.-
Daphne annuì, rivolgendo un'occhiata all'indirizzo di Malfoy: se ne stava seduto immobile, quasi assente. Cosa gli passava per la testa?
Blaise gli si avvicinò.
- Draco, non stare a sentire queste stronzate.- si accomodò accanto all'amico, allungando le mani per prendere Daniel.
- Blaise, è peggio di quanto pensassi: ci sono troppi casini, troppe Profezie e incantesimi e Maledizioni tutte insieme, legate a me, legate a lei.- il ragazzo batté un pugno sulla parete lì accanto.
- Non puoi abbandonarla adesso, Draco, non ora che vi siete avvicinati, non ora che finalmente hai deciso di ammettere quello che provi per lei.-
Gli occhi di ghiaccio del Purosangue biondo si infuocarono. – Maledizione, Blaise! Credo che per me sia facile? Credi che io desideri lasciarla nelle mani di Wesley o, peggio, in quelle di Potter? Non posso starle vicino, non posso amarla, lei sarà la mia morte!- sbottò, facendo voltare un paio di ragazze. Zabini attese paziente che il tremito dovuto alla rabbia si attenuasse nell'amico, poi continuò.
-Non puoi credere a.,.-
- Se anche io non credessi a...a questa storiella che ha raccontato quella donna, Sophié, non posso ignorare quello che so, lo capisci?-
Blaise tacque: non poteva comprendere quello che attanagliava il cuore di Draco.
Rischiare la vita, stando accanto ad una ragazza, che secondo una Profezia era destinata ad...
No, non poteva permettersi di giudicare i ripensamenti dell'amico, assolutamente.
Lui aveva Ginevra, la sua bellissima e dolcissima Ginny. Dal Sangue Puro.
Si diede mentalmente dell'idiota:  lui l'avrebbe amata, Sangue Puro o meno.
L'avrebbe voluta, l'avrebbe sposata, l'avrebbe adorata!
Non si sarebbe lasciato influenzare da una Profezia, sarebbe morto per lei, in qualsiasi momento. Ma lui non era Draco.
Draco Malfoy: cresciuto in una famiglia in cui la purezza del Sangue contava più della vita stessa.
Sospirò, abbassando gli occhi sul piccolo tra le sue braccia, che si agitava scontento.
- Mione?- farfugliò.


-Hermione. – la voce di Ron la fece sussultare, poi un braccio caldo le avvolse le spalle e si ritrovò il ragazzo seduto accanto a lei.
- Posso?- un'altra voce si aggiunse e lei alzò gli occhi su Harry, che attendeva un suo cenno per imitare Ron.
- Certo.- rispose, alla fine di un lunghissimo e interminabile secondo di silenzio. – Certo.-
Anche Harry prese posto accanto a lei, e le sue braccia sostituirono quelle di Ron.
-Non crederai davvero a quelle cavolate, vero?- era staro il più piccolo dei maschi Wesley a parlare.
- Non posso ignorare nulla, Ronald.-
- Non potresti fare del male a nessuno, Hermione, nemmeno se tu lo volessi. – le parole di Harry le arrivarono come un soffio all'orecchio.
Si voltò verso di lui, sorridendogli appena.
-Miseriaccia, Hermione, sei la ragazza più incredibile, più...più...- come al solito, la capacità dialogica di Ron si dimostrò quasi nulla.
Una risata cristallina fece voltare entrambi i ragazzi di scatto: era lei, lei che stava sciogliendo i loro cuori in un battito di ciglia.
-Perché adesso ride?- chiese attonito "The King" all'amico, che alzò le spalle, sorridendo.
- Grazie, a tutti e due!- esclamò lei, abbracciandoli.


Un rumore di porta che si apriva e chiudeva, attirò l'attenzione di tutti: Hermione, scortata dalle sue guardie del corpo, che per di più la tenevano stretta in un abbraccio, entrarono in salotto.
Gli occhi della ragazza saettarono immediatamente sul Serpeverde biondo, in contemporanea a quelli azzurri di lui.
Il silenzio divenne tagliente: Harry liberò la mano di Hermione dalla sua e lei si volse a guardarlo.
-Cosa c'è?- gli chiese, stupita: in genere approfittava di ogni occasione per marcare il territorio con Draco.
- Ti voglio onestamente, Hermione: non userò giochetti, non approfitterò dei momenti di debolezza. Ti voglio onestamente.- ripeté.
Una lacrima solcò il viso della Grifondoro, che si affrettò ad asciugarla.
Un altro rumore spezzò il silenzio: Malfoy si era alzato in piedi, seguito da un agitato Zabini.
Anche Daphne, Luna e Ginny li imitarono, formando quasi un cerchio intorno ai due ragazzi.
Hermione si mosse di poco, tendendo le mani per fare una carezza al piccolo, che si dimenava furioso tra le braccia della Serpe mora.
Draco avanzò, lentamente, con gli occhi fissi nei suoi.
La Caposcuola vi poté leggere dentro tutto quello che gli stava passando per la testa.
Compreso quella tacita richiesta.
"Stammi lontano".
Il tempo quasi si fermò, quando furono spalla contro spalla: un ultimo sguardo, forse un addio, poi lui passò oltre.
Hermione rimase paralizzata, così come il resto dei presenti. Pochi secondi dopo, gli altri ripresero a respirare. Tutti, meno che lei: era finito, era tutto finito. Quelle sensazioni violente di quando lui le era vicino, quella incompatibilità dei caratteri, quei teneri e divertenti battibecchi, che mille volte sarebbero sfociati in furiose litigate. La sensazione di inadeguatezza e perfezione che l'attanagliava quando lui le era accanto.
Quel fremito sotto il suo tocco. Lui le aveva detto addio, con un semplice sguardo.
Il viso di Ginny fu il primo che vide, affiancato da quello di Daphne, quello di Luna.
-Stasera dormiamo tutte con te. – le sussurrò dolcemente la Corvonero.
Ma Hermione non sentiva niente.


Draco passò oltre: il suo profumo di vaniglia, quel profumo che l'accompagnava ad ogni passo.
L'aveva abbandonata: era stato un vigliacco, un codardo, proprio come suo padre.
Non l'avrebbe più guardata sorridere, ad un palmo dal suo viso, non avrebbe più avvertito quel brivido lungo la schiena e sul cuore, quando il suo respiro dolce gli invadeva i sensi.
Potter l'avrebbe resa felice, ne era certo: si vedeva lontano un miglio che era innamorato perdutamente di lei.
Lo odiava, lo invidiava: Draco Malfoy invidiava qualcuno.
Invidiava il fatto che lui potesse starle accanto, senza che questo compromettesse la sua vita, o quella di lei.
Odiava il fatto che sarebbe stato lui a vedere i suoi occhi schiudersi al mattino, ancora nuda e calda di amore.
Odiava il fatto che sarebbe stato lui a sorreggerla, nei momenti di dolore.
Un senso di vuoto gli annebbiò la vista e gli stritolò le viscere.
- Draco, va tutto bene?- la voce incrinata di Nott, che gli aveva posato una mano sulla spalla.
Ma Draco non sentiva niente.

Il Nostro Sangue || Dramione Where stories live. Discover now